Mamma Giorgia e l’aberrante paradosso di Assisi
di Ennio Stamile

Mi auguro che la volta della Basilica superiore di Assisi non torni a crollare. In questi giorni pensavo di averle viste e sentite tutte. Mai e poi mai, però, mi sarei immaginato che “mamma Giorgia Meloni” si sarebbe presentata ad Assisi nel giorno del Santo Patrono d’Italia, brandendo un ramoscello di ulivo. Sul sagrato della Basilica, all’inizio delle prime contestazioni nei suoi confronti ha avuto la sfacciataggine di ricordare come: «San Francesco insegnava il rispetto dell’ascolto, il rispetto del comprendere le ragioni degli altri».
Mi sia consentito di porgere a mamma Giorgia alcune semplici domande: ma il rispetto dell’ascolto e del comprendere le ragioni degli altri vale solo per lei, oppure vale anche per tutti i componenti della Global Sumud Flotilla, tacciati di ogni sorta di infamanti accuse? Vale anche per le centinaia di migliaia di persone di ogni estrazione sociale che ieri hanno sfilato per le strade d’Italia? Studenti di ogni ordine e grado dai più piccoli ai più grandi; papà e mamme di famiglia, donne in stato di attesa, professionisti, sindacalisti, politici, semplici lavoratori. Persone che abitano la quotidianità e molte di queste fanno fatica a raggiungere la terza settimana e che per giunta hanno rinunciato a una giornata di stipendio pur di gridare ad alta voce il loro NO pieno ed incondizionato ad ogni forma di violenza e di genocidio contro il popolo palestinese, accusate di voler fare solo un lungo weekend.
Altra domanda: il rispetto dell’ascolto e del comprendere le ragioni degli altri vale solo per lei oppure vale anche per coloro che sono stati accusati di terrorismo da una sottospecie di ministro ultraortodosso del governo criminale di Netanyahu? Forse non meritavano ascolto e rispetto quei cittadini italiani verso i quali il governo fantoccio di Trump a guida Meloni, né il suo pavido e insignificante ministro degli esteri, hanno avuto il coraggio di spendere la ben che minima forma di protesta nei confronti di un vero terrorista quel è il ministro Ben Gvir? Forse non meritano rispetto e ascolto le grida di uomini, donne e bambini calpestati come formiche dalla furia di un governo oltranzista sionista che considera i palestinesi semplicemente non persone umane?
Mi permetto di dare qualche piccolo suggerimento biblico a mamma Giorgia, che tra l’altro si definisce “cristiana”: come insegna l’apostolo Paolo di Tarso, maestro in Israele, prima della sua conversione al cristianesimo, fides ex auditu (Rom 10,17). Tradotto per chi, come direbbe un altro romano verace come Francesco Totti “non ha studiato inglese”, significa che la fede dipende dall’ascolto, della Parola di Dio ovviamente, non da quella di Trump che si crede una specie di nuovo messia.
Come insegnano molti esegeti, tra questi diversi rabbini contemporanei (non sionisti ovviamente), lo statuto antropologico dell’uomo biblico è la stranieritudine. Nel corso di tutto il Sacro Testo “ama il prossimo tuo come te stesso” appare solo due volte, a fronte di quell’ “Ama lo straniero” che viene ripetuto nell’Antico Testamento ben quaranta volte. Il Libro del Levitico (19,34), solo per citarne una tra queste, ricorda agli israeliti: «Lo straniero che soggiorna fra voi, lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto». Prosegue al cap. 25,23: «Le terre non si venderanno per sempre; perché la terra è mia, e voi state da me come stranieri e forestieri».
In virtù di quell’ascolto e rispetto invocato mi permetto un altro suggerimento a mamma Giorgia, anche se paradossalmente so già che non saranno ascoltati. Dovrebbe con attenzione e rispetto ascoltare Moni Ovadia, uno dei grandi maestri e tra i pochi ebrei ad alzare la voce contro i sionisti: “la terra promessa non è la terra degli uomini. Ecco il grande equivoco: i sionisti hanno scambiato la terra promessa per una promessa di terra, perché sennò il buon Dio non ripeterebbe ogni piè sospinto la terra e mia: li haaretz”, e cita il versetto 23 del capitolo 25 del Levitico ricordato sopra. Aggiunge, poi, una frase che per molti ebrei oltranzisti risuonerà aberrante: “uno Stato ebraico per me è un abominio, perché la terra di Israele, la Terra Santa – io in questo mi allineo con gli ortodossi antisionisti – potrà darsi solo quando arriverà il messia ebraicamente parlando. Non sarà assolutamente una Nazione nazionalista, sarà una terra dove si vive da stranieri tra gli stranieri”.
Una grazia la chiedo oggi a San Francesco, anzi due: che ci sia pace in ogni luogo dove si sperimenta il dramma della guerra; e che Giorgia facesse solo e unicamente il “mestiere” più nobile del mondo: la madre.
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato