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Da Bologna a Palermo, passando per Piscopio: il viaggio della droga tra «basi logistiche e corrieri»

Anche «custodi e ausiliari» a disposizione: la Cassazione conferma «l’organizzazione articolata» del gruppo dedito al narcotraffico legato ai Piscopisani

Pubblicato il: 07/08/2025 – 18:57
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Da Bologna a Palermo, passando per Piscopio: il viaggio della droga tra «basi logistiche e corrieri»

VIBO VALENTIA Un’entità «autonoma» rispetto al clan dei Piscopisani, fortemente articolata tale da estendersi in tutta Italia, da Palermo a Bologna. Ma il cui fulcro centrale risiedeva sempre nella piccola frazione vibonese. La Cassazione, nello scrivere le motivazioni del processo Rimpiazzo contro il clan di Piscopio, non solo ne riconosce e certifica l’esistenza, ma si concentra anche sull’«articolata organizzazione» del gruppo dedito al traffico e allo spaccio di droga, confermando le principali condanne inflitte dai giudici d’appello. Tra questi Rosario Battaglia, ritenuto tra i promotori dell’associazione e già al vertice dei Piscopisani e condannato a 28 anni, mentre tra i «sodali» dediti allo spaccio l’accusa includeva anche Nazzareno Galati, condannato definitivamente a 13 anni e 8 mesi, stessa pena ottenuta da Benito La Bella, per il quale la Cassazione ha disposto annullamento con rinvio per un solo capo.

L’organizzazione collaudata del gruppo

Per i giudici l’autonomia del gruppo è dovuta sia alla «propagazione in altri territori» sia per l’adesione di soggetti diversi e non per forza legati al clan dei Piscopisani. La sentenza certifica l’esistenza di un’organizzazione ben collaudata, che prevedeva «la gestione di più piazze di spaccio», i trasporti dello stupefacente, soprattutto cocaina e hashish, «tramite lo stabile apporto di corrieri e custodi delle sostanze», questi ultimi anche slegati dal clan di Piscopio. Il gruppo, per i giudici, era dotato di vere e proprie «basi logistiche» con tanto di «sottogruppi» (uno bolognese, uno vibonese, uno siciliano) che avrebbero collaborato per «la custodia e il trasporto della sostanza stupefacente».

Corrieri da Bologna a Palermo, passando per Vibo

Per la Cassazione regge la sentenza d’appello, rigettando i ricorsi di che reputava carenti le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Raffaele Moscato, che aveva descritto le modalità di spaccio e traffico di droga del gruppo. Per gli ermellini però alle versioni del pentito si aggiungono anche le intercettazioni, gli appunti della polizia giudiziaria e «l’accertamento di plurimi reati fine». Tre le città coinvolte nel traffico di stupefacenti, legate da un filo che da Bologna arriva a Palermo, passando per Vibo. La droga viaggiava «da e per la Calabria» grazie a una fitta rete di «custodi e corrieri». Per questo, scrivono i giudici, si tratta di «un’organizzazione articolata, con ripartizione di ruoli, che agiva attraverso gli organizzatori, a monte, preposti a individuare canali di approvvigionamento e di smercio all’ingrosso». In seguito, sempre gli organizzatori elargivano in base al lavoro svolto la ricompensa. Tanto che i vertici dell’associazione, secondo il pentito Moscato, tenevano «un libro di tutte le entrate e di tutte le uscite». (ma.ru.)

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