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l’indagine ostro

‘Ndrangheta a Badolato: i voti dei Gallace e il patto tra Parretta e Menniti «per comandare loro»

La Dda chiude le indagini per l’ex sindaco e il suo vice. Coinvolto un esponente del clan a cui hanno promesso in cambio favori e il controllo sull’ente comunale

Pubblicato il: 08/09/2025 – 7:00
di Giorgio Curcio
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‘Ndrangheta a Badolato: i voti dei Gallace e il patto tra Parretta e Menniti «per comandare loro»

LAMEZIA TERME Avrebbero pattuito uno «scambio elettorale politico mafioso» attraverso «contatti consistiti anche nella partecipazione a riunioni ed incontri preelettorali», consapevoli delle dinamiche criminali a Badolato, con la volontà di sfruttare gli assetti criminali esistenti a proprio vantaggio, coinvolgendo elementi di ‘ndrangheta legati alla cosca Gallace.
Sono queste le accuse – pesantissime – mosse nei confronti di Giuseppe Nicola Parretta (ex sindaco di Badolato) ma anche il suo vice, Ernesto Maria Menniti, e il presidente del consiglio comunale Maicol Paparo oltre che Antonella Giannini, Andrea Bressi (candidati al Consiglio comunale nella lista “Vivi Badolato”) e Giuseppe Fiorenza dalla Dda di Catanzaro che ha chiuso le indagini nei loro confronti, chiedendo il rinvio a giudizio.

L’uomo dei Gallace

Secondo l’accusa, infatti, il gruppo politico avrebbe coinvolto Antonio Paparo, considerato esponente del clan Gallace, con l’intenzione di procurare voti attraverso «l’uso della forza di intimidazione».
Secondo l’accusa, infatti, Paparo avrebbe «minacciato ritorsioni nei confronti di chi non avesse votato in favore della lista “Parretta”, la cui vittoria era data per certa ancor prima delle elezioni», annotano i pm nella chiusura indagini. Il tutto in cambio (anche solo promettendoli) di «benefici e qualunque altra utilità, come quella di garantire vantaggi connessi allo svolgimento delle attività politiche, economiche e amministrative dell’Ente Comunale».  

L’accordo Paparo-Menniti

Più in dettaglio, secondo la Dda, l’ex sindaco Parretta avrebbe partecipato – prima delle date fissate per le consultazioni elettorali – alle riunioni ed agli incontri con Antonio Paparo e gli altri candidati, «concordando la scelta sui candidati della propria lista e, anche con Menniti, quelli della lista “avversaria”», quest’ultimo candidato con una lista “civetta”, «compiacendosi dell’andamento dei “lavori” in ordine alla scelta delle candidature». Inoltre, avrebbe promesso a Paparo – una volta eletto «la gestione in un’ottica comune, di fondi pubblici che sarebbero pervenuti nei successivi 10 anni al municipio», annota ancora la Dda, e che avrebbero potuto portare direttamente «benefici economici a Paparo a alle società di cui era “dominus”». Ma non è tutto. Sempre secondo l’accusa, infatti, Parretta avrebbe chiesto a Paparo «di adoperarsi per la risoluzione di controversie che lo riguardavano» con metodi mafiosi, tra cui quelle relative agli “usi civici” che bloccavano l’edificazione edilizia sui terreni intestati alla società “HABITAT GALLIPARI S.R.L”, in un’ampia fascia a mare di Badolato e già lottizzata.

Pronti a «comandare»

Inoltre – sempre secondo l’accusa – Parretta si sarebbe impegnato affinché «Paparo ottenesse direttamente o indirettamente il pieno controllo dell’apparato amministrativo, politico ed economico dell’Ente». Dal canto suo l’altro indagato, Ernesto Maria Menniti, temendo il rischio del mancato superamento del quorum in caso di presentazione dell’unica lista, avrebbe concordato con Parretta «la formazione di una lista “civetta” per pilotare i voti di Maicol Paparo, figlio di Antonio, candidato a consigliere comunale nella lista “avversaria”». Per la Dda, dunque, i due candidati, certi dei risultati elettorali positivi della lista con sindaco Parretta – avversario solo formale – nella quale era stato candidato Maicol Paparo, si dichiaravano «pronto a “comandare loro” a Badolato». (g.curcio@corrierecal.it)

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