La guerra che verrà. Le delizie delle steppe russe d’inverno
Mi domando perché l’Occidente corra così avventatamente incontro a qualcosa che cambierà le nostre vite

Sì, lo so che siete in vacanza, state finalmente assaporando il divertimento e la spensieratezza. Ma non posso fare a meno di parteciparvi il timore che mentre noi proviamo a distrarci dai problemi, dalle ansie e dalle ossessioni, chi ci governa sta preparando una guerra che sconvolgerà il mondo. La conquista della Russia è l’obiettivo. E c’è una gran fretta di prendercela, la Russia: con la sua vastità (17.000.000 di kq); con le sue immense risorse naturali. Se non proprio attaccarla con i carrarmati (cosa ormai desueta), quantomeno si tenterà di farla implodere da sé stessa e, soprattutto, bisognerà togliere di mezzo Putin. Per poi annettere anche la Russia all’omologazione culturale ed economica dell’Occidente, al ruolo egemone dei petrodollari, all’ingordigia dei tre massimi fondi di investimento americani, al sistema delle “democrature” (dittature travestite da democrazie), come le definirono Edoardo Galeano e Predrag Matvejević, ai nostri stili di vita, ai nostri valori superiori. Perché all’orizzonte c’è un altro obiettivo ben più ambizioso ed ostico: la Cina, l’ultima roccaforte del comunismo, il più grande mercato mondiale di consumatori postmoderni, urbanizzati, tecnologici e irregimentati: 1.400.000.000 di individui che hanno imparato ad amare la loro schiavitù, come direbbe Aldous Uxley, perché lo Stato offre loro, in cambio della libertà, sicurezza ed uguaglianza (intesa come uguali opportunità).
Quando scoppierà ufficialmente la guerra con la Russia nessuno può dirlo. Anche se, a ben vedere, la guerra è già in atto, in forme non convenzionali, almeno dal 2014, dai fatti di Piazza Maidan, dal tentativo di portare l’Ucraina fuori dall’orbita russa. Sono gli ultimi accadimenti a farmi temere il peggio: il riarmo europeo, la coalizione dei volenterosi, l’atteggiamento di Francia, Inghilterra e Germania (a parte quello dei paesi baltici e della Polonia), la mole di sanzioni applicate dell’UE alla Russia, l’attacco violentissimo all’IRAN, le dichiarazioni avventate di Mattarella, il ritorno di fiamma tra USA e UE, le smargiassate di Trump, i sottomarini americani che si avvicinano alla Russia. Se la mia ipotesi ha un qualche fondamento, mi domando perché l’Occidente corra così avventatamente incontro a qualcosa che cambierà le nostre vite e quelle delle generazioni future per sempre. Ecco la risposta. Già nel 2014 una parte degli analisti USA e UE era convinta che la Russia avesse un esercito mal messo, un’economia fragile, una scarsa coesione sociale, un territorio troppo vasto e frammentato, un leader ormai bollito, degli oligarchi che avrebbero fatto di tutto pur di non perdere le loro immense ricchezze realizzate con la complicità dei loro omologhi occidentali. Cambiare il regime in Ucraina, mettere lì un governo fantoccio, massacrare i russofoni del Dombass, obliterare gli accordi di Minsk erano le mosse necessarie per attirare la Russia in una palude. E così accadde all’inizio: l’esercito russo avanzava a fatica respinto da quello ucraino tenuto in piedi dalle armi e dai soldi dell’Occidente (ecco perché USA e UE sono in guerra sin da allora). Pareva che le sanzioni occidentali avrebbero fatto fallire la Russia nel giro di pochi mesi.
Ma la Storia, a volte, non va nella direzione che i professori di Oxford o di Harvard immaginano dall’alto delle loro certezze accademiche. La Russia ha reagito, tenuto, fatto crescere il suo PIL, stretto nuove alleanze, trascinato nel pantano i suoi nemici. Particolare non trascurabile: la mancata spallata alla Russia è costata all’Ucraina enormi distruzioni e centinaia di migliaia di morti, all’Europa una potente crisi economica, agli USA, col ritorno di Trump, un cambio di “regime” che rasenta l’autocrazia. Mi chiedo, poi, perché le testate nucleari russe non abbiano più quella deterrenza che avevano un tempo. Questa è la risposta che mi sono dato: USA e NATO credono che la Russia non impiegherebbe mai quelle armi. Innanzitutto, prima che le venga la voglia di usarle, Putin potrebbe morire o essere deposto. In secondo luogo la speranza che la Russia si frantumi resta viva. E, cosa non secondaria, l’unico paese al mondo ad aver usato armi atomiche in passato non è la Russia ma l’America, allorché il 6 ed il 9 agosto del 1945, senza che ve ne fosse alcuna necessità militare, sganciò su Hiroshima e Nagasaki ordigni nucleari che fecero 200.000 morti diretti, e produssero distruzioni e sofferenze inenarrabili ai giapponesi. Mi chiedo anche perché tanta fretta a chiudere la partita con la Russia. La risposta plausibile è che gli USA sono alla canna del gas, per via di quel loro debito pubblico stratosferico e insostenibile: lo ha spiegato, in un barlume di sincerità, il filo-atlantico Federico Fubini nella trasmissione di Corrado Augias. La cosa sarebbe all’origine anche dei famosi dazi con i quali Trump ricatta il mondo per trovare acquirenti del debito USA (sempre Fubini). Per tutti questi motivi credo che l’inizio dell’ennesima (visto che ci provarono altri nella storia) “campagna di Russia” sia ormai nelle cose. Auguriamoci di non dover fare come Napoleone ed Hitler. Ai nostri giovani la neve e il freddo piacciono solo nelle settimane bianche sulle piste da sci delle Alpi. Non credo che i futuri soldati europei siano disposti a scoprire le delizie delle steppe russe d’inverno.
*Avvocato e scrittore
Credit foto Amnesty International