Calabria, Referendum Giustizia nuovo terreno di scontro? Le avvisaglie non mancano
Sbolliti gli umori della sbornia e elettorale non mancheranno, anche nella nostra regione, le occasioni per incrociare le lame tra favorevoli e contrari alla separazione delle carriere

Archiviata la partita delle elezioni regionali che hanno sancito la nascita della tredicesima legislatura del Consiglio regionale e il via libera al bis dell’esecutivo Occhiuto, quello che si profila adesso per partiti e coalizioni, anche in Calabria, è un altro non meno importante momento di confronto (e di scontro).
E, a giudicare dai toni delle prime rumorose avvisaglie, è ragionevole che in questa circostanza, pure alle nostre latitudini, non si prediligerà l’uso del fioretto. Parliamo del referendum prossimo venturo sulla giustizia. Un argomento, la giustizia, da sempre molto divisivo, con la separazione delle carriere dei magistrati in primo luogo propugnata dal centrodestra ma non rifiutata in toto nemmeno da pezzi significativi del centrosinistra. E proprio questo aspetto, molto più di altri forse maggiormente rilevanti della riforma, minaccia di accendere gli animi da qui alla prossima primavera quando si presume gli elettori saranno chiamati alle urne per pronunciarsi pro o contro la legge da poco licenziata dal Parlamento.
Un probabile braccio di ferro, con l’allestimento già in atto di comitati per il Sì e per il No che, alla luce di accadimenti che hanno riguardato anche la Calabria (il presidente Occhiuto che si è dimesso dopo avere ricevuto un avviso di garanzia per, si è giustificato, evitare la paralisi delle attività del suo esecutivo), riserverà altre occasioni di scontro anche alle nostre latitudini. A pochi minuti dal via libera alla norma, del resto, è stato lo stesso presidente della Regione a fare capire i propri intendimenti licenziando una dichiarazione su X, poi ribadita davanti alle telecamere di “Start”, su SkyTg24, per asserire che “con la riforma della giustizia che separa le carriere e rinnova il Csm, l’Italia compie un passo storico. Quella di oggi – ha aggiunto dicendosi certo che il referendum premierà la riforma – è soprattutto la vittoria postuma di Silvio Berlusconi. Una sua grande battaglia diventa finalmente realtà, nel segno del garantismo e dello Stato di diritto”.
Del resto segnali inequivocabili di una divaricazione, che ne anticipa ben altre per i mesi a venire, hanno fatto capolino anche nei giorni precedenti al voto parlamentare a seguito della polemica scoppiata tra le Camere penali calabresi e il procuratore di Napoli, già procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri che come è suo costume non le ha mandate a dire in merito alla riforma appena approvata, relativamente ai rischi che si correrebbero dietro il disegno di “controllare il pubblico ministero” e di “normalizzare la magistratura”. “Perché votare no? – si è chiesto Gratteri – Perché a parte i sofismi, a parte le esegesi che si possono fare su ogni parola, su ogni sillaba, il risultato finale è che si vuole un pubblico mistero burocrate, un pubblico mistero addomesticato, un pubblico mistero docile che si comporti esattamente come il negativo di un perfetto burocrate”.
Al magistrato calabrese hanno risposto a stretto giro, e in modo molto piccato, gli organismi associativi dei penalisti calabresi che gli hanno rinfacciato “le molte delle indagini della Procura di Catanzaro negli anni della sua direzione concluse con numerose scarcerazioni e assoluzioni, anche di grande rilievo, con un tasso di ingiuste detenzioni che, in Calabria, risulta essere di gran lunga superiore alla media nazionale” rammentando inoltre che “negli ultimi sette anni lo Stato ha sborsato 220 milioni di euro per indennizzare i cittadini vittime di ingiusta detenzione. Ben 78 milioni (il 35 per cento dei casi) in Calabria, terra di maxi operazioni con decine di arresti poi finite in un flop”.
Solo antipasti, perché di carne al fuoco ce ne sarà molta e siamo certi che sbolliti gli umori della sbornia e elettorale non mancheranno, anche nella nostra regione, le occasioni per incrociare le lame tra favorevoli e contrari alla separazione delle carriere. Soprattutto tra chi un giorno sì e l’altro pure si richiama alle posizioni di Silvio Berlusconi che di questa battaglia ne ha fatto una delle sue principali. Nella regione più azzurra d’Italia, del resto, questo è il minimo che ci si possa attendere. (redazione@corrierecal.it)
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