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Due reggini al vertice della magistratura italiana

Al Palazzaccio di Roma, sede della Corte di Cassazione, siedono due reggini. Uno è Pasquale D’Ascola e l’altro è Piero Gaeta. Il primo è stato eletto, il 4/9/2025, Presidente della Corte di Cassazion…

Pubblicato il: 05/09/2025 – 13:27
di Bruno Gemelli
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Due reggini al vertice della magistratura italiana

Al Palazzaccio di Roma, sede della Corte di Cassazione, siedono due reggini. Uno è Pasquale D’Ascola e l’altro è Piero Gaeta. Il primo è stato eletto, il 4/9/2025, Presidente della Corte di Cassazione con una maggioranza di 14 voti. Il secondo è diventato Procuratore generale della medesima Corte di Cassazione il 26 febbraio 2025. Nella votazione dell’altro giorno Gaeta, che è stato compagno studi di D’Ascola, s’è astenuto insieme a Margherita Cassano, presidente uscente della Cassazione, e altri tre membri. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha presieduto la seduta di votazione, come da prassi, non ha partecipato al voto. Il competitore di D’Ascola (che è stato appoggiato dalla cosiddetta “area progressista” del consesso apicale) è stato Stefano Mogini, segretario generale del medesimo organo. Questi i fatti.

Pasquale D’Ascola, classe 1958, ha mosso i primi passi in magistratura presso la Pretura e il Tribunale di Venezia per poi continuare la carriera di magistrato a Roma in Cassazione con vari ruoli. Pasquale D’Ascola è fratello di Nico D’Ascola, già senatore e già membro delle commissioni ministeriali Nordio e Pisapia per la riforma del Codice penale. Lo Studio D’Ascola, con sedi a Reggio Calabria, Roma e Milano, è tra più avviati in Italia. Lo Studio, presente a Reggio Calabria dal 1934, fu fondato dall’avvocato Domenico D’Ascola, padre di Nico e Pasquale. L’anziano avvocato si rese protagonista di un evento storico. Quando nel 1972 era in corso la rivolta di Reggio Calabria, la sede del Psi in via Torrione veniva incendiata quasi quotidianamente da alcuni rivoltosi; sicché nelle elezioni politiche di quell’anno i socialisti, per uscire dall’angolo in cui erano stati cacciati, candidarono nel collegio senatoriale di Reggio Calabria, l’avvocato Domenico D’Ascola che ottenne diecimila voti di preferenza, pari all’8,21 per cento dei consensi. Date le circostanze non era assolutamente poco.


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