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AMBIENTE, TURISMO ED ECONOMIA

Tartufo, l’oro nascosto di Calabria da tutelare e difendere dai “pirati”

Una giornata ai Piani di Novacco (Saracena) dove la biodiversità del Parco nazionale del Pollino si mostra in tutta la sua potenza. Il prossimo weekend un evento alla Catasta di Campotenese

Pubblicato il: 26/10/2025 – 18:32
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Tartufo, l’oro nascosto di Calabria da tutelare e difendere dai “pirati”

SARACENA Un settore da tutelare con maggiori controlli che evitino condotte predatorie: è la raccolta del tartufo, che in Calabria presenta più di una zona ad altissima vocazione e nel prossimo weekend riproporrà un evento a tema, ai piedi del Pollino.
Piani di Novacco, nel territorio di Saracena e nel cuore del Parco nazionale, sono una di queste enclave con ben 200 specie, solo due delle quali edibili qui rispetto alle nove nazionali, ognuna con un calendario ad hoc che permette di rigenerare il sottobosco durante i mesi di fermo: l’uncinato – che si raccoglie da ottobre a gennaio – e il mesenterico, raccolto da settembre a marzo.
Gli altri tartufi presenti sono più coriacei e senza proprietà organolettiche, in dialetto da queste parti li chiamano “caciòlle“, ma «anche i non commestibili hanno una loro funzione nell’ecosistema» spiega il cavatore Luigi Donadio con il cane Rea (foto in basso), una lagotta che si arrampica tra rocce, balze e prati.

Regolamentare e controllare

Rea cerca un tesoro che non va spogliato indistintamente e con violenza. La settimana scorsa 35 persone sono state arrestate in Puglia per aver devastato il fondale, tra Molfetta e Barletta, con la pesca dei datteri di mare, molluschi vietati e rivenduti anche a 100 euro al chilo. Servirebbe per i “pirati del tartufo” la stessa repressione – al netto della carenza di risorse che nel territorio in cui ci troviamo conta non più di un paio di carabinieri forestali in una zona smisurata – oltre a gesti di “rispetto” nei confronti della natura: «Importantissimo anzitutto ricoprire il buco per tutelare l’ecosistema ed evitare di devastare il sottobosco e la tartufaia dissodando con la zappa» spiega Donadio, presente nel registro nazionale dei cavatori dopo aver sostenuto un apposito esame. Un accorgimento da sollecitare ai tanti “predatori” e pendolari che arrivano qui da tutto il sud e oltre.
Se Novacco, terreno di derivazione calcarea nel massiccio dell’Orsomarso, è zona di tartufo nero, nel Cosentino non manca il tartufo bianco nei pressi di Montalto Uffugo, dove si registrano particolari condizioni di terreno e umidità. Il legame con la terra è decisivo per il tartufo, una specie “simbionte”, come il porcino, ovvero che si lega alla radice dell’albero cui è “collegato” scambiando con esso il nutrimento – in questo caso con le faggete.  

Un territorio unico

Il Parco del Pollino si estende su un territorio di oltre 192mila ettari, equivalente a 200mila campi da calcio: seguito da Cilento e Abruzzo forma il podio nazionale, «tutto focalizzato al centro-sud, giusto per chi pensa che le montagne in Italia siano solo le Alpi…», sorride la guida Andrea Vacchiano che ci conduce nella meraviglia del foliage in un mondo a sé, dove il tartufo non è la sola attrazione: il lupo e la lontra sono razze in via di estinzione che proprio qui nel Pollino resistono e hanno riconquistato il territorio.
E poi il capriolo italico, geneticamente più prestigioso del selvatico che infesta i centri abitati e che ha trovato nel Pollino la sua “zona rifugio”, perdendo i palchi – quelle che comunemente vengono definite “corna” – proprio in questo periodo tra ottobre e novembre. I cieli del Parco sono solcati anche da 4 coppie di aquile reali, e ancora poiane, grifoni e una coppia di capovaccai (avvoltoi rarissimi) che si ferma nelle vicine gole del Raganello.
Tra i faggi che generano e “nutrono” i tartufi si  vedono cespugli di rosa canina: «Prima dell’arrivo del pomodoro – racconta Vacchiano – il sugo si faceva con questa bacca ricca di vitamina C».

Il turismo e l’economia

Tra enogastronomia e ospitalità, il Parco del Pollino è una “porta” a chi arriva in Calabria da nord e racconta un modello virtuoso di turismo: la ciclovia richiama centinaia di bikers, i sentieri disegnati nei secoli sono battuti dagli escursionisti da tutta Italia e oltre, ed esperimenti come quello di Masistro, con area pic nic e parco avventura, sono una interessante proposta per il tempo libero e per tutte le età.
E poi c’è il tartufo, appunto. Il settore inizia ad avere anche ricadute economiche notevoli se si pensa ad attività come quelle firmate Sassone (Montegiordano) e Tomaino (Decollatura), imprenditori che hanno puntato sul tartufo dell’Appennino calabro-lucano e del Reventino, ma anche a una rete di botteghe che iniziano a radicarsi in tutta la regione.

La Truffle Experience della Catasta a Campotenese – Morano Calabro (sabato 1 e domenica 2 novembre escursioni, menù a tema, mostre, laboratori, musica e mercato) è la conferma della straordinaria biodiversità del Parco nazionale del Pollino: un’occasione per rafforzare quel legame speciale tra l’uomo e la natura ma soprattutto con il suo cane, rapporto riconosciuto dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità come “Arte della cerca e cavatura del tartufo”. (EFur)

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