Gioia Tauro, rubate le arance coltivate sui beni confiscati alla ‘ndrangheta
Ancora nel mirino la Cooperativa sociale Valle del Marro. In estate incendi dolosi avevano bruciato le coltivazioni

Continuano i danneggiamenti e i furti ai danni della Cooperativa Valle del Marro che opera sui beni confiscati alla ‘ndrangheta in provincia di Reggio. Dopo una serie di incendi dolosi avvenuta in estate, con le coltivazioni andate in fiamme, la cooperativa sociale è stata colpita da altri due episodi su cui indagano le forze dell’ordine. In particolare, sono stati scoperti due furti agricoli avvenuti nello stesso agrumeto confiscato alla ‘ndrangheta in località Sovereto, nel Comune di Gioia Tauro. Il primo, denunciato ai Carabinieri, si è verificato il 26 novembre, quando ignoti hanno rubato circa 60 quintali di arance biologiche, mentre il secondo è stato scoperto oggi. Un bottino notevole di arance destinate alla Grande distribuzione cooperativa, a Unicoop Firenze e ai Gruppi di acquisto solidale.
«La situazione è insostenibile»
«La situazione è insostenibile» è stato il commento di Domenico Fazzari, socio della cooperativa. «I raccolti di fine anno – olive, clementine, arance, kiwi – sono fondamentali per garantire la tenuta economica della cooperativa, dopo tutti i costi sostenuti nelle operazioni agronomiche precedenti. E invece ci troviamo in una condizione di totale affanno, sopraffatti da un senso di impotenza generato dalle annose questioni irrisolte sulla gestione dei beni confiscati: dalla problematica dei mancati titoli comunitari sui terreni, fino alla mancanza di risorse adeguate per supportare la continuità delle pratiche di riuso. La posta in gioco è altissima, e non c’è tempo da perdere. Dietro al nostro lavoro non c’è solo la produzione agricola, ma la dignità di braccianti liberati da condizioni di sfruttamento, e il benessere di famiglie emancipate da situazioni di estrema difficoltà. C’è un impegno sociale per educare i giovani a rifiutare la mentalità mafiosa e a credere nell’etica individuale e collettiva. Ci sono nuove sane logiche di produzione e mercato, attente alla sostenibilità autentica, che però danno fastidio a chi vuole continuare a depredare e impoverire il territorio sotto ogni punto di vista. Chiediamo l’individuazione dei responsabili del doppio furto aggravato e una risposta decisa da parte delle Istituzioni e della società civile, affinché venga rafforzata la protezione dei beni confiscati alla criminalità e rilanciato il loro riutilizzo, che ha dimostrato piena capacità di liberare le persone dalla ricattabilità mafiosa».
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