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I fratelli Cobianchi, l’affare in Sardegna “bloccato” con le minacce di Bellocco: «Ci parlo io, gli spacchiamo la testa»

C’è una storia, risalente al 2023, che lega i due ultrà laziali arrestati e il rampollo calabrese ucciso da Beretta lo scorso anno

Pubblicato il: 12/10/2025 – 6:56
di Giorgio Curcio
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I fratelli Cobianchi, l’affare in Sardegna “bloccato” con le minacce di Bellocco: «Ci parlo io, gli spacchiamo la testa»

LAMEZIA TERME C’è un filo, neanche troppo sottile, che lega i fratelli ultrà della Lazio, Leopoldo e Alvise Cobianchi, e gli ormai ex-vertici della tifoseria interista Andrea Beretta e il defunto Antonio Bellocco, il rampollo dell’omonimo clan di ‘ndrangheta calabrese ucciso proprio da Beretta il 4 settembre dello scorso anno. I dettagli erano già emersi dalle carte dell’inchiesta “Doppia Curva”, quella della Distrettuale antimafia di Milano che lo scorso anno decapitò il tifo ultrà di Inter e Milan a “San Siro”, scoprendo presunti legami – più o meno presunti – con frange della ‘ndrangheta calabrese stabilitesi a Milano ormai da molto tempo e i cui tentacoli si erano allungati, e di molto, tra gli spalti del Meazza.
I due fratelli – secondo l’inchiesta – avrebbero cercato di allargare il loro campo d’affari legato allo spaccio e introdursi in altri settori, come gli appalti a Cortina in vista delle Olimpiadi invernali, vantando e sbandierando l’amicizia con Diabolik, usata per presentarsi come boss della malavita romana.

L’affare in Sardegna

In mezzo un affare in Sardegna, l’acquisto e la gestione di un locale sulla spiaggia “Liscia Ruja” di Porto Cervo, territorio di Arzachena. I primi dettagli emergono dal 9 giugno del 2023 quando le immagini della telecamera di videosorveglianza posizionata a Pioltello, all’esterno del bar di pertinenza di Andrea Beretta, gli inquirenti riescono ad intercettare un incontro avvenuto tra Antonio Bellocco e un altro soggetto che aveva chiesto un incontro al calabrese per discutere di un problema di un suo amico, un soggetto sardo. Quest’ultimo, infatti, aveva effettuato l’investimento ma, dopo l’affare, lamentava di aver subito atti ostili e intimidazioni da parte dei due fratelli romani Leopoldo e Alvise Cobianchi, riconosciuti all’epoca come «operativi nel mondo della tifoseria ultras interista (Boys), e quindi conosciuti molto bene da Beretta».

L’intromissione di Antonio Bellocco

Il “caso” sarebbe stato poi affrontato nel pomeriggio, alla presenza del duo Bellocco-Beretta e altri “soci”. In questa occasione – come ricostruito dagli inquirenti milanesi – sarebbe stato Beretta a telefonare su WhatsApp Leo Cobianchi. «(…) dice che gli avete fatto delle prepotenze, ok? Il ragazzo quello della spiaggia… e noi abbiamo di mezzo un nostro carissimo amico che è qua…», spiega l’ex capo ultrà dell’Inter al romano. Più perentorio – per usare un eufemismo – il tono di Antonio Bellocco. «(…) si devono spostare, o in un modo o in un altro… gli spacchiamo la testa a lepre e lo lasciamo qua, lo mettiamo in qualche bidone dell’immondizia (…) si devono prendere il suo e si spostano…». Così, sempre su iniziativa del calabrese, come ricostruito dagli inquirenti, i presenti «decidevano di accorciare i tempi e convocare coloro che avevano subito “le prepotenze” per la domenica successiva», così da capire cosa fossa davvero accaduto e poter rispondere in modo appropriato. «(…) dobbiamo affondare quel fetentone… se tu gli fai capire che c’è la famiglia…».

«Con Alvise e Leopoldo ci parlo io, non ti preoccupare…»

Così, il 10 giugno del 2023, Bellocco si reca all’aeroporto di Linate a prelevare “il sardo”. Una volta in auto, il calabrese spiegava al “sardo” che «avrebbe loro assicurato la presenza, in Sardegna, di una sua persona di fiducia», annotavano gli inquirenti nell’ordinanza. «…gli diamo l’appartamento più…duemila euro…la macchina…», questi i dettagli alla base dell’accordo, così come erano riusciti ad intercettare gli agenti della Mobile. Qualche giorno dopo Bellocco e Beretta individuano la controparte sarda, al quale il calabrese, in una telefonata, spiega: «(…) mi stanno dicendo che sei lì nei locali ad Arzachena a fare casino al ragazzo (…) il ragazzo è con noi, Domenico lavora con noi (…) con i nostri fratelli di Roma ci andiamo a parlare martedì… noi vogliamo lavorare… vogliamo da lei più soldi che hanno messo i due fratelli… daremo i soldi a questi qua dietro per chiudere questa problematica qua…». E ancora: «Con Alvise e Leopoldo ci parlo io, non ti preoccupare… digli di prendersi le cose e andarsene che stiamo andando là e lo scanniamo…». 

Le dichiarazioni di Beretta

Ad inchiodare i due fratelli ci sono poi le dichiarazioni rese proprio da Beretta quale collaboratore di giustizia. Beretta, in particolare, ha confermato la sua conoscenza di entrambi i fratelli Cobianchi Leopoldo ed Alvise «maturata nell’ambito delle tifoserie di calcio organizzate, perché Beretta capo della curva nord dell’Inter e i Cobianchi parte della curva nord della Lazio, essendo le due curve gemellate, ed essendo i due fratelli legati a Fabrizio Piscitelli, alias “Diabolik”, capo-ultras della Lazio ucciso in un agguato del 7 agosto del 2019. Inoltre Beretta ha raccontato che i suoi ultimi contatti con i Cobianchi avevano riguardato la gestione di un locale in Sardegna, il “CHIRlNGUITO”. L’ex capo ultrà dell’Inter che, a proposito del locale, c’era stato l’interesse di un imprenditore che aveva chiesto proprio l’intervento di Beretta per “mediare” con i due fratelli Cobianchi, poi ritiratisi dall’affare dopo l’intervento dello stesso Beretta con l’appoggio di Antonio Bellocco, indicato quale «esponente della criminalità organizzata». (g.curcio@corrierecal.it)

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