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aggressione da estrema destra

«Sei un maranza?», poi l’aggressione. Notte di violenza fascista a Catanzaro, tre arresti

Ai domiciliari i referenti del movimento di estrema destra “Forza Nuova”. Fondamentale la denuncia dell’uomo marocchino

Pubblicato il: 10/09/2025 – 13:05
di Giorgio Curcio
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«Sei un maranza?», poi l’aggressione. Notte di violenza fascista a Catanzaro, tre arresti

CATANZARO Tutto è partito dalla denuncia presentata in Questura, a Catanzaro, da un cittadino marocchino O. E. (cl. ’77). L’uomo ai poliziotti racconta di aver subito violenze nella tarda serata del 6 marzo 2025 mentre si trovava nel porticato di un palazzo nei pressi di Piazza Matteotti. Da questo spunto partiranno le indagini della Digos, fino all’emissione di tre misure cautelari ai domiciliari nei confronti di tre soggetti rispettivamente referenti regionale, provinciale e cittadino del movimento di estrema destra “Forza Nuova”. Si tratta di Carmelo La Face (cl. ’78), Giuseppe Sestito (cl. ’70) e Giuseppe Mumoli (cl. ’96), tutti e tre di Catanzaro.

«Sei un maranza?»

«Sei un maranza?». Questa la domanda che tre persone – fra i 30 e i 40 anni – gli avrebbero rivolto. Poi l’aggressione, con un primo pugno al volto, poi calci e ancora pugni mentre un altro soggetto lo avrebbe bloccato. La vittima racconta di essere riuscito a liberarsi dai tre e dall’aggressione violenta, scappando a piedi fino a raggiungere Piazza Stocco e quindi Via Indipendenza. Gli aggressori, però, non lo avrebbe mollato, raggiungendolo a bordo di una autovettura, minacciandolo ancora con una mazza da baseball. La via di salvezza per il marocchino è la guardia dell’Ufficio giudiziario. Ai militari racconta tutto, attende un quarto d’ora le forze dell’ordine, ma poi si reca a lavoro, nonostante la tumefazione sul viso. Secondo il gip del Tribunale di Catanzaro, la visione dei filmati della videosorveglianza cittadina ha consentito di ricostruire i fatti secondo la loro perfetta scansione. Una ricostruzione che coincide con quanto raccontato dalla vittima dell’aggressione. Dalle immagini, infatti, gli inquirenti riconoscono l’auto – una BMW di colore grigio chiaro – intestata alla mamma di Giuseppe Sestito. Quest’ultimo, insieme a Carmelo La Face e Giuseppe Mumoli sono stati poi identificati dalla polizia giudiziaria – la Digos di Catanzaro – protagonisti e autori della violenza lamentata dalla vittima.

La ricostruzione del caso

Le immagini, inoltre, hanno consentito di ricostruire le fasi precedenti lo scontro con il cittadino marocchino. Giuseppe Mumoli, ad esempio, è stato immortalato mentre con sé uno striscione arrotolato. Con lui c’è Carmelo La Face, ed entrambi si muovono sulla balaustra, cercando di capire come e dove posizionare lo striscione che hanno con loro. I due, quindi, vengono ripresi mentre srotolano lo striscione mentre nell’inquadratura spunta Giuseppe Sestito e proseguono, con diversi movimenti dei tre, le fasi per stendere, appendere e fissare lo striscione con su scritto: MARANZA: A CATANZARO SU CACI ‘NTA PANZA”, parole scritte utilizzando il carattere “fascio font”, una tipologia di carattere di scrittura in uso presso i gruppi ultras italiani. Sullo striscione era presente anche il logo di “Casa Degrelle”, «così potendosi ricondurre lo striscione al movimento politico italiano di estrema destra denominato ‘Forza Nuova’», riporta il gip nell’ordinanza. È proprio in questi attimi che al gruppo dei tre si avvicina il marocchino e, pochi istanti dopo, Sestito e Mumoli iniziano a discutere con il nuovo arrivato, fino a che Mumoli si pone faccia a faccia con l’uomo straniero e infine lo colpisce al volto costringendolo ad arretrare, continuandolo a colpire, fino a farlo cadere per terra. Poi arriva Sestito e i due circondano il 38enne a terra e insieme sferrano calci, fino a che muovendosi di colpo in colpo, il trio scompare dalla inquadratura. Gli inquirenti notano poi il movimento di La Face, che era comunque lì vicino accanto allo striscione appena appeso, il quale è intento a sfilarsi la cintura dai pantaloni. Ricostruzione che conferma, dunque, quanto denunciato dalla vittima. (g.curcio@corrierecal.it)

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