Tragedia Raganello, parla Tocci: «Questi 7 anni mi hanno distrutto ma non sono un assassino»
«Io lasciato solo». Il sindaco di Civita ricorda le 10 vittime e rinnova l’appello a riaprire le Gole, «una bellezza sotto sequestro»

COSENZA «Oggi è il giorno del ricordo e del dolore, dobbiamo avere rispetto per chi non c’è più ma chiaramente la nostra comunità ha avuto un grande contraccolpo dal punto di vista economico. Questi sette anni mi hanno distrutto la vita, non li potrò mai dimenticare ma io non sono un assassino». Alessandro Tocci, sindaco di Civita, ricorda i momenti della tragedia nelle Gole del Raganello con la bomba d’acqua che costò la vita a dieci escursionisti. Ma non smette di interrogarsi, mentre la giustizia deve fare ancora il suo corso e il sito resta chiuso («forse l’unico bene demaniale d’Europa sotto sequestro»), sul perché non si parli di evento eccezionale: un passaggio che avrebbe permesso la riapertura dopo pochi giorni sull’esempio di quanto accaduto tre anni fa sulla Marmolada.
L’esigenza di mettere in sicurezza quei luoghi
Grazie a un finanziamento del dipartimento turismo della Regione Calabria (circa un milione e mezzo) il Comune di Civita ha messo in sicurezza tutto l’esterno delle Gole con dei pluviometri, dei radar e una videosorveglianza che permettono di monitorare, minuto per minuto, ciò che accade anche dentro le Gole in relazione agli effetti climatici e alle loro variazioni. «Questo sistema riesce a prevedere e a dare l’allerta. È chiaro – dice al Corriere della Calabria il sindaco Alessandro Tocci – che la nostra speranza è di riaprire le Gole, un bene demaniale per cui né il Comune di Civita né gli altri Comuni coinvolti (San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria, ndr) sono competenti in materia».
Una bellezza sotto sequestro e l’esempio della Marmolada
«Da 7 anni un bene demaniale, forse l’unico bene in Europa, ancora è sotto sequestro. Civita – osserva Tocci – continua ad avere presenze grazie alla sua enogastronomia e mantiene un buon livello di turismo ricettivo da tutta Italia e oltre, ma chiaramente abbiamo preso una grande fetta di mercato che riguarda le escursioni nelle Gole: non si può quantificare ma di certo, prima del 2018 tantissima gente sceglieva il Raganello che oggi è un bene precluso, non potrei calcolare se abbiamo perso il 15, il 20 e il 30%, sicuramente Civita è un paese che in ogni caso “tira” lo stesso per altri aspetti però se quella bellezza chiusa e sequestrata sarebbe un valore aggiunto». Il sindaco fa qualche esempio: la Marmolada, che dopo la valanga del luglio 2022 è stata riaperta in 10 giorni dopo che è stata nominata una commissione, o il Monte Bianco che non è stato mai chiuso nonostante le tante tragedie lì registrate negli anni — l’ultima due giorni fa. «Per la Marmolada un procuratore ha deciso di nominare subito dei tecnici e di stabilire che si trattava di un evento eccezionale, il che interrompe il nesso causale. Ciò che oggi potrebbe farci stare non dico tranquilli ma almeno sereni nel dire: che c’entravamo noi?».
«Troppe anomalie, ma io non sono un assassino»
Consapevole che c’è un processo in corso che lo riguarda e dunque con le precauzioni del caso, Tocci si chiede poi se basta chiudere l’ingresso del ponte a Civita se poi «ci sono come minimo 15 o 20 ingressi che tra Civita, Cerchiara e San Lorenzo: a che serve bloccare il ponte se poi uno entra da un’altra strada? Chi può vietare a qualcuno di camminare nel guado del fiume? Io credo ci siano un po’ troppe anomalie e aspetto l’esito del processo per vedere come inciderà anche sul giudizio su di me: il sindaco di Civita è il peggior sindaco del mondo? Mi sta bene ma non sono certamente un assassino e soprattutto sono a posto con la mia coscienza… Questi sette anni mi hanno distrutto la vita, non li potrò mai dimenticare ma ora devo essere molto sereno oltre che fermo e convinto nel dire che mi auguro che le Gole vengano riaperte. Oppure – incalza Tocci – ci dicano se sono interdette per sempre»
Il racconto di quei momenti: «Tragedia, non strage»
Mancata allerta? «Io l’allerta gialla l’ho avuta e dovevo soltanto prevenire: quel giorno nel mio paese, proprio come oggi, c’era il sole. Avrei dovuto bloccare tutto manco fossi un apostolo? Il problema è stato a monte, è partito tutto da un altro Comune».
«Un procuratore ha deciso di parlare di strage, io parlo di tragedia e semmai faccio il discorso inverso: chi è che doveva segnalare che stava arrivando una bomba d’acqua partendo da un puntino rosso? Oggi è il 20 agosto e preferisco dire solo che continuo ad avere qualche dubbio. Io quel giorno ero al lavoro: il gip Politano ha detto chiaramente che bisognava indagare soltanto per omicidio colposo, non per la strage».
«Sono stato lasciato solo ma ritroverò il sorriso»
La chiusura di questo colloquio con il sindaco di Civita è sospesa tra amarezza e speranza. «Mi auguro che un giorno si possa non dico festeggiare per la riapertura della Gole del Raganello ma ritrovare tutti un po’ di quel sorriso che ho perso. Non nascondo di aver perso la serenità, pensando a chi da quel giorno non c’è più… Mi hanno massacrato da tutti i punti di vista, anche nel silenzio: a parte la Santelli, Gallo, Iacucci, mi hanno lasciato solo. Ma cerchiamo di essere forti e così torneremo un giorno almeno a sorridere, per quello che è possibile. Io ormai sono penalizzato, per quanto possa sorridere, però andiamo avanti…» conclude Alessandro Tocci.
La vicenda e le reazioni
Il 20 agosto 2018, due gruppi di escursionisti, attrezzati e guidati, erano nelle Gole del Raganello (riserva naturale nel Parco Nazionale del Pollino, tra Civita, San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria), quando una piena improvvisa li travolse. Le forti piogge e il cedimento di una diga naturale provocarono un’onda devastante. Un evento meteorologico estremo che ha sollevato interrogativi sul funzionamento e l’efficacia dell’allerta meteo. Il bilancio: 10 persone morirono (nove escursionisti e una guida) e altre subirono ferite, 23 furono salvate.
Il 23 agosto 2018, la Procura di Castrovillari, guidata allora dal procuratore Eugenio Facciolla, dispose il sequestro delle Gole del Raganello e del Ponte del Diavolo – simbolo secolare della presenza umana, dal nome inquietante e magari premonitore – aprendo un fascicolo per omicidio colposo, lesioni colpose, omissione d’atti d’ufficio e inondazione. Il Comune di Civita presentò ricorso, sostenendo che un bene demaniale non sia sequestrabile: la Cassazione rigettò questa impugnativa, confermando la pericolosità delle Gole.
È in corso un processo presso il Tribunale di Castrovillari che vede indagate cinque persone: i sindaci allora in carica di Civita, San Lorenzo Bellizzi e Cerchiara di Calabria, e due responsabili delle società turistiche impegnate nelle escursioni.
«A sette anni dalla tragedia del Raganello – si legge in una nota della Giunta regionale – la Calabria porta ancora dentro di sé il dolore di quel dramma immenso che sconvolse Civita e l’intera regione. Dieci vite spezzate in modo improvviso e ingiusto hanno lasciato un segno indelebile nella memoria della nostra comunità. Oggi ci stringiamo con commozione alle famiglie delle vittime: il ricordo ci unisce e ci richiama alla responsabilità di rendere sempre più sicuri i nostri territori». (EFur)
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