«Di chi è la colpa?». La tragedia del camping “Le Giare” e un dolore lungo 25 anni
Oggi la ricorrenza dell’alluvione che a Soverato provocò la morte di 13 persone ospiti di un campeggio travolto dal fiume Beltrame

CATANZARO «Di chi è la colpa?» E’ il 13 settembre 2000, nel Duomo di Catanzaro davanti a uno sgomento e affranto Carlo Azeglio Ciampi, allora presidente della Repubblica, l’allora arcivescovo Antonio Cantisani tuona davanti ai feretri delle persone che nella notte tra sabato 9 e domenica 10 settembre erano state travolte dalla piena del torrente Beltrame a Soverato. Tredici, in totale, le vittime di quella tragedia che è una tragedia eterna nella memoria collettiva della Calabria, una dolorosissima ferita del passato che non si è ancora rimarginata e forse mai si rimarginerà, e un monito per il futuro, il monito a non violentare l’ambiente. Un monito che resta dunque ancora attuale oggi, alla ricorrenza dei 25 anni di quella drammatica notte di una fine estate funestata da un’ondata di maltempo senza precedenti: un’alluvione frutto di due giorni ininterrotti di pioggia sostenuta, che si portò via il camping “Le Giare” che ospitava una cinquantina tra operatori dell’Unitalsi e disabili, provocando la morte di 13 persone e segnando per sempre la storia di questa terra. Quel camping era stato costruito praticamente nel greto del Beltrame, alle porte di Soverato.
Il ricordo delle vittime
A perdere la vita in quella drammatica notte furono Ida Fabiano, Serafina Fabiano, Mario Boccalone, Raffaele Gabriele, Paola Lanfranco, Iolanda Mancuso, Giuseppina Marsico, Franca Morelli, Rosario Russo, Antonio Sicilia, Salvatore Simone, Concetta Zinzi e infine Vinicio Caliò, il custode del camping, giovane conosciutissimo e amatissimo da tutta Catanzaro: il corpo di Vinicio Caliò non è mai stato ritrovato e questo rende ancora più doloroso il ricordo di quella tragedia che sconvolse tutta l’Italia, che ripropose drammaticamente il tema della scarsa cura del territorio, tema oggi forse addirittura più urgente di allora. Perché nessuno credette alla fatalità, in quel Duomo che era dolore composto ma anche rabbioso per quei funerali di Stato nei quali però la politica sembrava sotto accusa. Ciampi poco prima della funzione religiosa aveva incontrato in privato i familiari delle vittime. E prima di lasciare la cattedrale aveva preferito non rilasciare dichiarazioni. Chi invece aveva parlato era stato l’arcivescovo della città: «Le leggi – rimarcò monsignor Cantisani nell’omelia – vanno rispettate e applicate. Non diamo la colpa alla fatalità. Sarebbe un’offesa a quel Dio che ci ha dato libertà di costruire e non di distruggere».
Le zone d’ombra
Sul piano giudiziario un approdo è stato raggiunto, con le condanne in Cassazione, con l’accusa di omicidio colposo, del proprietario del camping, di un funzionario dell’Agenzia del territorio e di un funzionario della Regione Calabria, ma ci sono ancora tante zone d’ombra, che probabilmente non si potranno più spazzare via (la più pesante risponde all’interrogativo del perché quel camping era lì, nel greto di un torrente), e poi rimpianti e disillusioni. Resta in tutta la sua drammaticità la sensazione di una tragedia che forse poteva essere evitata, una tragedia che comunque continua a interrogare tutti. Ancora oggi, a distanza di 25 anni esatti. Una tragedia che mostrò due Calabria: quella straordinaria dei volontari e quella dei poteri pubblici che mostrarono anche in quell’occasione il loro volto freddo e distaccato.
Oggi la commemorazione
A Soverato, sul luogo della tragedia, oggi sarà giornata di commemorazione e riflessione. Le celebrazioni inizieranno alle 17:30, quando cittadini e autorità si raduneranno al Monumento a memoria delle vittime, situato in località Turrati. Qui si terrà la tradizionale deposizione di una corona commemorativa, un gesto simbolico per onorare le vittime di una tragedia assurda, oggi come allora. Alle 18 l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace Claudio Maniago celebrerà una messa. Partecipano la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro e il prefetto di Catanzaro Castrese De Rosa. (redazione@corrierecal.it)
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