Schiavi delle dipendenze: un giovane su due beve, uno su dieci si droga. L’allarme del SerD di Cosenza
Tra sballo, solitudine e consumi sempre più precoci, aumenta l’uso di sostanze, l’abuso di alcol e il gioco d’azzardo

COSENZA Due mani si sfiorano, lo scambio veloce avviene lontano da occhi indiscreti. In un pugno qualcuno tiene strette le banconote necessarie ad acquistare una dose di droga, nell’altra la sostanza stupefacente è avvolta da un sottilissimo strato di cellophane. La scena si ripete, ogni giorno, negli angoli nascosti della città mentre sotto i neon fluo dei locali alla moda si consumano shottini di superalcolici mandati giù, uno dopo l’altro, senza un attimo di pausa. Il lato oscuro della movida nasconde vite piegate dalle dipendenze: da alcol, droga e fumo. Qualcuno confessa di non fermarsi al cicchetto di un superalcolico o ad una “botta” di polvere bianca, ma vuole di più. Lo sballo diventa quasi necessario per i più giovani, ed è proprio a loro che il Serd (Servizio Dipendenze Cosenza) di Cosenza si rivolge con una serie di iniziative organizzate nelle scuole. La sensibilizzazione e la prevenzione parte dagli studenti e dalle studentesse, bersagli mobili in un mondo oscuro capace di divorare vite. Ne abbiamo discusso con il direttore del SerD di Cosenza, il dottore Roberto Calabria.
L’ultima iniziativa del SerD in una scuola a Rende, il vostro tour prosegue?
«È molto importante essere presenti nelle scuole e coinvolgere i ragazzi, i più minori. Oggi, tra i 12 e i 13 anni si registra un primo uso di sostanze stupefacenti, si inizia precocemente. I nostri sono incontri e non lezioni, apriamo e avviamo un confronto con i ragazzi, li ascoltiamo e cerchiamo di spiegare loro quali regole seguire per condurre una vita sana tenendosi lontani dal rischio dipendenza».
Sigarette elettroniche, svapo e sacchetti di nicotina. Quali sono i rischi per i giovani?
«Anche i cosiddetti svapo sono ugualmente nocivi. Di elettronico, in questo tipo di “sigarette”, non c’è proprio nulla: sono dei vaporizzatori che consento all’organismo di assorbire rapidamente, attraverso l’apparato respiratorio, delle sostanze. Ovviamente è forte il rischio dipendenza».
Lo sballo quasi necessario è il simbolo della movida sfrenata
«L’alcol fa da apripista a questo folle consumo. I ragazzi hanno difficoltà a socializzare, a comunicare fra loro, e sentono la necessita di assumere una sostanza, all’inizio si parte magari con gli alcolici e poi si passa ad altro. In un nostro recente studio, abbiamo raccolto alcuni dati molto interessanti. Su 1.000 ragazzi – dai 15 ai 25 anni – abbiamo registrato una prevalenza del 10% di assuntori di cannabinoidi, 10% di assuntori di cocaina, 53% di giovani che fanno uso di alcol e addirittura, il 32% che gioca stabilmente d’azzardo. Mi consenta di aggiungere una considerazione che riguarda le famiglie dei più giovani. Le coinvolgiamo sempre, anche nelle nostre giornate dedicate alla prevenzione, a bordo del nostro camper sostiamo nei luoghi della movida, presidiamo i luoghi di aggregazione. La famiglia ha un ruolo importante, molto spesso quando si sta insieme a casa si parla pochissimo dei problemi e delle difficoltà di questi ragazzi, alcuni non si accorgono della presenza di eventuali disturbi dei figli, che tendono progressivamente all’isolamento».
Sui pericoli del gioco d’azzardo si è soffermato il procuratore di Cosenza, Vincenzo Capomolla, a margine di una conferenza stampa dedicata ad un’indagine sulla presenza di slot taroccate. I numeri snocciolati sono drammatici
«Si tratta di cifre pazzesche, senza contare che non vince mai nessuno. Molti credono di vincere, ma accumulano solo sconfitte. La recente indagine di cui parla ha svelato l’esistenza di queste apparecchiature che sarebbero state in qualche modo taroccate, ma la cosa che preoccupa maggiormente è un’altra e riguarda un dato: la Calabria è al terzo posto, nella classifica nazionale, per numero di giocate e per spese legate al gioco. Occorre tenerne conto e lavorare anche su questo aspetto». (f.benincasa@corrierecal.it)
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