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il ricordo

Quel francescano “spregiudicato” che cambiò il mio sguardo

Abbiamo trovato la sintonia dopo una discussione vivace sul rispetto delle regole e delle norme che regolamentano procedure regionali. Così il mio primo incontro con Padre Fedele. Eravamo io, nell’es…

Pubblicato il: 13/08/2025 – 17:19
di Vincenzo Caserta
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Quel francescano “spregiudicato” che cambiò il mio sguardo

Abbiamo trovato la sintonia dopo una discussione vivace sul rispetto delle regole e delle norme che regolamentano procedure regionali.
Così il mio primo incontro con Padre Fedele.
Eravamo io, nell’esercizio delle funzioni di dipendente  regionale, lui dalla parte  degli ultimi che rappresentava con grande forza e coraggio con chiunque.
Mi si presentava oltretutto un rappresentante della chiesa un francescano ma un francescano che io, catalogo tra i “folli di Dio”. Quelli operativi, che si danno da fare e non potendo attendere le lunghe tempistiche che la pubblica amministrazione impiega per arrivare a sostenere progetti, viveva la sua missione a cercare contributi volontari e beneficenza utilizzandoli poi, per accogliere e sostenere gli ultimi, le persone disagiate, poveri, donne in difficoltà ,disadattati e minori.
Sì, era veramente spregiudicato nel porre i problemi tanto da camminare con in tasca le cambiali che esibiva nel momento in cui  gli si chiedeva dei suoi progetti per l’Oasi Francescana di Cosenza.
Poco tempo dopo e con una conoscenza più approfondita, corredata da confronti dettagliati con questo frate, ho avuto il piacere di riconoscere in lui tutte le qualità a tutti note,  individuando   in lui anche qualche qualità profetica.
Mi preme  sottolineare, come Padre Fedele sia stato colui che, attraverso le sue opere, abbia contribuito fortemente all’attivazione di servizi sociali di qualità del territorio.
In essi, ancora oggi si ritrova, sia la valorizzazione della dignità degli ospiti delle strutture recettive sia, lo spunto dato alle politiche sociali regionali proteso ad evidenziare e far emergere le potenzialità  della persona in difficoltà (Piano sociale 2009).
Questo è il contributo sintetico da trarre da tutta la sua opera, vissuta sempre con tribolazione e con il suo unico  interesse a  difendere e considerare centrale nel suo percorso di impegno sociale, gli ultimi e i diseredati che soventemente lui ospitava anche nei suoi alloggi.
Tale modalità di fare sociale si estendeva altresì a categorie tra le più impensabili, dai giovani tifosi del Cosenza, alle prostitute, ai disadattati, al rapporto con le Repubbliche più in crisi del continente africano ove diventava operatore socio sanitario dando contributi professionali diretti ai numerosi bisognosi con i quali si rapportava.
Questo per lui era fare Sociale e fare Chiesa.
Credo che con la sua dipartita, si sia persa una figura apicale  a difesa degli ultimi.  Un uomo, un frate che si alza le maniche per aiutare e dare sostegno a chi ne ha bisogno.
Il patrimonio che ci lascia deve considerarsi come un segnale di attenzione e di luce continua che non può scomparire, anzi deve rimanere un esempio continuo nel nostro agire quotidiano.
Io perdo un amico che dal suo operato ha imparato tanto.

* già Dirigente Regione Calabria

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