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Tommy Onofri, Raimondi è tornato libero: l’amarezza della madre del bambino

Nel 2006 partecipò, insieme ad Alessi, al rapimento del piccolo, poi ucciso. Dura reazione di Marziale

Pubblicato il: 31/08/2025 – 7:57
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Tommy Onofri, Raimondi è tornato libero: l’amarezza della madre del bambino

COSENZA Salvatore Raimondi, uno dei responsabili del sequestro del piccolo Tommaso Onofri, è tornato in libertà. Dopo aver scontato una pena di 20 anni – con un periodo conclusivo in semilibertà – è uscito definitivamente dal carcere di Forlì nelle scorse settimane. La notizia ha riaperto una ferita mai davvero rimarginata nell’opinione pubblica italiana.
Era il 2 marzo 2006 quando il piccolo Tommy, appena 18 mesi, venne rapito dalla sua casa di Casalbaroncolo, nel Parmense, mentre cenava con la sua famiglia. La corrente elettrica saltò, e nel buio due uomini a volto coperto fecero irruzione: aggredirono il padre, legarono i genitori e il fratellino con del nastro adesivo e portarono via Tommaso. Il corpo del bambino fu ritrovato giorni dopo in un casolare abbandonato: era stato ucciso poco dopo il sequestro.

Il ruolo di Raimondi

Salvatore Raimondi fu uno dei protagonisti di quella tragica vicenda. Arrestato un mese dopo, confessò subito, portando gli inquirenti a Mario Alessi – riconosciuto come esecutore materiale dell’omicidio – e alla sua compagna Antonella Conserva. Raimondi fu condannato per concorso nel sequestro e nell’omicidio, anche se non fu lui a uccidere il bambino. Nel 2022 avrebbe potuto ottenere la libertà, ma a complicare il suo percorso penale si aggiunse una condanna per estorsione nei confronti di un altro detenuto.

Le reazioni

La liberazione di Raimondi ha suscitato profonda indignazione. Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori e Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria, ha duramente criticato l’impianto legislativo italiano: «Raimondi ha scontato la pena, ma resta corresponsabile della morte di un bimbo innocente. Un sistema che pensa più al recupero dei colpevoli che alla memoria delle vittime mi fa schifo», ha dichiarato. Ancora più toccante la reazione di Paola Pellinghelli, madre di Tommaso: «Che si goda la sua vita. Noi, invece, siamo condannati per sempre», ha detto. E ha aggiunto: «Non voglio sentire parlare di perdono. Per me sono tutti sullo stesso piano. Nessuno venga a cercarmi».

Un caso che scosse l’Italia

Il rapimento e l’uccisione di Tommaso tennero il Paese con il fiato sospeso. Gli appelli per la sua liberazione arrivarono da ogni parte: dal palco del Festival di Sanremo, da Papa Benedetto XVI, da Franca Ciampi. Le indagini furono complesse, con centinaia di intercettazioni e molte piste false. Ma fu proprio un’impronta digitale lasciata da Raimondi sul nastro adesivo a condurre gli investigatori sulla pista giusta. Oggi, a quasi 20 anni di distanza, la vicenda resta uno dei crimini più sconvolgenti della cronaca italiana recente. E il suo ricordo – come la sofferenza dei familiari – non si è mai spento. (redazione@corrierecal.it)

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