Maria Chindamo, nuova udienza del processo per il suo omicidio: ascoltati i pentiti Mancuso e Arena
Imputato Salvatore Ascone, accusato di concorso in omicidio. Secondo i collaboratori di giustizia l’imprenditrice sarebbe stata «macinata con un trattore o data in pasto ai maiali»

CATANZARO Si è svolta oggi presso la Corte d’assise di Catanzaro una nuova udienza del processo per l’omicidio di Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello scomparsa a Limbadi il 6 maggio 2016. Unico imputato è Salvatore Ascone, accusato di concorso in omicidio: secondo l’accusa avrebbe manomesso il sistema di videosorveglianza installato presso la sua proprietà, proprio di fronte al cancello in cui è stata ritrovata l’auto ancora accesa e macchie di sangue dell’imprenditrice. Un dettaglio, quello del malfunzionamento delle telecamere, fin da subito ritenuto sospetto dagli inquirenti. Nell’udienza odierna, durata oltre 7 ore e a cui era presente il fratello di Maria Vincenzo Chindamo con gli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, è stato escusso Emanuele Mancuso, collaboratore di giustizia dell’omonima famiglia di Limbadi, e Bartolomeo Arena.
Procede il Processo a Catanzaro
Mancuso, in passato, aveva riferito particolari ritenuti importanti dall’accusa, sostenendo che Maria Chindamo «sarebbe stata macinata con un trattore o data in pasto ai maiali» dopo la manomissione delle telecamere. Frase detta a un altro collaboratore di giustizia, Antonio Cossidente, che l’avrebbe poi riferita agli inquirenti. Secondo la ricostruzione dell’accusa, il mandante sarebbe stato il suocero di Maria Chindamo, ritenuta dalla famiglia responsabile per il suicidio del marito avvenuto esattamente un anno prima. A questo movente si unirebbero le mire della ‘ndrangheta sui terreni dell’imprenditrice di Laureana di Borrello, dettagli emersi anche nel processo Maestrale Carthago che si sta svolgendo a Vibo Valentia. In questo avrebbe giocato un ruolo proprio Ascone, ritenuto dagli inquirenti legato alla famiglia ‘ndranghetista. Il processo, iniziato a marzo 2024, avanza però a rilento. «Si tratta – ha affermato l’avvocato Gentile – di una crudele vicenda dettata da logiche primitive e tribali. Un tribunale clandestino ha voluto punire questa bellissima professionista e la sua importante famiglia, solo perché si era dichiarata libera e pronta a vivere una nuova stagione della sua vita». (ma.ru.)
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