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l’analisi

Pianeta Cosenza calcio, dove il sole svuota lo stadio e la Serie A è un requisito minimo

Il patron Guarascio ha alzato il tiro e al contempo ha chiuso le porte: chi vuole il club deve promettere un doppio salto di categoria. Ma il presente parla di disaffezione, caos e dirigenti fantasma

Pubblicato il: 17/09/2025 – 8:30
di Francesco Veltri
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Pianeta Cosenza calcio, dove il sole svuota lo stadio e la Serie A è un requisito minimo

COSENZA Nella dimensione parallela che si apre ogni volta che Eugenio Guarascio decide di parlare in pubblico, accadono cose bizzarre. Il mare ruba spettatori allo stadio, la Serie A diventa una condizione minima per vendere la società, e le offerte – quelle concrete, quelle vere – sembrano esistere solo se firmate da un novello Abramovich con il cuore a San Vito e il portafogli a Dubai. L’ultima ormai celebre esternazione del patron rossoblù, rilasciata ai microfoni della siciliana Telecolor prima di Cosenza-Catania, ha offerto un concentrato di visioni.
A sentire Guarascio, lo stadio vuoto non sarebbe questione di disaffezione, né tantomeno del caos gestionale che imperversa da anni. No, la colpa è del sole, del mare e, ça va sans dire, di quella maledetta tv a pagamento piombata improvvisamente sul pianeta terra quest’estate dopo decenni di radioline e televideo. Perché chi ha voglia di urlare per novanta minuti sotto la Tribuna B quando può farsi un tuffo a Paola?
Ma c’è di più. Perché Guarascio, tra una battuta solare e l’altra, è anche tornato sul tormentone delle trattative per la cessione del club. Sì, sarebbe disponibile – giura – a farsi da parte. Ma solo se arriva qualcuno che, oltre a riportare il Cosenza in Serie B, lo proietti direttamente in Serie A. Insomma: se non puoi garantire la luna, non bussare neppure. Parliamo di una categoria mai toccata nella centenaria storia del Cosenza, ma che per il presidente è evidentemente il minimo sindacale per avviare una trattativa. Fa quasi tenerezza, a pensarci. Perché mentre Guarascio parla di Serie A come se fosse una fermata di linea tra Castrolibero e Rogliano, la realtà dice che il Cosenza, sotto la sua gestione, in cadetteria ci è rimasto sette anni su quindici, sempre con un piede nel burrone e l’altro sulla banana. Un miracolo sportivo a ripetizione, che ha portato alla salvezza più volte solo grazie ai playout e alle disgrazie altrui, fino alla rovinosa retrocessione, da ultimo in classifica, dello scorso torneo. Altro che programmazione.
Eppure, il refrain è sempre lo stesso: «non ci sono garanzie». Non da parte sua, ovviamente, ma degli altri. Di chi vorrebbe comprare ma non è disposto a firmare un contratto con clausola di promozione diretta e obbligatoria in Serie A.
Un peccato davvero, perché l’attaccamento disinteressato del presidente alla causa rossoblù, da quello che si è percepito dalle sue stesse parole, nulla avrebbe a che fare con la volontà di mantenere intatti i suoi interessi, oltre che il controllo assoluto della società.

L’entrata in scena di Gualtieri, ma dalla porta sul retro

Nel frattempo, la girandola delle figure dirigenziali continua a ruotare. L’ultimo nome ad apparire nell’organigramma rossoblù è stato quello di Salvatore Gualtieri, un pezzo grosso del calcio calabrese, ex presidente del Crotone e figura di rilievo in Lega.
Il suo sbarco a Cosenza avrebbe potuto o potrebbe rappresentare un segnale forte: dialogo, progettualità, un volto credibile per provare a rammendare il rapporto sfilacciato con la piazza e con la stampa. Potrebbe. Ma siamo a Cosenza, versione Guarascio.
E così, a cinque giorni dall’annuncio ufficiale, del nuovo direttore generale non si ha traccia. Nessuna conferenza, nessuna dichiarazione ad effetto. Solo silenzio, lo stesso che ha inghiottito un altro illustre ex Crotone, Giuseppe Ursino, scappato a Natale scorso dopo un semestre degno di “Chi l’ha visto?”.
La sensazione, per i più maligni, è che quello di Gualtieri sia solo l’ennesimo nome buono per colmare lacune enormi, con l’illusione che basti un volto noto a placare gli animi dei tanti che vorrebbero un cambio societario.

Il sole prima di un nuovo inverno

Tra mare, Serie A e tv a pagamento, il presidente Guarascio sembra vivere in un mondo parallelo in cui i problemi veri non esistono e tutto si risolve con un’intervista.
Ma nel frattempo, la città osserva e valuta. E inizia a capire che a volte, più delle parole, parlano i silenzi.
Quelli dei dirigenti, quelli dei tifosi e della stampa snobbata, ma soprattutto quelli degli spalti vuoti, nonostante le vittorie roboanti.
E quando arriverà l’inverno con i suoi cattivi tempi, la colpa non sarà più del sole. Ogni responsabilità di questa situazione surreale che sta vivendo da mesi il calcio cosentino, dovranno assumersela freddo e pioggia. E allora, in bocca al lupo già da adesso. (f.veltri@corrierecal.it)

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