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l’inchiesta reggina

Penalty, il sistema delle scommesse invisibili e l’espulsione “sbagliata” di Bellomo

Un pranzo a Sesto Fiorentino, piattaforme “.com” e vincite milionarie: l’inchiesta mostra la rete internazionale di scommesse e il cinismo degli indagati

Pubblicato il: 31/10/2025 – 18:50
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Penalty, il sistema delle scommesse invisibili e l’espulsione “sbagliata” di Bellomo

C’è un passaggio, nell’ordinanza Penalty, che apre uno squarcio sul lato più spregiudicato della vicenda: quello in cui il presunto sistema di frode sportiva si trasforma in una macchina di guadagno capace di muoversi oltre i confini italiani.
Il capitolo racconta come alcuni degli indagati (Luigi Catanoso, arbitro della sezione Aia di Reggio Calabria; Giampiero Reale e Tommaso Reale, padre e figlio, imprenditori toscani nel settore del betting; Giancarlo Leone Fiumanò e Lorenzo Santoro, considerati i referenti calabresi del gruppo) avrebbero tentato di sfruttare le piattaforme “.com” per trasformare le partite manipolate in vincite difficili da rintracciare. Secondo gli inquirenti, la frode non si fermava alla corruzione dell’arbitro o all’espulsione pilotata. Il colpo di genio – o di cinismo, a seconda dei punti di vista – era puntare sull’evento truccato attraverso siti stranieri non autorizzati in Europa, dove nessun controllo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli poteva arrivare. Le scommesse partivano da account fittizi, spesso registrati su server con sede in Asia o nell’Est Europa. «Giocavano su piattaforme vietate, con dominio “.com” – scrivono gli investigatori – al fine di incrementare i profitti e ridurre ogni rischio di tracciabilità».

Il pranzo che tradisce

Un momento chiave, ricostruito dagli atti, è il pranzo del 27 giugno 2024 a Sesto Fiorentino. Catanoso e Fiumanò, arrivati dalla Calabria, incontrano Tommaso Reale, figlio del titolare dell’agenzia di scommesse. È lì che si parla senza troppi giri di parole di giocate su piattaforme estere.
«Su Vegas gli ho dato venti… quelle le ha prese lui», dice Tommaso Reale, mentre Catanoso annuisce e chiede se il sito “paghi in contanti o con bonifico”. Poco dopo interviene Fiumanò, preoccupato per un ritardo nei pagamenti: «Se li chiudi, dimmelo, lo tengo corto a corto per farti mandare i soldi».
Nomi e cifre non sempre sono chiari, ma per gli inquirenti il riferimento è alla piattaforma Vegas.com, un sito offshore che permetteva di scommettere anche su incontri dei campionati italiani, pur essendo tecnicamente fuori giurisdizione. Quella conversazione, spiegano gli investigatori, si collega a un’altra intercettazione in cui i protagonisti discutono di una puntata su Betside, un portale polacco: «Con Leo Palamara abbiamo vinto settantamila euro», si vanta uno dei presenti, aggiungendo che a lui “sono rimasti trentadue”.

Dalla serie B ai campionati giovanili

Il documento chiarisce come le partite oggetto di interesse spaziassero dai tornei Primavera fino alla serie B. In un caso, il gruppo avrebbe scommesso sulla gara Hellas Verona Under 19 – Cagliari Under 19 del 19 maggio 2024, dopo aver “convinto” l’arbitro a orientarne l’esito. Tutti, quel giorno, si trovavano fisicamente nell’agenzia GoldBet di Sesto Fiorentino, ma nessuna giocata risultò effettuata nei sistemi ufficiali italiani. Un’anomalia che, secondo la relazione della Guardia di Finanza, «lasciava presumere che le puntate fossero state veicolate su siti .com», dove non occorre registrare un conto a proprio nome e le vincite possono essere redistribuite in contanti o tramite carte prepagate.

L’espulsione “sbagliata” e i problemi con i regolamenti

In un’altra conversazione dello stesso 27 giugno, i protagonisti commentano un episodio curioso della Serie B: l’espulsione di Nicola Bellomo durante Ternana-Bari del 23 maggio 2024. Il calciatore, in panchina, si era fatto cacciare per una lite con un raccattapalle. «Avete puntato sull’espulsione?», chiede Catanoso. «Sì, ma non ho riscosso – risponde Reale Tommaso – perché il sito pagava solo per quella in campo, non dalla panchina».

Un mercato parallelo

Gli investigatori parlano di «due gruppi criminali» che avrebbero agito «anche mediante piattaforme non autorizzate in Europa». Non si tratta soltanto di corruzione sportiva, ma di riciclaggio tecnologico: i soldi delle combine, giocati su portali esteri, tornavano sotto forma di vincite “pulite”, difficili da contestare perché formalmente generate da scommesse lecite, solo non italiane. L’ordinanza non si spinge a quantificare i guadagni complessivi, ma il tenore delle intercettazioni suggerisce cifre importanti. Gli inquirenti citano vincite da decine di migliaia di euro e parlano di una “rete di contatti” che comprendeva soggetti con basi a Milano, Brindisi e perfino in Asia. In un passaggio, Tommaso Reale riferisce di un “ragazzo a Milano che lavora con i cinesi, ha un sito asiatico, si chiama HG”. (f.v.)

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