L’anatema di Mons. Savino: «Il nostro Dio non è quello dei mafiosi, ‘ndrine e massoneria sono legate»
Il vescovo di Cassano: «Quando diventa alleata del potere, la Chiesa perde»

RENDE «Mafie e vangelo sono incompatibili». Non usa mezzi termini, come sempre, monsignor Francesco Savino, vicepresidente Cei per il Sud e vescovo di Cassano allo Ionio, chiudendo la sessione pomeridiana del convegno su simbologie tra Chiesa e ‘ndrangheta. Ad ascoltarlo ci sono gli studenti dell’Istituto superiore di Scienze religiose “San Francesco di Sales”, accorsi anche per sentire l’interessante relazione del saggista palermitano Augusto Cavadi – un excursus sull’intreccio secolare tra simboli mafiosi e religiosi, tra Michele Greco autoproclamatosi “Papa” e boss minori che la gente riconosceva come «padreterno» – e soprattutto il saluto del vescovo metropolita di Cosenza-Bisignano don Gianni Checchinato dopo l’infortunio occorsogli in mattinata.
Savino parte dai temi macro («le democrazie occidentali sono a rischio autocrazia attraverso la propaganda») e poi, su assist di Cavadi, menziona l’attualità dell’Enciclica di Papa Leone sulla povertà contro «la centralità del danaro e la massimizzazione del profitto».
Poi i temi legati al convegno: «Per una teologia dell’antimafia – ammonisce il vescovo di Cassano – dobbiamo capire bene qual è il Dio dei mafiosi: onnipotente, interventista e vendicativo, “padrino e padrone”. Il nostro Dio non è questo, è misericordioso e aiuta gli ultimi». Savino tuona contro la «manipolazione dei sacramenti e l’utilizzo incestuoso della simbologia mafiosa» e al riguardo cita il rito battesimale della goccia di sangue sull’immagine di San Michele Arcangelo, ma anche contro quella che definisce la «spettacolarizzazione della devozione – da distinguere dalla fede – come nelle processioni in cui i mafiosi cercano di legittimarsi come benefattori». Al proposito racconta di quando nella sua Bitonto disse che le offerte dei boss erano «soldi erano maledetti» e ne seguirono gesti dimostrativi per il padre e un nipote, «ma rifiutai la protezione» aggiunge. E rilancia la scomunica di Papa Francesco in Calabria nel 2014, tema a lui particolarmente caro. «Se la chiesa si allea con il potere ha la peggio. Massoneria – deviata e non – e ‘ndrangheta in Calabria sono strettamente legate, ho avuto anche confessioni in merito». (EFur)
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