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mafia globalizzata

L’Europa è un business: la ’ndrangheta reinveste i suoi miliardi e si infiltra nell’economia globale

Le cosche calabresi si sono infiltrate nel mercato, diventando una «multinazionale del crimine». L’allarme degli investigatori e il piano per contrastarne l’espansione

Pubblicato il: 27/11/2025 – 7:02
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L’Europa è un business: la ’ndrangheta reinveste i suoi miliardi e si infiltra nell’economia globale

La ‘ndrangheta è sempre più un fenomeno globalizzato. Le cosche calabresi hanno da tempo varcato i confini regionali e nazionali, non solo come trafficanti di droga – ancora oggi il principale mercato della criminalità organizzata – ma anche come imprenditori pronti a infiltrarsi in ogni settore economico. Un allarme rilanciato ieri alla Scuola di Polizia di Vibo Valentia, dove gli esperti italiani della lotta al crimine organizzato hanno ricevuto Europol, Interpol, Fbi e Dea, oltre a investigatori di paesi esteri in un confronto sulle nuove rotte della ‘ndrangheta “sommersa”. La mafia calabrese ha da tempo messo nel mirino le imprese europee, come dimostra la presenza di soggetti riconducibili alle cosche presenti all’interno di aziende che operano all’estero, agevolati dalla maggiore possibilità di “nascondersi” in una rete economica più fitta e attirare meno attenzione.

La criminalità che si è fatta impresa

«La criminalità ha cambiato volto» ha ribadito ieri durante un incontro su mafie e appalti la presidente della commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo. Il narcotraffico resta la principale fonte economica, ma i soldi devono essere “puliti” e inseriti nell’economia legale, obiettivo a cui si prestano perfettamente le imprese e il mercato europeo, dove la ‘ndrangheta riesce a fare affari grazie a maggiore flessibilità e alle normative dei paesi esteri più “leggere” e in ritardo. Ma anche gli investigatori internazionali hanno preso consapevolezza del pericolo ‘ndrangheta: nel rapporto Europol del 2024 “Decoding the Eu’s most threatening criminal networks” viene sottolineato come le mafie in Europa siano diventate capaci di «sfruttare con grande inventiva le opportunità offerte dalle attività legali, ad esempio utilizzando o aprendo strutture imprenditoriali legali per facilitare o celare attività criminali e riciclare proventi illeciti». Il focus è proprio sulle potenti famiglie di ‘ndrangheta che collaborano con i gruppi criminali dei paesi sudamericani per controllare il narcotraffico globale, per poi reinvestire i proventi illeciti in «immobili, ristoranti, supermercati, alberghi e altre attività commerciali».

Un giro d’affari da miliardi di euro

Un giro d’affari da miliardi di euro, come fotografato da Eurispes, che cita la ‘ndrangheta come una delle più ricche mafie in grado di investire il denaro illecito. Un percorso che ha visto in primis la Calabria impoverita, per poi passare al nord che per anni ha sottovalutato il fenomeno. Ora la criminalità organizzata si sposta ancora più a nord, invadendo le aziende europee. Tra le più grandi operazioni recenti, frutto della collaborazione internazionale, è stata Eureka, che ha portato all’arresto di 108 persone in 10 paesi. L’inchiesta aveva fatto luce sugli investimenti dei proventi illeciti della ‘ndrangheta nei vari stati esteri, fino a individuare imprese e attività riconducibili alle principali cosche reggine. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, incontrando gli studenti di Locri nei giorni scorsi, ha spiegato la potenza “globalizzata” della mafia calabrese: «La ‘ndrangheta è una multinazionale del crimine che in questo momento è considerato il modello più evoluto a livello mondiale. È la mafia criminale con più famiglie, con più soggetti ritenuti appartenenti, che muove il più alto volume d’affari all’anno: 220 miliardi, dieci volte della legge finanziaria dello Stato italiano». Gli investigatori europei stanno cercando di organizzarsi per contrastare in modo unitario la minaccia «ibrida e globale» della criminalità organizzata calabrese, come dimostrato dalla riunione avvenuta una settimana fa a Lione tra i vari membri del progetto di cooperazione internazionale I-Can. Un incontro in cui si è ribadito l’importanza dell’assioma “follow the money”, per rintracciare gli asset economico-finanziari della ’ndrangheta nel mondo. (ma.ru.)

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