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Processo Maestrale

Turismo in Calabria, le relazioni e il “peso” di Anastasi su bandi e appalti. Ma per i giudici «non c’è reato»

Nelle motivazioni la decisione sull’ex dirigente del Dipartimento. «Non integrato il traffico di influenze» perché «manca l’utilità economica»

Pubblicato il: 18/09/2025 – 6:45
di Giorgio Curcio
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Turismo in Calabria, le relazioni e il “peso” di Anastasi su bandi e appalti. Ma per i giudici «non c’è reato»

VIBO VALENTIA Pur emergendo un «censurabile sconfinamento di interessi meramente privatistici» nella gestione dell’attività pubblica, non è possibile ritenere integrati «gli elementi costitutivi del delitto di traffico di influenze illecite». Con questa motivazione i giudici del Tribunale di Catanzaro hanno assolto Pasquale Anastasi, ex dirigente del Dipartimento Turismo e Beni Culturali – Istruzione e Cultura della Regione Calabria, difeso dagli avvocati Vincenzo Trungadi del foro di Vibo Valentia e Francesco
Gambardella, del foro di Lamezia Terme. L’accusa, invece, aveva chiesto una condanna a 6 anni di reclusione. Questo l’esito del processo – celebrato con rito abbreviato – nato dall’inchiesta “Maestrale”, la prima sentenza del processo che riunisce anche le operazioni Olimpo e Imperium, con l’impianto accusatorio della Dda di Catanzaro che ha retto a metà tra assoluzioni “eccellenti” e pesanti condanne.

La rete relazionale di Anastasi

Secondo l’accusa della Dda di Catanzaro, Pasquale Anastasi, sfruttando la rete relazionale intessuta con i vertici dell’apparato amministrativo dell’Ente nel corso della sua ultra-quarantennale attività lavorativa, si faceva promettere indebitamente da Vincenzo Calafati (Responsabile TUI per la Calabria), assolto da questo capo d’imputazione ma condannato a 11 anni e 4 mesi, considerato «referente della “ndrangheta del vibonese per lo specifico affare, ingenti somme di denaro da elargirsi a mezzo “consulenza” prestata in favore del Tour Operator TUI e della Direzione del TUI Magic Life di Pizzo», quale prezzo per la sua opera di mediazione illecita nei confronti dei vari apparati regionali finalizzata alla «predisposizione, pubblicazione e successiva selezione dei vincitori delle procedure di evidenza pubblica già avviate e/o da bandire».

«La perdurante influenza di Anastasi»

L’attività di intercettazione nel corso delle indagini aveva confermato – secondo la Dda – la perdurante influenza mantenuta da Anastasi in seno alla Regione Calabria, nonostante il proprio pensionamento risalante al 31 dicembre 2016. Un dato che sarebbe emerso da una prima conversione registrata il 3 aprile 2017 a bordo dell’auto del Calafati e da quelle successive da cui sarebbe emerso che il dirigente, almeno nei primi mesi del 2017, svolgeva ancora «un ruolo di rilievo nell’amministrazione, contribuendo, asseritamente, alla redazione di bandi pubblici».

Il progetto turistico a Squillace

Un elemento indiziario veniva fornito dalla conversazione intercettata il 25 gennaio 2017 ancora tra Anastasi e Calafati, nella quale, facendo riferimento a un’operazione in corso, quest’ultimo chiedeva all’ex dirigente regionale la fattibilità di un’operazione. Si trattava – per come emerso dalle indagini – dell’acquisizione di un terreno ubicato a Squillace sul quale doveva intervenire un progetto proposto dal tour operator tedesco – consistente nella realizzazione di una struttura di 350 camere e che doveva essere depositato in Regione allo scopo di ottenere finanziamenti pubblici in capo ai diversi brand del gruppo. In un’altra conversazione, avvenuta tra il Calafati e Dieter Scenk il 28 gennaio 2017, l’imprenditore, dopo aver specificato all’interlocutore di trovarsi in compagnia del dottor Anastasi, «palesava la disponibilità a raggiungere Hannover – sede del gruppo TUI – per prendere parte a un incontro nel corso del quale i due Anastasi e Calafati avrebbero dovuto confrontarsi con il manager responsabile della gestione generale delle attività finanziarie del brand “ROBINSON”.
Meeting che, effettivamente, sarebbe avvenuto l’11 aprile 2017. «Ho parlato con il presidente, è contentissimo… e già è pronto il parere di coerenza aspetta solamente il decreto… definito tutto! Tutto gli ho detto, di particolari, l’apertura assolutamente totale… una disponibilità ad ora…» dirà in una intercettazione Anastasi a Calafati. Per i giudici, dunque, il prosieguo dell’attività intercettiva ha consentito di «attestare la sussistenza, sin dal principio, di un interesse di carattere personale nella gestione dell’affare in capo al Calafati e all’Anastasi».

L’intermediazione

Anche qualche tempo dopo, il 29 maggio 2018, Calafati, interloquendo con un operatore tedesco, «evidenziava che per accaparrarsi fondi pubblici, in merito ai termini del contratto in corso di stipula con l’agenzia di incoming “DESTINAZIONE CALABRIA”, era necessario sfruttare l’intermediazione dell’Anastasi», annotano ancora i giudici nelle motivazioni. Casi specifici, dunque, che i giudici hanno ripreso dall’accusa ma che comunque non hanno portato alla condanna di Anastasi.

Per i giudici «nessun reato»

Già perché – come si legge nelle motivazioni – il «mediatore deve agire proprio con l’obiettivo di utilizzare le proprie relazioni», cioè con una forma particolarmente intensa di dolo. E ancora, scrivono, nella base di tipicità del delitto di traffico di influenze illecite «rientra, tra le altre ipotesi, la “mediazione onerosa”, ovverosia la promessa di corrispettivo per la mediazione illecita».
In via di principio «non saranno più punibili i fatti (anche pregressi) commessi senza il dolo intenzionale di utilizzazione delle relazioni», annotano ancora. E c’è, poi, un’altra importante novità legata alla tipologia di utilità data o promessa al mediatore che «dovrà essere necessariamente “economica”», si legge ancora nelle motivazioni. Quindi «non saranno più punibili le condotte del mediatore che fa dare o promettere a sé o ad altri un’utilità non economica, come ad esempio vantaggi sociali o di natura meramente politica». Partendo da questi spunti, dunque, non è possibile ritenere integrati gli elementi costitutivi del delitto, la cui insussistenza della fattispecie di traffico di influenze illecite nei confronti dei coimputati Calafati e Anastasi ha portato all’assoluzione. (g.curcio@corrierecal.it)

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