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la crisi a vibo

Perde pezzi la sanità vibonese, si dimette un altro medico. «Sistema ormai allo stremo»

Le dimissioni di Alberto Ventrice, urologo all’ospedale di Tropea, rilanciano l’allarme. «Serve un cambio di passo urgente»

Pubblicato il: 10/11/2025 – 17:09
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Perde pezzi la sanità vibonese, si dimette un altro medico. «Sistema ormai allo stremo»

TROPEA Continua a perdere pezzi la sanità pubblica vibonese, già in profonda crisi tra carenza di strutture, risorse e soprattutto di personale. Le ultime dimissioni sono quelle di Alberto Ventrice, urologo dell’ospedale di Tropea che ha deciso di rinunciare al proprio incarico lasciando il dottor Luca Cosentino come unico medico disponibile e con il carico di un’intera provincia. Vani, finora, i tentativi dell’Asp – commissariata per infiltrazioni mafiose – di invertire la rotta: pochi fondi da investire, programmazione a rilento e una crisi che sembra sempre più acuirsi. Pochi giorni fa la protesta dei pazienti all’ospedale di Serra San Bruno, seguita dalle dimissioni del dottor Ventrice a Tropea: entrambi segnali di una spirale negativa in cui è finita la sanità vibonese. E se per il 2026 è prevista la conclusione del nuovo – e tanto atteso – ospedale vibonese, il rischio è che diventi soltanto un contenitore vuoto, causa la fuga di medici, il poco personale e la difficoltà dell’Asp nel sopperire le carenze.

«Turni massacranti e carichi di lavoro eccessivi»

Le dimissioni dell’urologo hanno riacceso le polemiche intorno alla sanità vibonese. Per Riccardo Tucci, deputato del M5S, sono «l’emblema di una sanità allo sfascio, di una politica regionale fallimentare, inemendabile, che fa tante parole, ma pochi fatti». Il deputato indica come causa della fuga di medici le condizioni in cui sono costretti a lavorare, con «carichi di lavoro eccessivi, turni massacranti e carenza di personale e di strumentazione sanitaria». Una situazione ancora più complicata all’ospedale di Tropea, che in estate deve reggere l’urto anche del boom turistico, ma anche dove «la sala operatoria non può essere utilizzata per mancanza di anestesisti». «Ventrice – sottolinea il deputato – non è il primo medico a lasciare la sanità pubblica, prima di lui ci ha pensato un eccellente ortopedico cubano ingaggiato da una struttura privata del Vibonese. E mentre il pubblico va in malora il privato ingrassa».

Cisl Magna Grecia: «Sistema ormai allo stremo»

Parla di un «sistema ormai allo stremo» anche la Cisl Magna Grecia, in una nota congiunta firmata dal segretario generale Daniele Gualtieri, da quello della Cisl Funziona Pubblica Antonino D’Aloi e dalla Cisl Medici Magna Grecia Luciana Carolei. Il sindacato denuncia «reparti fondamentali sorretti da personale ridotto all’osso, sale operatorie chiuse per mancanza di specialisti e i cittadini, da anni, sono costretti a cercare altrove quel diritto alla cura che dovrebbe essere garantito in ogni territorio». Quanto succede al reparto di urologia di Tropea «rappresenta in modo plastico il fallimento di un modello di governance che non può più essere affrontato con strumenti ordinari. Serve un’assunzione di responsabilità immediata e concreta da parte della politica e della Commissione che guida l’Asp. Se da un lato è necessario portare avanti l’azione di risanamento aziendale, dall’altro occorre uno sforzo straordinario, capace di recuperare decenni di ritardi, di programmare il reclutamento, di rafforzare i servizi, di rendere attrattivi i reparti e di garantire condizioni di lavoro dignitose ai professionisti».

«Serve un cambio di passo»

«Ogni medico che va via – continua il sindacato – ogni reparto che chiude o che non è in condizioni di operare al meglio, è un pezzo di sanità pubblica che si perde. Non possiamo consentire che il territorio vibonese continui a essere terreno di arretramento continuo». La Cisl Magna Grecia chiede «un cambio di passo urgente», fatto di «programmazione, buona organizzazione, assunzioni, utilizzo degli strumenti straordinari consentiti dalla normativa, attenzione reale alle condizioni degli operatori, alla loro dignità e ai loro diritti e soprattutto un confronto stabile con il sindacato, che è pronto a fare la propria parte per sostenere il sistema sanitario nella garanzia di un diritto fondamentale dei cittadini quale quello alla salute». (ma.ru.)

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