La Calabria vista da chi resta. «E’ la terra che mi ha scelto e dove ho deciso di vivere»
Christian Zuin ha origini tedesche, una vita spesa in giro per il mondo. «Cinque anni fa sono arrivato in Calabria e non sono andato più via»

RIMINI Calabria terra di partenze. Siamo abituati alle immagini che puntualmente riempiono i social al termine delle vacanze estive o natalizie: giovani con la valigia in mano, diretti verso il Nord Italia o all’estero. Cervelli in fuga, in cerca di una opportunità, spezzano la catena della restanza. Ma qualcosa può cambiare e forse qualcosa sta già cambiando. Un nuovo movimento silenzioso, non sorretto da numeri e statistiche ma da volti e storie attraversa la Calabria. C’è chi sceglie di restare, dopo essere arrivato in Calabria quasi per caso, e scommette su una terra dove è possibile creare valore dove gli altri vedono solo limiti.
Tedesco, con accento settentrionale e cuore calabro
L’incontro con Christian Zuin al TTG di Rimini è casuale. La sua storia merita di essere raccontata. «La Calabria è la terra che mi ha scelto e dove ho scelto di vivere». Raccontaci meglio. «Nel 2020, dopo tanti viaggi in giro per il mondo, mi ritrovo in Calabria per motivi di lavoro. L’idea era fermarsi per una stagione e poi invece ho avuto la sensazione di poter fare qualcosa di importante». L’accento di Christian tradisce origini diverse. «Forse l’accento è l’unica cosa che mi rimane di non calabrese. Sono tedesco di nascita, da padre italiano e madre tedesca. Però la Calabria è tatuata sulla mia pelle, la sento dentro».
Fare impresa
Zuin è titolare di un’agenzia di comunicazione e marketing e si occupa di progettazione per il turismo e di promozione territoriale. «Ci occupiamo solo della Calabria più autentica, un tesoro da valorizzare e che può diventare il motore del futuro». Christian ha le idee chiare e sul turismo la posizione è netta: «Tutto è migliorabile e c’è sempre margine di crescita. Sfatiamo il mito dell’impossibilità di creare sinergie e reti tra operatori. In cinque anni ho toccato con mano la possibilità di un cambiamento». Qualcosa però non va. «Forse la classe imprenditoriale non ha ancora una reale consapevolezza delle potenzialità offerte dal settore e non comprende a pieno la validità di alcune azioni, penso ad esempio all’aumento dei voli da e per la Calabria». Per Zuin le aree interne non sono margini, ma il cuore pulsante di comunità che resistono, di identità che non vogliono spegnersi, di patrimoni naturali e culturali che possono ancora diventare futuro. «Il turismo non è solo business, ricordiamoci che la Calabria non è una terra da “vendere”, non si parla di una bella camera, di un resort o di un buon piatto ma di un luogo meraviglioso, della sua cultura, delle radici, di un popolo. Non parliamo quanto necessario di turismo delle radici. Milioni di persone di origine calabrese nel mondo aspettano solo di tornare, ma i nostri borghi restano vuoti. Se non capiamo l’importanza delle radici, continueremo a parlare di turismo come di un’occasione persa». (f.benincasa@corrierecal.it)
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