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Inchiesta alla Cittadella, «l’indiscusso rilievo istituzionale» di Daffinà e i niet di Occhiuto

La ricostruzione della Gdf del profilo del subcommissario alla depurazione indagato nell’indagine della procura di Catanzaro

Pubblicato il: 06/08/2025 – 7:02
di Fabio Benincasa
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Inchiesta alla Cittadella, «l’indiscusso rilievo istituzionale» di Daffinà e i niet di Occhiuto

CATANZARO Dal suo ufficio al settimo piano della Cittadella Regionale, Tonino Daffinà, nominato nel 2023 sub-commissario nell’ambito della struttura del Commissario Straordinario unico per la depurazione e il riuso delle acque reflue, si muove spesso per incontri e telefonate. Su e giù per la Cittadella regionale, tentando di occuparsi anche di questioni che esulano dal suo ruolo. L’attività frenetica dell’indagato nell’inchiesta della procura di Catanzaro è sintetizzata dagli uomini della guardia di Finanza impegnati ad analizzare documenti e intercettazioni. La figura di Daffinà è ritenuta da chi indaga di «indiscusso rilievo istituzionale».
Amministratore di due società La Fenice Srl e l’Administration & Consulting Srl (entrambe forniscono servizi di elaborazione elettronica di dati contabili), Daffinà avrebbe incrementato – sostiene l’accusa – «i fatturati» delle aziende garantito dai «rapporti professionali e commerciali avviati con alcune imprese calabresi impegnate nel settore sanitario».

I presunti interessi nella sanità

Il sub commissario – intercettato – viene contattato da un imprenditore impegnato nel settore sanitario reggino per ricevere «una serie di informazioni in relazione alla sussistenza di non meglio specificati “requisiti”, verosimilmente necessari per la partecipazione a bandi pubblici». L’imprenditore confesserà al suo interlocutore di essere «al collasso» dopo aver costruito, nel comprensorio territoriale di Reggio Calabria «il grande centro medico specializzato nell’emodialisi, provvisto di 20 posti di degenza» e «in fase di accreditamento». Le interlocuzioni di Daffinà proseguiranno per giorni segnate dalle costanti richieste dell’imprenditore evidentemente interessato a comprendere lo sviluppo dell’iter legato a garantire «la maggiore necessità» verosimilmente riferita ai posti di dialisi per il territorio reggino. Nella vicenda spunta anche il nome di Tommaso Calabrò, direttore generale del Dipartimento regionale Tutela della Salute (indagato in un altro filone di inchiesta). Calabrò avrebbe rassicurato Daffinà sulla riproposizione del «DCA con la nuova formulazione dei nuovi 21 posti letto nelle more della definizione del piano regionale sui fabbisogni (motivandolo con la manifestata esigenza prospettata dall’Asp di
competenza)». In buona sostanza, sempre secondo l’accusa, mostrandosi propenso a predisporre l’atto amministrativo di «loro interesse».
Della vicenda viene reso edotto anche il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto.
Nel corso di un incontro, è la consulente Licia Petropulacos – manager di collaudata e riconosciuta esperienza nel settore della sanitànominata dal presidente (dimissionario) «consulente esperta in materia di organizzazione di sistemi sanitari complessi» – a riferire della predisposizione «verosimilmente dal dirigente Calabrò» di una delibera che «prevedeva la riduzione dei posti di dialisi esistenti in seno al Gom di Reggio Calabria». Un atto non condiviso dal Commissario della struttura sanitaria, la dottoressa Tiziana Frittelli, modificato «con la previsione dell’istituzione di ulteriori 21 posti di dialisi nel comprensorio territoriale reggino sul quale insisteva una struttura privata non accreditata». Per chi indaga, si tratterebbe della società che fa a capo all’imprenditore intercettato nelle conversazioni con Daffinà. L’adozione della delibera, viene rappresentato al governatore, «avrebbe dato la possibilità al Commissario dell’Asp di Reggio Calabria, Lucia Di Furia, di stipulare «una specifica convenzione con la struttura privata che avrebbe potuto, quindi, erogare servizi di dialisi in regime di convenzione con il S.S.R. pur non essendo formalmente accreditata». La consulente al termine del racconto parlerà di una questione in grado di generare qualche «imbarazzo». Il presidente Roberto Occhiuto – annota la Gdf – risponde ammettendo di «non essere a conoscenza della vicenda» e sottolinea «di guardare prima al servizio».
Alla luce di quanto ricostruito, per chi indaga, «i pagamenti alle imprese» riconducibili a Daffinà effettuati dall’imprenditore reggino impegnato nel settore della sanità privata non sarebbero legati a compensi per «un’attività professionale», ma per «un’intermediazione prestata dal professionista». A tal proposito. giova sottolineare, come sulla vicenda pesi il diniego da parte dell’Asp di Reggio Calabria nei confronti della richiesta di accreditamento avanzata dalla struttura sanitaria privata. La stessa ha presentato ricorso al Tar avverso la decisione della azienda sanitaria provinciale reggina. Il Tribunale amministrativo ha accolto la tesi del ricorso specificando che il provvedimento di diniego fosse caratterizzato da un «grave deficit istruttorio e motivazionale». I giudici hanno rimandato all’Asp per una nuova decisione, ancora attesa.

L’incarico ad Arpacal e il niet di Occhiuto

Le intercettazioni consentono agli investigatori di captare anche altre discussioni nell’ufficio del governatore della Calabria Roberto Occhiuto. Si parla di Daffinà e dell’incarico di direttore scientifico dell’Arpacal che lo stesso subcommissario aveva pensato di “affidare” ad un dirigente regionale «preposto al Dipartimento Ambiente». Sul punto è netta e lapidaria la posizione espressa dal governatore, che al suo interlocutore (un assessore regionale, ndr) ribadirà la totale estraneità di Daffinà rispetto a questo tipo di procedure non afferenti al suo ruolo.

La nomina di Alfonsino Grillo

Dall’annotazione degli uomini della Gdf emerge inoltre (ne abbiamo parlato qui) l’interesse mostrato da Tonino Daffinà nel garantire ad Alfonsino Grillo (indagato) una «ulteriore proroga nell’incarico» alla guida del Parco regionale delle Serre ottenendo in cambio – questa l’accusa – «l’assunzione di una persona di fiducia nel medesimo ente». La riconferma arriverà per altri sei mesi, ma come si evince dalla ricostruzione della Guardia di Finanza, il governatore Occhiuto si ritroverà a discutere della questione con altri interlocutori (compresi alcuni assessori) ribadendo di non aver contatti con Grillo, di «non rispondere» alle telefonate ricevute. I dubbi sulla nomina dell’attuale commissario erano legati anche ad una vicenda giudiziaria (Rimborsopoli, ndr) poi conclusasi con l’assoluzione dello stesso indagato a fronte di una richiesta di condanna avanzata dal pm. (f.benincasa@corrierecal.it)

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