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All’Unical operano 89 studiosi tra i migliori al mondo. La nuova Regione perché non si affida a loro per trasformare la Calabria?

Ci sono storie significative. Fior di ricercatori riconosciuti possono aiutare a governare una nuova fase di riscatto

Pubblicato il: 14/10/2025 – 15:09
di Paride Leporace
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All’Unical operano 89 studiosi tra i migliori al mondo. La nuova Regione perché non si affida a loro per trasformare la Calabria?

RENDE Desta positiva impressione apprendere che ad Arcavacata all’Università della Calabria cresca ancora la presenza di cervelloni per ricerca e carriera. L’ultima classifica con alloro pregiato viene dall’Università di Stanford che ogni anno calcola curriculum e l’impatto sulla ricerca contando citazioni scientifiche e studi d’eccellenza.
Siamo aumentati di 14 ricercatori sommandone in tutto 89 che possiamo definire tra i migliori del mondo senza cedere a facili entusiasmi. E la conta riguarda soltanto l’area scientifica perché la classifica specialistica non si applica nelle materie umanistiche e sociologiche che ad Arcavacata non mancano di qualità. Sono presenze autorevoli, molte di lungo corso, ma fa piacere contare che le new entry riguardano ben 17 docenti che vanno ad aggiungere qualità totale tra chi decide di studiare e a far ricerca sul lungo ponte dei saperi di Arcavacata.
Alcuni tra coloro che hanno aumentato il valore dell’impresa sono nomi celeberrimi come George Gottlob che già ha meravigliato il mondo decidendo di proseguire i suoi studi sull’Intelligenza Artificiale abbandonando Oxford preferendo il meteo e i tempi di Paola da coniugare con i laboratori di Rende. Sta nella classifica con il rettore in uscita, suo vecchio amico Nicola Leone, il quale ora si appresta a tornare alla ricerca a tempo pieno avendo molto più tempo a disposizione.
Ci sono storie significative tra gli 89 ricercatori che regalano questo fiore all’occhiello dell’Unical. Prendiamo Mario Alviano, 42 anni di Vibo Valentia. I primi rudimenti di informatica li apprende in un Istituto tecnico di Catanzaro. Per nostra fortuna decide di studiare a Cosenza formandosi anche a Vienna che è nostra gemellata in questi studi. La sua tesi di laurea è stata premiata nel 2008 come la migliore italiana dedicata all’Intelligenza Artificiale, quattro anni dopo la sue tesi di dottorato è giudicata tra le migliori tre d’Europa, a 40 anni è diventato professore ordinario della nostra Università. Segnaliamo a chi vuole conoscere buone storie di restanza con uno sguardo sul mondo. E non si tratta solo di informatica e algoritmi. Anche la neocostituita medicina ne somma ben otto di ricercatori d’eccellenza, tra loro anche il cardiochirurgo Ciro Indolfi che ha scelto da poco Arcavacata per migliorare le sue performances e valorizzare meglio i suoi studi.
C’è comunque uno iato tra questo strepitoso risultato e le impietose classifiche che pongono la Calabria in troppe classifiche da ultimo posto e nell’immagine di una regione isolata lontana da tutto e tutto.
Ora che la Regione si appresta a rinnovarsi nelle sue strutture decisionali non ci si scervelli soltanto ad equilibrare bilancini del potere e del comando. In Calabria fior di studiosi e ricercatori riconosciuti possono aiutare a governare una nuova fase di riscatto.
Il rinnovato presidente, laureato all’Unical, conosce quell’ambiente ed ha anche un buon rapporto con il rettore uscente.
Scelga consulenti ed esperti tra questi cervelli ma non una tantum, organizzi una rivoluzione di sistema con le competenze che vincano sull’improvvisazione. Per le derelitta Sanità calabrese dai Lea inefficienti, per prevenire la Xylella e modernizzare l’agricoltura ancora meglio di quello che hanno attuato imprenditori coraggiosi, mettiamo a sistema le alte competenze che abbiamo. I piani strategici di programmazione e spesa dei fondi europei possono avvalersi maggiormente di questa efficienza così curata ad Arcavacata e che altra ne ha in altri atenei calabresi che pur non raggiungendo questi risultati collettivi non manca di altre individualità eccellenti. E’ di queste ore un importante finanziamento alla Mediterranea di Reggio Calabria che va a costruire un campus che ricorda l’esperienza di Arcavacata. Non possiamo continuare ad essere una regione dove si contano 13 ambulanze in fila al Pronto soccorso come si denuncia in queste ore a Cosenza. Leggo che nella Crotone dall’ambiente avvelenato il Comune ricorre al Tar per impedire l’ampliamento di un grande impianto deciso dalla Regione. Eppure sono dello stesso stesso sentimento politico le due amministrazioni. Invece di perdere tempo il Piano di rinascita e bonifica ambientale di Crotone non sarebbe meglio affrontarlo con studi di settori affidati ai nostri esperti e scienziati?
La narrazione governativa romana ci racconta di un Mezzogiorno in controtendenza. Purtroppo i calabresi non lo percepiscono questo grande balzo. Non sono questioni ideologiche o di appartenenza. E neanche di tecnocrazia da far prevalere sulla politica. Serve una politica differente, in senso ampio. Saper valorizzare i saperi di Arcavacata e delle università calabresi al servizio del riscatto dei calabresi dovrebbe essere un imperativo che potrebbe finalmente farci incamminare su una buona strada. Proviamoci. (redazione@corrierecal.it)

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