Dalla Calabria a Milano per un’ultima speranza: salvata con una valvola mai usata prima
Un’anziana calabrese di 82 anni, non operabile per gravi condizioni cardiache, è stata salvata grazie a un impianto compassionevole all’ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio

MILANO Intervento salvavita all’Irccs ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano, dove un impianto compassionevole di valvola tricuspide ha permesso un’anziana cardiopatica calabrese di tornare a sperare. «Un ultimo disperato tentativo, una richiesta non rimasta inascoltata» dai chirurghi dell’Unità operativa di Cardiologia ospedaliera guidata da Maurizio Tespili, spiegano dal Gruppo San Donato (Gsd). La paziente, una donna calabrese di 82 anni, era affetta da una severa patologia valvolare che negli anni aveva già richiesto l’intervento dell’équipe di Tespili per la riparazione percutanea delle valvole aorta e mitrale, ricostruiscono dall’ospedale. Il successivo prolasso della valvola tricuspide ha seriamente compromesso la salute della paziente che non era quindi candidabile per un intervento di cardiochirurgia, ritenuto troppo rischioso in un quadro di forte scompenso. L’unica via percorribile era l’impianto per via percutanea di una nuova valvola, tuttavia i device sul mercato non erano adeguati alle caratteristiche anatomiche della paziente. La soluzione è arrivata grazie a un’intuizione di Francesco Giannini, medico dell’Uo di Cardiologia ospedaliera dell’Irccs milanese, e ai contatti con un’azienda americana che produce valvole con peculiarità differenti da quelle attualmente disponibili in Italia. Sono stati condotti studi e analisi per verificare le giuste dimensioni e la geometria della valvola, nonché la fattibilità del percorso che si è rivelato praticabile. Restava però un ultimo ostacolo: l’impiego della valvola non è ancora stato autorizzato nel nostro Paese. I clinici del Galeazzi-Sant’Ambrogio hanno quindi chiesto al ministero della Salute il via libera all’impianto compassionevole, una chance per salvare la vita della paziente. La richiesta è stata prontamente valutata e accolta, così l’azienda americana ha potuto inviare – in modo gratuito – la valvola. «Questo nuovo dispositivo – afferma Giannini – offre prospettive terapeutiche innovative, introducendo caratteristiche che ne migliorano la sicurezza e l’utilizzo nei pazienti affetti da insufficienza tricuspidale. La tecnologia si è dimostrata sicura e affidabile, ed è stata concepita per ampliare la platea di candidati all’approccio mini-invasivo». L’intervento è durato circa 1 ora e mezza. In sala operatoria, oltre a Tespili e Giannini, anche i colleghi Alfonso Ielasi, Nadia Barranca e Federico Sanguettoli che hanno portato a termine il posizionamento per via percutanea della nuova valvola all’interno della tricuspide nativa prolassata della paziente. Il device ha permesso di risolvere l’insufficienza tricuspidale con un risultato considerato «ottimale». «La signora, dopo una breve degenza in terapia intensiva – riferiscono i sanitari – ha potuto lasciare l’ospedale per far ritorno in Calabria».
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