Dalla Calabria al processo a Milano, la parabola del presunto boss della mafia turca
In Corte d’Assise riprende il processo a Baris Boyun

MILANO Il 6 ottobre davanti alla Corte d’Assise di Milano riprenderà il processo a Baris Boyun, 41 anni, presunto boss della mafia turca: finito in carcere nel maggio 2024 assieme ad alcuni suoi sodali per accuse che vanno dall’associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità fino alla banda armata con “finalità terroristiche”. Arrestato il 22 maggio dello scorso anno a Viterbo, frazione Bagnaia, Boyun era finito in precedenza ai domiciliari con braccialetto elettronico in un paesino della Calabria. Nel dispositivo era stata inserita una microspia che avrebbe consentito a chi indaga di avere informazioni sul coordinamento dei traffici di droga e di armi, anche da guerra, sfruttando canali all’estero e conoscenze in Turchia. «Avrebbe pianificato omicidi, uno a Berlino, e attentati, come uno fallito ad una fabbrica di alluminio alle porte di Istanbul, ma mai in Italia», scrive Ansa. Secondo le accuse, avrebbe avuto col suo gruppo non solo propositi di alto spessore criminale, ma anche un “programma politico” che coinvolgeva lo Stato turco e la “destabilizzazione” delle istituzioni, passando attraverso l’imposizione del “terrore nella popolazione”. Era uno degli uomini più ricercati da Ankara e la Turchia ne ha chiesto l’estradizione, ma i giudici, Cassazione compresa, hanno bocciato le istanze e resta detenuto in Italia.