Il derby catanzarese Loiero-Abramo e il ritorno del centrosinistra alla guida della Calabria
Le elezioni regionali del 2005 videro il trionfo dell’ex ministro sul più volte sindaco del capoluogo. Una legislatura drammaticamente segnata dall’omicidio di Fortugno

LAMEZIA TERME L’Unione fa la forza… Uno slogan che sembra attagliarsi alla perfezione alla grande coalizione di centrosinistra che nel 2005 conquista la guida della Regione con il presidente Agazio Loiero. Una vittoria larga contro il centrodestra guidato dal sindaco uscente di Catanzaro, Sergio Abramo, distanziato quasi di 20 punti percentuali, al fondo di un percorso elettorale che seguirà direzioni diverse, per il centrosinistra e per il centrodestra, preparando il terreno a una legislatura che però sarà contrappuntata da momenti difficili e drammatici al massimo, come l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno a Locri. Sarà lo spartiacque di una legislatura comunque tormentata, che prende le mosse il 3 e 4 aprile 2005, data delle elezioni regionali.
Le elezioni
Il centrodestra vi arriva dilaniato dalle lotte interne appendici della fine dell’esperienza Chiaravalloti e dal fuggi fuggi generale verso il centrosinistra: la coalizione si affida a Sergio Abramo, due volte consecutive sindaco di Catanzaro, sindaco molto apprezzato (anche a sinistra…) che Forza Italia consegna a un’alleanza piuttosto sfiduciata. Di contro, un centrosinistra che per la prima volta ricorre alle primarie per scegliere il candidato presidente, anche se sono primarie molto “controllate” per non dire “pilotate”: i competitor sono Agazio Loiero, volto storico della Dc calabrese e nazionale, un passato anche da ministro, della Margherita, poi il socialista Cesare Marini e infine il rettore dell’Unical Giovanni Latorre, alfiere di un movimento di prof universitari. In una intensa domenica al Centro Agroalimentare di Lamezia Marini si ritira in modo polemico, soprattutto nei confronti dell’asse Ds-Margherita, e Loiero trionfa nettamente nella consultazione interna al centrosinistra, un trionfo che anticipa quello delle elezioni vere e proprie. Della sua campagna elettorale tanti ricordano la grande operatività di Loiero, sostenuto da una coalizione i cui epigoni sono Marco Minniti, Nicola Adamo e Beppe Bova e accompagnato come un’ombra silenziosa e discreta in tutti i momenti clou dell’abbrivio alle elezioni – tra cui anche una visita del premier Romano Prodi – dal volto sereno e sorridente di Fortugno. Loiero sconfiggerà nel derby catanzarese Abramo con il 58,95% contro il 39,71% di Abramo: le briciole per gli altri due candidati presidenti, Natino Aloi, volto storico della destra calabrese forgiata nei Moti di Reggio (0,67%) e il siciliano Giuseppe Bilello per la Dc (0,08%).
Le Giunte
Prima Giunta Loiero e primi tormenti, con l’inciampo nel quale cade l’assessore in quota Rifondazione Comunista Egidio Masella, che finisce sulla graticola per aver inserito uno stretto congiunto nel suo staff, all’insaputa di tutti, anche del suo partito. La coabitazione tra Ds e Margherita, ancora non confluiti nel Pd, è molto tortuosa e faticosa, anche perché si scontrano forti personalità politiche come quelle di cui sopra. La spinta riformista dell’azione di governo però non manca, come testimoniano alcune scelte che faranno sicuramente epoca, come la riduzione delle Aziende sanitare da una dozzina a 5 (le attuali Asp), il varo della stazione appaltante antimafia e la prima legge sull’immigrazione, nata dall’asse tra Loiero e Mimmo Lucano, sindaco di Riace già simbolo di accoglienza. Frizioni in Giunta sulla gestione della sanità, con l’assessore Doris Lo Moro che “paga” la sua linea dura contro malaffare e sprechi. Il 16 ottobre 2005, al segio delle primarie dell’Unione a Locri, viene assassinato Franco Fortugno, in un agguato di stampo politico mafioso: da questo delitto sarà condizionata tutta la legislatura regionale, che praticamente da quel giorno si ingessa e si avvita in una complessiva inconcludenza. In Consiglio regionale a Fortugno subentra Mimmo Crea, che a sua volta finirà coinvolto nell’inchiesta “Onorata sanità” della Dda di Reggio Calabria: agli annali passerà l’intercettazione a Crea che dà praticamente una “lezione” sul valore degli assessorati alla Regione. «La sanità è prima, l’agricoltura e la forestale seconda, le attività produttive terza; in ordine, dai, come budget…, 3 miliardi 360 milioni di euro hai ogni anno sopra il bilancio della sanità… . E nella sanità nessuno si accorge di niente, puoi fare quello che vuoi», diceva Crea intercettato mentre si confidava con un proprio collaboratore. Questo blitz è un ulteriore tormento per la politica calabrese mentre scoppiano le in chieste dell’allora pm di Catanzaro De Magistris che lambiscono anche i piani alti della Regione e surriscaldano ancora di più il clima. A inasprire i rapporti nella coalizione di centrosinistra inoltre la nascita del Pd, con Loiero tra i padri fondatori: ma un giorno, in rotta con il Pd nazionale, Loiero fonderà dall’interno del Palazzo un suo partito, il Pdm, che diventerà ago della bilancia persino per le sorti del governo nazionale di Prodi. Giusto comunque segnalare anche altre importanti scelte dell’amministrazione Loiero, come il primo impulso per la costruzione della Cittadella e l’accordo di programma con il governo nazionale per quattro grandi ospedali, diventati necessari dopo alcune drammatiche morti in corsia come quella di Federica Monteleone a Vibo, che assurge a simbolo delle vittime di “malasanità” in Calabria.
L’emergenza sanità
L’ultimo scorcio della legislatura sarà poi caratterizzato dall’esplosione definitiva dell’emergenza sanità: l’allora ministro di centrodestra Maurizio Sacconi conia in pratica la definizione della contabilità orale e omerica che resiste fino ai giorni nostri e di fatto apre la strada al commissariamento del settore calabrese. Forte della sua determinazione e della sua innegabile lungimiranza, ma anche della sua abilità politica Loiero in Consiglio dei ministri, davanti a un governo politicamente “ostile” come quello di Silvio Berlusconi, sventa il commissariamento minacciando le dimissioni da governatore della Calabria. Un sussulto di orgoglio che però non salverà la sanità calabrese, un anno dopo, con Loiero non più presidente, da quel commissariamento che ancora oggi è il grande macigno della Calabria. (a. c.)
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