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Verso la resa dei conti

Falcomatà blinda Reggio: Brunetti verso la guida del Comune, rebus sulla MetroCity

Con la proclamazione a consigliere regionale del sindaco uscente, parte la transizione a Palazzo San Giorgio. Brunetti erede designato, ma la vera partita si gioca sulla Città Metropolitana

Pubblicato il: 04/11/2025 – 11:21
di Paola Suraci
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Falcomatà blinda Reggio: Brunetti verso la guida del Comune, rebus sulla MetroCity

REGGIO CALABRIA Con la proclamazione di Giuseppe Falcomatà a consigliere regionale, avvenuta il 31 ottobre, a Reggio Calabria non si apre soltanto una fase amministrativa: si apre una partita politica vera, che ridisegnerà il potere in città e dentro il centrosinistra. La scelta è definitiva: niente dimissioni. Falcomatà lascerà che l’incompatibilità segua il suo corso, e la decadenza arriverà in Aula (ancora non c’è però una data fissata), con giunta e Consiglio che resteranno formalmente in carica fino al 2026. Una decisione che evita il commissariamento ma non evita lo scontro politico che adesso si apre.
Il conto alla rovescia è già partito. I dieci giorni dalla proclamazione sono in corso e il passaggio in Consiglio sarà solo un atto formale. La vera partita si gioca prima: Falcomatà vuole lasciare un assetto che non consegni il controllo della città a figure non allineate, né al Comune né alla MetroCity.
È qui che si entra nel vivo. La transizione sarà tutt’altro che neutra. A Palazzo San Giorgio si prepara un rimpasto di giunta: una nuova distribuzione di deleghe, un riequilibrio interno che potrebbe anche includere l’uscita o lo spostamento di alcuni assessori considerati ormai “non in sintonia” con la linea politica del sindaco.
Il vicesindaco comunale, destinato a guidare l’ente fino al 2026, sarà il perno della nuova architettura. La sua scelta non sarà burocratica, ma politica: chi siederà su quella poltrona guiderà la città nei prossimi due anni, nel pieno dell’attuazione dei progetti Pnrr.
Secondo indiscrezioni sempre più solide, Falcomatà si prepara a confermare Paolo Brunetti come guida del Comune. Una scelta che non cade dal cielo, ma ha una logica politica precisa: Brunetti è stato già sindaco facente funzioni per quasi due anni, tra novembre 2021 e settembre 2023, durante la sospensione di Falcomatà dovuta alla Legge Severino, dopo la condanna in primo grado nel processo Miramare. In quei 22 mesi, Brunetti ha tenuto in piedi la macchina comunale, ha mantenuto coesione nella maggioranza e soprattutto non ha mai messo in ombra il sindaco sospeso. Questo elemento conta più di tutto: lealtà politica e continuità amministrativa.
Falcomatà non vuole che la sua uscita lasci spazio a nuove leadership improvvisate o centrifughe interne. Vuole evitare che la fase di transizione diventi un “liberi tutti”, e la figura di Brunetti rappresenta, in questo quadro, la continuità controllata, il punto di equilibrio tra ala istituzionale e equilibrio di coalizione.
Ma è alla Città Metropolitana che si giocherà la vera resa dei conti. Il vicesindaco metropolitano, come chiarito dal segretario generale Nucara, deve essere scelto tra i consiglieri metropolitani. E non è un dettaglio: significa che la reggenza non può finire automaticamente nelle mani del vicesindaco comunale. Ed è qui che si innesta il nodo politico più evidente: il rapporto ormai logoro con Carmelo Versace. Falcomatà non appare intenzionato a lasciare la MetroCity nelle mani di chi non gli è politicamente vicino. E proprio per questo, nei prossimi giorni, potrebbe arrivare una mossa chirurgica: una nuova nomina o un rimescolamento interno per modificare gli equilibri dell’ente metropolitano prima della decadenza.
Proprio per questo sulla Città Metropolitana, la partita è più complessa. Il nodo è la scelta del vicesindaco metropolitano che guiderà l’ente fino all’elezione del nuovo sindaco del capoluogo nel 2026. La legge, come noto, impone che quel ruolo possa essere ricoperto solo da un consigliere metropolitano.
È in questo quadro che si fa largo il nome di Giuseppe Marino, consigliere metropolitano del PD, figura politica considerata storicamente vicina a Falcomatà e già al suo fianco nelle fasi più delicate di questi anni.
Marino, contattato dal Corriere della Calabria, non conferma ma nemmeno chiude, lasciando intuire che la discussione è aperta e reale. E usa parole misurate ma significative: «Quando mi è stato chiesto di assumere un ruolo di responsabilità l’ho sempre fatto. Anche questa volta, se ci fosse una proposta, sarei pronto a mettermi a disposizione. Ma deve essere una scelta condivisa: non solo la volontà del sindaco, ma quella dell’intera maggioranza. Io posso garantire il mio contributo, ma sempre all’interno di una squadra». Un messaggio chiaro: disponibilità sì, ma solo in un quadro politico coeso. Marino non cerca la posizione, ma non la rifiuta. E soprattutto, rivendica un metodo: la reggenza della MetroCity non può diventare terreno di personalismi o di rese dei conti. Per Falcomatà, scegliere Marino significherebbe blindare la guida della MetroCity con una figura di fiducia, capace di tenere insieme le diverse componenti del centrosinistra e di garantire continuità nell’attuazione dei progetti più pesanti (PNRR, viabilità, edilizia scolastica, waterfront, porto e aeroporto). Ma proprio sul piano della fiducia e della continuità, il quadro non è così lineare. Il vicesindaco metropolitano Carmelo Versace – candidato alle ultime regionali nella lista Democratici e Progressisti a sostegno di Pasquale Tridico e da tempo figura autonoma rispetto agli equilibri del Partito Democratico – respinge con forza le voci di una frattura con Falcomatà.
Versace, contattato dal Corriere della Calabria, ha tenuto a chiarire che il clima, almeno sul piano istituzionale, resta collaborativo: «Le voci su una rottura non corrispondono al vero. Solo per fare un esempio: siamo andati insieme a Lamezia, alla riunione con Tridico subito dopo l’esito del voto, in totale tranquillità. Io mi sono candidato alle regionali prima della decisione di Falcomatà e soprattutto non sono tesserato PD: con le beghe interne al partito non c’entro nulla. Ad oggi, a me non è stato comunicato nulla e non si è parlato di cambi alla Città Metropolitana. Non c’è stata alcuna avvisaglia, né sulle deleghe né sulle funzioni». Una posizione che suona come messaggio politico doppio: nessuno strappo, ma anche nessun automatismo. Versace sostiene che non vi siano segnali di sostituzione imminente, ma allo stesso tempo rivendica la propria autonomia, lasciando intendere che eventuali scelte future dovranno essere esplicitate e motivate, non date per scontate. E dentro il centrosinistra lo sanno bene: la partita della MetroCity non è un dettaglio tecnico, è il cuore del potere territoriale. Non si tratta dunque solo di passaggi amministrativi, ma di una operazione strategica di successione politica. Falcomatà vuole evitare che la fine della sua sindacatura significhi anche l’inizio di una fase fuori dal controllo del suo campo. Il centrosinistra dovrà ricompattarsi, ma intanto il sindaco uscente si prepara a lasciare un campo ordinato, o quantomeno presidiato. Da ora in poi ogni mossa pesa. Le deleghe, le nomine, i toni. È il momento in cui si decide chi guiderà la transizione, chi resterà centrale e chi invece resterà ai margini. Anche in Regione i tempi si accorciano. La legge prevede che la prima seduta del Consiglio regionale si tenga entro 21 giorni dalla proclamazione, ma secondo quanto trapela dai gruppi consiliari l’insediamento potrebbe avvenire già la prossima settimana. Un’accelerazione che anticiperebbe anche la chiusura del percorso di decadenza e renderebbe immediatamente operative le nuove geometrie di comando a Palazzo San Giorgio e a Palazzo Alvaro. La Regione non è un ripiego: è il nuovo tavolo. Ma prima di sedersi, Falcomatà vuole chiudere la partita a Reggio. E non da spettatore. (redazione@corrierecal.it)

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