Global Sumud Flotilla, tunisino lascia per presenza attivisti Lgbtq+
Il coordinatore Khaled Boujemâa avrebbe dato le dimissioni il 16 settembre

Si sono riaccesi i battibecchi sulla Global Sumud Flotilla, la flotta internazionale che sta portando aiuti umanitari ai civili palestinesi. Al centro delle polemiche questa volta c’è la delegazione tunisina. Infatti, il periodico in lingua francese “Currier de l’Atlas” scrive che il coordinatore Khaled Boujemâa avrebbe dato le dimissioni il 16 settembre a causa della presenza di attivisti Lgbtq+ sulle barche. La rivista riporta una dichiarazione dell’ex coordinatore che cita: “Ci hanno mentito sull’identità di alcuni partecipanti in prima linea nella Flotilla, accuso gli organizzatori di averci nascosto questo aspetto”. E, sempre secondo il periodico, sembra che Boujemâa si sia fatto riprendere in una diretta video dal porto di Biserta. Le accuse paiono rivolte all’attivista queer Saif Ayadi, che sta continuando il suo viaggio alla volta di Gaza. Khaled Boujemâa, che doveva partire su una delle principali barche tunisine, la Resilience, non è l’unico ad avere avuto delle rimostranze nei confronti degli altri partecipanti. Per quanto riporta il Currier de l’Atlas, anche l’attivista Mariem Meftah avrebbe preso le distanze dalla missione per le stesse ragioni. Tony La Piccirella, l’attivista barese che si trova sulla barca Family, butta acqua sul fuoco e racconta all’Adnkronos di non avere “mai visto Khaled Boujemâa”, spiegando che queste diatribe non toccano l’operazione della Sumud Flotilla. “Sulla flotta ci sono tantissime persone, detto questo – aggiunge – mi sembra il solito mezzo per alimentare l’islamofobia, visto che si parla di una persona musulmana che dice di sentirsi a disagio con un attivista queer. Io onestamente lo trovo ridicolo e penso che sia un episodio che, se vero, ha una piccola dimensione, visto che noi abbiamo tante persone musulmane e tunisine che stanno partecipando alla missione”, conclude.