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Telecontact, a Catanzaro sciopero e corteo di protesta. «Si rischia una bomba sociale»

La mobilitazione per la difesa di circa 450 posti di lavoro nel call center controllato da Tim. L’obiettivo è spostare la vertenza a livello nazionale

Pubblicato il: 17/11/2025 – 11:11
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Telecontact, a Catanzaro sciopero e corteo di protesta. «Si rischia una bomba sociale»

CATANZARO Sciopero e sit-in di protesta dei lavoratori del call center Telecontact, che sono scesi in piazza questa mattina nel centro di Catanzaro per dire no alla cessione dell’azienda da parte di Tim a un’altra società: l’operazione riguarda oltre 1600 lavoratori in tutt’Italia e circa 450 lavoratori in Calabria, nella sede di Catanzaro, preoccupati per il loro futuro lavorativo. A promuovere la mobilitazione di oggi i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl con le relative categorie del settore telecomunicazioni. Al sit-in, che è partito da Piazza Matteotti per concludersi a Piazza Prefettura, partecipano oltre 400 persone.

«E’ inaccettabile – dicono i sindacati – che un’azienda controllata al 100% da Tim e che svolge da 25 anni un servizio fondamentale di customer care per l’ex monopolista di Stato, venga conferita a una società con un capitale sociale irrisorio (soli 10mila euro), con il timore concreto di una dequalificazione professionale e salariale, e di una potenziale delocalizzazione mascherata. ​La scelta di Tim di esternalizzare il call center, facendolo uscire dal perimetro del gruppo in un’operazione che non presenta alcun senso industriale, rischia – spiegano i sindacati – di compromettere la qualità dei servizi e, soprattutto, crea una vera e propria bomba sociale in un territorio ad alta depressione occupazionale come la Calabria». La richiesta dei sindacati, che a fine sit-in saranno ricevuti dal prefetto di Catanzaro, è quella di fare della vertenza calabrese di Telecontact una vertenza nazionale. Presenti al sit-in di Catanzaro, che si svolge in contemporanea con altri sit-in nelle altre città sedi di Telecontact, anche numerosi amministratori come quelli del Comune di Catanzaro ed esponenti politici tra cui il capogruppo di Tridico Presidente alla Regione Enzo Bruno, che ah presentato nei giorni scorsi un’interrogazione. Sempre nei giorni scorsi, i sindacati hanno anche avuto un incontro con i vertici della regione, in particolare con il presidente Roberto Occhiuto e gli assessori Filippo Mancuso, vicepresidente della Giunta, e Giovanni Calabrese, che hanno garantito l’attivazione di canali di interlocuzione con il livello governativo nazionale.

L’intervento di Bruno

“Una comunità che perde lavoro, perde futuro. Per questo non possiamo permettere che la vicenda venga trattata come una pratica interna o un passaggio tecnico, ma dobbiamo riconoscerla come un’urgenza che riguarda il destino di un intero territorio”. È quanto afferma il consigliere regionale Enzo Bruno, capogruppo di Tridico Presidente, al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici di Telecontact che questa mattina hanno manifestato a Catanzaro contro la cessione del ramo di azienda che metterebbe in discussione la propria stabilità occupazionale. “Dietro questi lavoratori e queste lavoratrici ci sono storie e famiglie che da oltre venticinque anni garantiscono con professionalità e sacrificio un servizio strategico per la città di Catanzaro e per la Calabria. Oggi, la loro stabilità lavorativa rischia di essere messa in discussione da un’operazione industriale ancora priva delle necessarie certezze e garanzie – spiega Bruno –. Una delle prime iniziative che ho portato avanti da consigliere regionale è stata la presentazione di un’interrogazione indirizzata al Presidente della Giunta regionale e all’Assessore al Lavoro, affinché questa vicenda non restasse confinata come una semplice vertenza aziendale o territoriale, ma venisse riconosciuta formalmente come vertenza regionale. Parliamo infatti di 450 posti di lavoro solo a Catanzaro e di circa 1.600 nell’intero Mezzogiorno: numeri che non rappresentano statistiche, ma persone, famiglie, progetti di vita e responsabilità sociali. Il rischio reale è quello di assistere, tra qualche anno, a una nuova drammatica fase di precarizzazione, con la conseguente perdita di stabilità economica e prospettiva occupazionale. Per questo – prosegue – non possiamo considerarla una vicenda privata tra azienda e lavoratori, ma un tema che investe direttamente le istituzioni”. “Questa mattina – aggiunge Bruno – ho avuto una proficua interlocuzione con il presidente Pasquale Tridico, che ha confermato la disponibilità a portare l’interrogazione non solo in sede regionale, ma a livello nazionale e, qualora necessario, anche europeo, affinché ai lavoratori non venga mai trasmesso il messaggio di essere soli. La vertenza deve assumere una dimensione calabrese ampia, strutturata e monitorata, perché il futuro di queste persone coincide con il futuro di una parte significativa della nostra economia locale. I lavoratori hanno diritto a certezze, non a scenari ipotetici o transitori: servono garanzie, piani industriali credibili e una visione che non si esaurisca con gli ammortizzatori sociali”. “Non permetteremo – conclude Bruno – che questa vicenda venga minimizzata o affrontata con superficialità. Catanzaro e la Calabria non possono essere il laboratorio permanente di nuove precarietà. Ci batteremo in Consiglio regionale, in Parlamento e, insieme al presidente Tridico, anche in sede europea. Difendere il lavoro significa difendere dignità, coesione sociale e futuro. E il nostro impegno non arretrerà di un millimetro”.(c. a.)

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