‘Ndrangheta e la rotta della coca dal Brasile, le accuse del pentito: «C’erano Pasquino, la moglie di Assisi e De Carne»
Le rivelazioni di Enrico Castagnotto alla Dda di Torino. «Gestivano alcuni affari insieme ad altri di San Luca o Bovalino»

LAMEZIA TERME «Grazie ai miei contatti nel porto di Genova sono entrato a far parte di questa organizzazione. Avevo cominciato a lavorare con Patrick e Michael Assisi e con Antonio Agresta (cl. ’60) già dalla fine del 2014 (…) cercavano un’uscita in quel porto perché in quel periodo avevano avuto problemi col porto di Gioia Tauro…». Inizia fissando un primo punto il pentimento di Enrico Castagnotto, torinese classe 1974, coinvolto nell’operazione “Samba” della Distrettuale antimafia di Torino. L’inchiesta che, sul finire dello scorso anno, aveva fatto luce su un presunto traffico di stupefacenti tra l’Europa, in particolare l’Italia, e il Sud America. E, soprattutto, il Brasile.
Le prime dichiarazioni
Le dichiarazioni del nuovo pentito puntano il dito contro alcuni elementi ritenuti di spicco dell’organizzazione che è ben radicata in Piemonte e legata alla ‘ndrangheta. Nella sua deposizione risalente allo scorso luglio, il nuovo collaboratore di giustizia racconta dei rapporti con Antonio Agresta (cl. ’60) «l’ho conosciuto al carcere di Vercelli dove entrambi siamo stati detenuti tra il 2001 e il 2002» e l’altro Antonio Agresta, «che ha più o meno la mia età, con cui avevo avuto a che fare in occasione di un’importazione di cocaina». Ma, spiega poi Castagnotto, «i miei rapporti con Patrick e Michael Assisi si sono interrotti quando loro sono diventati latitanti a seguito dell’operazione “Pinocchio”».
I rapporti con gli Assisi e De Carne
Ma Castagnotto va oltre, raccontando ai pm della Dda altri dettagli di quel florido business della droga che per anni ha infiammato la rotta che dall’Italia porta fino al Brasile. Basta pensare che proprio qui sono stati catturati il broker Rocco Morabito e Vincenzo Pasquino, quest’ultimo poi diventato collaboratore di giustizia lo scorso anno. Insomma, una terra “caldissima” e non solo per le temperature, ma soprattutto per un business florido legato al traffico di cocaina. «I miei rapporti con Patrick Assisi sono ripresi tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018 perché Michael era stato arrestato», spiega ancora Castagnotto. «Patrick mi cercò attraverso un carrozziere, anche se in realtà questa attività è della moglie o del fratello della moglie, ma lui era sempre lì». Il nuovo pentito racconta dunque di un incontro in una zona periferica di Torino. «Si presentò Nicola De Carne, il cognato di Patrick Assisi, che io conobbi per la prima volta in quella occasione (…) mi passò un telefono criptato e mi fece parlare con Patrick, che in quel momento mi pare si trovasse in Brasile, e mi chiese se avessi ancora possibilità di fare le uscite a Genova», spiega Castagnotto.
I traffici dal Brasile, la moglie di Assisi
Il collaboratore ai pm della Dda di Torino spiega di essere riuscito a contattare il suo vecchio “amico” a Genova. Quest’ultimo, in particolare, gli aveva spiegato – sempre secondo il suo racconto – che aveva ancora la possibilità di far uscire i borsoni di cocaina dai container, una volta scaricati dalle navi. Ma, mentre aspettano di dar vita all’affare, Patrick Assisi e il padre Nicola vengono arrestati. Il pentito racconta ai pm di averlo scoperto alla radio e di aver avuto conferma, poi, da De Carne. «Lui poi è partito per il Brasile, dove andò dalla cognata Paula, la moglie di Patrick». A quel punto i contatti tra i due sarebbero diventati più sporadici ma, spiega Castagnotto, «so che aveva fatto in quel periodo dei carichi di cocaina verso altri porti insieme alla cognata e a Vincenzo Pasquino e anche altri soggetti di San Luca o Bovalino», senza però il suo coinvolgimento, tranne per qualche consiglio che De Carne gli avrebbe chiesto via chat. Come ha riferito il pentito ai pm della Dda torinese, infatti, «De Carne chiedeva spesso consigli sia a Vincenzo Pasquino che a me perché all’epoca era giovane, non aveva esperienza nel settore del narcotraffico e quindi non conosceva benissimo tutte le dinamiche…». (g.curcio@corrierecal.it)
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