Cosenza, gli arresti e il vuoto di potere: un «nuovo gruppo» pronto a prendere il comando
I blitz “Reset” e “Recovery” azzerano i vertici dei clan. L’esigenza è «avere una luce che li segue in tutti gli affari illeciti»

COSENZA L’operazione nome in codice “Reset” scatta il primo settembre 2022. I sodalizi criminali sono in subbuglio, gli arresti azzerano i vertici delle principali consorterie insistenti a Cosenza e nell’hinterland bruzio e il vuoto di potere si trasforma in una ghiotta occasione per chi ipotizza di poter prendere il controllo delle attività illecite. Gli spazi lasciati vuoti devono essere “occupati” e i sodalizi si muovono per riorganizzarsi (ne abbiamo parlato qui).
La circostanza è stata oggetto di analisi da parte di Rocco Silvestri, ispettore Capo della Polizia di Stato in servizio alla squadra mobile di Cosenza. E’ lui uno dei testimoni chiamati a ricostruire l’attività investigativa, svolta in seno alla maxi inchiesta contro la ‘ndrangheta cosentina al centro del procedimento celebrato con rito ordinario scaturito dall’inchiesta “Recovery“: considerata dalla Dda una costola di “Reset”. Le udienze del processo riprenderanno questa settimana.
Il vuoto di potere
Silvestri, in Corte d’Assise a Cosenza, analizza la situazione di vuoto di potere venutasi a creare nella galassia criminale bruzia per via dei blitz coordinati dalla Distrettuale Antimafia e cita – in aula – un passaggio di una telefonata intercettata nel gennaio 2023. «…avevano bisogno di qualcuno che andasse lì a fare da riferimento, che portasse di nuovo un po’ di tranquillità a tutti questi gruppi che avevano perso il comando». L’ispettore si è occupato di monitorare e ricostruire l’attività del presunto gruppo Sganga. «Iniziamo a seguire Gianfranco Sganga quando lui è sottoposto alla misura degli arresti domiciliari nell’ambito della operazione “Overture”». Al termine di quel processo di primo grado, Sganga è condannato a 6 anni e 2 mesi, in appello la pena è stata ridotta a 5 anni.
Nel corso di questa attività di indagine abbiamo accertato che intorno a Sganga c’erano diversi soggetti che gravitavano intorno a lui e c’erano tutti quanti, c’erano quelli addetti allo smercio di sostanza stupefacente». Da quanto emerso, Sganga avrebbe ricevuto «diverse telefonate, o lui o la sua compagna dell’epoca, chiedevano aiuto a lui per dei fatti che erano successi». A febbraio del 2021, l’imputato nel processo “Recovery” riesce a «spostarsi agli arresti domiciliari a Nocera Terinese, dove viene affittato un appartamento all’interno di un residence (…) e qua notiamo che all’interno si porteranno diversi soggetti ad incontrarlo nel corso del tempo». Chi indaga ritiene che Sganga stesse «cercando, per quello che noi abbiamo intercettato, di ritornare su Cosenza per poter sostituire questo vuoto di potere».
L’idea di formare un gruppo
E’ il 23 febbraio 2023, questa volta l’ispettore di polizia riferisce di una intercettazione ambientale all’interno di una autovettura con all’interno due soggetti. «Loro parlano di Sganga come personaggio che vuole rafforzare il suo gruppo e quindi iniziare a ritornare a Cosenza per avere una luce che li segue in tutti gli affari illeciti». Chi ha svolto le indagini, ricostruisce – grazie alle intercettazioni – la volontà che Sganga avrebbe manifestato nel voler creare un gruppo tutto suo. In una conversazione – riportata in aula – il discorso degli interlocutori captati è riferito e riferibile agli altri clan. Sganga gli dice: «a noi non ce ne frega niente degli altri. L’importante è che a noi ci lasciano lavorare e non ci devono dare fastidio». Si parla anche di tempi passati e si pensa al futuro, «dobbiamo pensare che ci sono dei tempi nuovi». Ed ancora, «non ci devono dare fastidio. Se no siamo i ragazzi più buoni del mondo. E basta. Noi non ci facciamo i cazzi nostri e loro si possono prendere Cosenza e provincia e tutto il resto.”». Questa frase – per gli investigatori – è quella ritenuta più importante perché svelerebbe le intenzioni di Sganga intenzionato – questa l’accusa – a «sviluppare il proprio gruppo e basta che nessuno gli vada a dar fastidio per il resto». (f.benincasa@corrierecal.it)
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