Insurrezione culturale. E i soliti cambia partito
«Non ha bisogno dei soliti volta faccia e bandiera che, a seconda delle opportunità elettive, vedono candidati già eletti e non, presentarsi ora con uno schieramento ora con un altro»

Sono in tanti, specie quando si è in prossimità di una elezione regionale a chiedermi: “ma secondo te la Calabria di cosa ha bisogno?” Beh, confesso che a questa domanda non ho mai saputo rispondere. Non ho mai avuto la pretesa di avere ricette facili da ostentare, né consigli da dare. Penso però di sapere, non foss’altro perché sono oltre vent’anni che la giro in lungo e in largo, di cosa non ha bisogno la nostra martoriata regione: intanto non ha bisogno di eroi senza macchia e senza paura, che subito finiscono per diventare miti (non da sfatare purtroppo) che ottengono sempre l’onore delle prime pagine, da parte di una Stampa per lo più ormai priva di quello spazio di libertà di autonomia così preziosa che la rende capace di un autentico servizio pubblico. Non ha bisogno dei soliti volta faccia e bandiera che, a seconda delle opportunità elettive, vedono candidati già eletti e non, presentarsi ora con uno schieramento ora con un altro. Nemmeno di una politica che non sia capace di generare una sorta di “insurrezione culturale”, per dirla con Jonathan Nossiter, regista e autore di un prezioso volume dall’omonimo titolo. Nel citato volume, che ho avuto il piacere di presentare qualche anno fa a Reggio Calabria assieme all’autore, propone una sorta di rivoluzione della vita, delle conoscenze, del gusto, dei rapporti tra umani e natura. A San Luca ci stiamo provando. Da due anni è attiva una iniziativa che ha come titolo “Scuola della pace”, promossa dal Polo liceale di Locri assieme ai Missionari comboniani e UniRiMI di Limbadi a favore degli alunni dell’Istituto comprensivo. Da cinque anni si celebra la manifestazione nazionale di alto aggiornamento giuridico e ambientale, “Polsi Ambiente”, promosso dal quotidiano “La discussione”. Sono idee e proposte che vedono un’ampia partecipazione popolare e che favoriscono la crescita culturale e sociale della cittadina e promuovono un diverso rapporto tra cittadini e Istituzioni dello Stato. Martedì 9 settembre, alcuni cittadini sanluchesi, quindici per esattezza, si sono riuniti in assemblea, dopo che gli organizzatori (UniRiMI e Missionari Comboniani) avevano incontrato il commissario, Prefetto Antonio Reppucci, per chiedere come regolarizzare la loro posizione di possessori secolari, a vario titolo, di terreni di proprietà comunale, ottenendo ascolto, collaborazione e sostegno. Un esempio di “insurrezione culturale” rivoluzionario nella sua normalità: intanto perché la richiesta di ordine e legalità parte dal basso; in secondo luogo, perché, tra chi vuole mettersi in regola, vi sono anche alcuni pregiudicati, ma soprattutto perché è emerso un forte impulso di riunione e di confronto, di mutua assistenza e cooperazione. In queste periferie d’Europa le Istituzioni hanno l’opportunità di dimostrare di non essere solamente oppressione, disprezzo e interdittive antimafia a pioggia, ma di raccogliere questa volontà di normalizzazione: essere in regola con le disposizioni di legge – che è ciò che chiedono i cittadini coinvolti nelle vicende possessorie di alcuni terreni – è la normalità e non l’eccezione. Sono innegabili segni di speranza che ci aiutano a guardare al presente ed al futuro con maggiore fiducia. La Calabria, “Nonostante Tutto” non è perduta. A fronte di una sorta di “isteria politica e mediatica che pare crogiolarsi nel rimestare la melma dello stigma del malgoverno” la Calabria, per fortuna, è anche altro”. È voglia di guardare al bello della sua storia di popoli e culture che hanno lasciato segni indelebili e un tesoro prezioso da saper valorizzare.
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