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Il voto in Italia tra analfabetismo funzionale e perdita della memoria

Chi si arrende al “chi ci putimu fa” dovrebbe allenare la memoria

Pubblicato il: 23/10/2025 – 20:01
di Ennio Stamile
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Il voto in Italia tra analfabetismo funzionale e perdita della memoria

Appena iniziata l’era dell’intelligenza artificiale, l’Italia, secondo una recente indagine, fa i conti con “l’analfabetismo funzionale”. Circa il 37% degli adulti (tra i 25 e i 64 anni) ha competenze alfabetiche insufficienti, superando la media dell’OCSE. Un consistente numero di cittadini italiani, pur sapendo leggere, non sono in grado di comprendere e utilizzare informazioni di base nella vita quotidiana, con un riflesso negativo non solo sulla competitività economica del nostro Paese, ma anche sulla partecipazione civica. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, festeggia i tre anni di governo, credo non sia un caso se, nonostante le tante promesse fatte e non mantenute durante la campagna elettorale – un comportamento a dir poco adulatorio nei confronti dell’America di Trump, una mancata presa di posizione netta circa il genocidio avvenuto a Gaza, le sporadiche apparizioni in Parlamento e in conferenza stampa, con un atteggiamento di costante fuga dinanzi alle domande dei giornalisti che si sceglie con molta oculatezza (cfr. Bruno Vespa) – il suo partito mantenga un indice di gradimento invariato rispetto a tre anni fa tra il 30 e il 31%. La maggior parte dell’elettorato di Fratelli d’Italia, a mio sommesso avviso, rientra in questa categoria di cittadini che leggono poco e non riescono a interpretarlo criticamente. Vorrei ricordare che l’etimo del termine “critica”, sia nella forma di sostantivo, senza scomodare le opere di E. Kant (critica della ragion pratica, della ragion pura e del giudizio), che nella forma verbale deriva dal greco “κρίνω” (kríno), che significa appunto giudicare, distinguere, discernere. Anche il nostro dialetto calabrese conserva il termine “u crivu”, per indicare il setaccio, con chiaro riferimento al termine greco. D’altronde, non dovremmo mai dimenticare che siamo stati per diversi secoli “Μεγάλη Ἑλλάς”, ovvero, “Magna Grecia”. Plinio il Vecchio, nella sua opera Naturalis historia, scriveva: «a Locri inizia la costa d’Italia detta Magna Grecia…il giudizio dei greci [sull’Italia] fu tale che chiamarono una piccola parte di essa Grande Grecia!».
Occorre che i tanti presi da quel sentimento atavico e sempre latente del chi ci putimu fa, esercitino spesso la loro memoria. Mi rendo conto, però, che diventa un impresa titanica per coloro che non hanno capacità di interpretare criticamente gli eventi, esercitare la memoria. Proverò, pertanto, a sovvenire a questo loro bisogno. Iniziamo da uno dei temi che più sta a cuore agli italiani, la legge Fornero. Matteo Salvini, con tanto di enfasi, come suo solito, era arrivato a dire che “autorizzava tutti a spennacchiarlo qual ora non fosse riuscito, una volta al governo, a modificarla”. Ebbene, dopo tre anni la legge Fornero più viva che mai anzi peggiorata perché si andrà in pensione a sessantasette anni. Sempre per rimanere in tema di pensioni, avevano promesso di elevare quelle minime a mille euro, ma niente rimangono le stesse; idem per le accise sui carburanti, dove sia Salvini che la Meloni tuonavano ritenendole ingiuste; poi il blocco navale che si è miracolosamente trasformato nel centro di accoglienza dei migranti in Albania per una spesa complessiva prevista in cinque anni di 680 milioni di euro. Nel solo 2024 sono stati spesi di 130 milioni per 111 migranti ospitati, più di un milione di euro al mese per migrante. L’inflazione è salita a dismisura aumentando il costo della vita, ma gli stipendi hanno il medesimo valore di acquisto. Almeno una promessa, però, è stata mantenuta: la diminuzione della tasse! Udite, udite signore e signori, l’Irpef è diminuita di ben 40 euro l’anno, poco più di tre euro al mese. Il comico Sergio Giuffrida ha definito la Meloni una sorta “di incrocio tra Mario Monti, Mario Draghi e Mario Sechi”. Che dire, infine, del decreto sicurezza, della riforma giudiziaria e di quella del premierato, autentico schiaffo alla nostra democrazia, figlie di quell’humus culturale profondamente autoritario del Movimento Sociale Italiano, del ventennio guidato da Giorgio Almirante. Mi sento di condividere in toto il pensiero di Nello Rossi quando afferma che “ad ispirare le riforme costituzionali propugnate dal governo è la cultura – ereditata dal partito di Fratelli d’Italia – degli “esclusi” dall’elaborazione del patto costituzionale, i quali, pur collocando la loro azione politica nell’alveo della competizione democratica, si sono sempre sentiti “estranei” ai valori e agli equilibri culturali e istituzionali cristallizzati nel testo della carta fondamentale e si sono posti come avversari della Resistenza e delle forze politiche che hanno cooperato alla costruzione nel Paese della Repubblica democratica”. Insomma, l’attuale politica messa in atto dalla destra italiana si sta mostrando come una sorta di revanscismo. Viva Dio, la Patria e la Famiglia ma… A noi il potere.(redazione@corrierecal.it)

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