«Sul Ponte schiaffo a Salvini e fallimento politico del governo»
Il centrosinistra esulta per lo stop della Corte dei Conti. Il Pd: adesso si fermino

ROMA “La decisione della Corte dei conti di non ammettere al visto di legittimità la delibera Cipess numero 41 del 2025 sul progetto del Ponte sullo Stretto è uno schiaffo in faccia a Salvini e un segnale chiarissimo che il governo non può ignorare. Sono numerose le irregolarità denunciate da istituzioni, esperti e realtà territoriali, e ora anche la magistratura contabile solleva seri dubbi di legittimità. È inaccettabile che un’opera di tale portata proceda nonostante i rilievi formali e sostanziali che continuano a emergere”. Così il capogruppo Pd in commissione Trasporti alla Camera, Anthony Barbagallo. “Ci appelliamo al giuramento di fedeltà alla Repubblica e alle sue leggi che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno solennemente prestato – aggiunge Barbagallo -. Non è possibile che un governo che si dice ‘patriota’ ignori i vincoli di legalità e trasparenza che fondano la nostra Costituzione”. Barbagallo poi conclude: “È un sonoro schiaffo a Salvini, il governo si fermi”.
Irto all’attacco
“La Corte dei Conti ha fermato il Ponte sullo Stretto, ma la responsabilità è tutta del Governo che continua a scambiare la propaganda per politica e i proclami per atti amministrativi”. Così il senatore del Pd Nicola Irto, capogruppo in Commissione ambiente e infrastrutture del Senato. “La mancata approvazione della delibera Cipess – aggiunge – non è un cavillo tecnico, ma proprio la prova che il progetto bandiera della destra è stato costruito in fretta, senza basi giuridiche solide e con una gestione delle risorse a dir poco opaca. Una illusione, come abbiamo più volte detto. Meloni e Salvini hanno venduto agli italiani un’illusione, mentre gli organi di controllo dello Stato certificano che non tutto quello che si annuncia nei talk show può diventare realtà per decreto”. “È un fallimento – conclude Irto – politico e istituzionale: mesi di conferenze stampa, slogan e passerelle e alla fine l’illusione si ferma davanti alla prima verifica di legittimità. Invece di cercare capri espiatori, il Governo dovrebbe fare autocritica e smettere la propaganda elettorale. L’Italia ha bisogno di serietà, non di cantieri fantasma”.
Bonelli contro Meloni
“La dichiarazione della presidente Meloni sulla decisione della Corte dei Conti sul Ponte è di una gravità inaudita, una vera e propria minaccia agli organi costituzionali del nostro Paese, una dichiarazione che rappresenta un colpo alla democrazia. La presidente ha minacciato organi costituzionali dello Stato di essere messi al bando solo perché non obbediscono al volere del governo, che dovrebbe rispettare le leggi e le direttive Europee, cosa che non ha fatto”. Così, in una nota, Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde.
Le critiche di Stasi
“In tutte le iniziative dei mesi scorsi ho ribadito che il Ponte sullo Stretto non si farà perché non riceverà le autorizzazioni previste dalla norma, esattamente come due anni fa dissi che il taglio del nodo di Tarsia era il primo passo per il taglio dell’Alta Velocità in Calabria. Il dato politico, tuttavia, non riguarda solo il Ministro Salvini, che su queste operazioni ha messo la faccia, ma soprattutto riguarda la totale inesistenza di politiche strategiche di Meloni e del suo Governo”. E’ questo il commento del sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi. “Non c’è una risorsa nazionale sulla quale – aggiunge Stasi – Meloni non abbia piazzato i suoi pretoriani e non c’è uno solo di questi asset strategici nazionali che non sia totalmente impantanato, dalle Ferrovie ad Enel. La bocciatura della delibera da 13 miliardi per il Ponte impone al Governo di rimettere i 10 miliardi sottratti dal fondo complementare al PNRR sull’Alta Velocità e sul Nodo di Tarsia, la più importante opera infrastrutturale per lo sviluppo della Calabria. Inoltre si riveda contestualmente la normativa sulla ZES totalmente stravolta dall’assurda impostazione del Governo che, come sempre alla carlona, piuttosto che valorizzare le aree strategiche ha annacquato la misura includendo tutto il Mezzogiorno, ma con gli stessi fondi di prima. Questa la ragione per la quale – lo ricordo a qualche senatore finto smemorato – sono saltati investimenti anche sul nostro territorio: a causa dell’inadeguatezza, o forse dell’assenza, delle politiche incentivanti del Governo. I fondi del Ponte restino al Sud, ma siano investiti in opere vere che garantiscono sviluppo alle comunità”.
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