Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 23:51
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

l’evento

Doris Lo Moro al “Serreinfestival”: «Avere fiducia nella giustizia e avere sfiducia nei magistrati sono cose che possono convivere»

Al centro il tema della trasformazione del dolore in impegno civico, partendo proprio dall’uccisione del padre e del fratello di Lo Moro

Pubblicato il: 03/08/2025 – 9:15
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Doris Lo Moro al “Serreinfestival”: «Avere fiducia nella giustizia e avere sfiducia nei magistrati sono cose che possono convivere»

È stata una manifestazione partecipata e che ha suscitato il sincero interesse del pubblico la presentazione, San Nicola da Crissa, del libro di Doris Lo Moro “Forte come il dolore – Un caso di giustizia negata”, evento inaugurale della IX° edizione del “Serreinfestival”.
L’iniziativa è stata moderata dalla coordinatrice del festival Maria Rosaria Franzè che ha introdotto il tema della trasformazione del dolore in impegno civico partendo proprio dall’uccisione del padre e del fratello di Lo Moro, poi divenuta magistrata e politica. Una vicenda che, per come ha spiegato il sindaco Giuseppe Condello, sconvolse la comunità nell’imminenza dei fatti. Il primo cittadino ha ricordato che il padre di Lo Moro era dirigente scolastico aggiungendo che il paese di cui è alla guida “rifugge da determinate logiche anche grazie alle grandi capacità degli insegnanti”.

L’evento

L’imprenditrice Filomena Greco, che ha vissuto una vicenda in parte analoga, ha riflettuto su “quanto male possa fare il non dare giustizia a un crimine” segnalando che “questo fatti possono accadere ad ognuno di noi” e che “gli impuniti si sentono ancora più forti”. L’ex sindaco di Cariati ha inoltre rilevato che “il male peggiore è fatto da chi vede e si gira dall’altra parte” ed ha espresso un monito: “occorre essere dalla parte del cambiamento, non affidarsi agli altri”.
Analisi lucida quella del presidente del progetto “Gutenberg” Armando Vitale che ha notato la “doppia valenza del libro” nel quale “c’è il privato e c’è il pubblico” e ha fotografato “un percorso emblematico della possibilità di continuare a stare in questa terra con dignità” condannando con forza “l’amoralità di chi delinque”.
Emozione vivida negli occhi e nel cuore di Doris Lo Moro che ha preliminarmente osservato che “in una famiglia, in una comunità quello che succede contagia e condiziona tutti” per poi esplicitare il senso del suo testo: “garantirsi che il rispetto di questa storia rimanga indelebile anche quando non ci saremo”. I sentimenti provati con intensità non le hanno impedito di proferire parole nette: “in Calabria non c’è giustizia. Avere fiducia nella giustizia e avere sfiducia nei magistrati sono cose che possono convivere”. Lo Moro ha osservato che “non tutti possono raccontare una storia in cui non c’è giustizia” e che “troppe persone pensano che quando qualcuno viene ucciso ci deve essere una ragione”. Infine una constatazione: “la giustizia sociale è partire dagli ultimi”.
Le conclusioni sono state affidate al presidente dell’associazione “Condivisioni” Bruno Censore che nell’accoglienza all’ospite di prestigio ha colto “un motivo d’orgoglio e onore” e che ha sostenuto che “è giusto raccontare una storia che ha dato motivazioni e che appartiene a tutta la Calabria”.

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

x

x