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l’intervista

Diritto alla salute, Bindi: «La Calabria dovrebbe essere al primo posto, invece si pensa all’autonomia differenziata»

L’ex ministra ospite all’Unical parla anche di lotta al malaffare. «La coesione è il grande antidoto ai poteri mafiosi»

Pubblicato il: 02/12/2025 – 13:08
di Fabio Benincasa
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Diritto alla salute, Bindi: «La Calabria dovrebbe essere al primo posto, invece si pensa all’autonomia differenziata»

COSENZA Rosy Bindi all’Unical per una giornata su educazione, antimafia e diritto alla salute. Due incontri tra università e cittadinanza con l’ex presidente della commissione parlamentare Antimafia ed ex ministra della Salute che ha incontrato gli studenti per una lezione diversa dal solito.

Gli insegnamenti di Don Milani

Ciò che muove don Lorenzo Milani è l’amore profondo per i deboli, per i poveri e per gli ultimi. Il suo lascito si lega all’idea di una scuola capace di costruire uno spazio di giustizia sociale, una pedagogia della prossimità, attraverso la quale realizzare le idealità costituzionali. Parte da questa premessa, l’analisi – ai nostri microfoni – di Bindi che sulla lotta al fenomeno mafioso ha un’idea netta: «si combatte con un senso vero della comunità». Don Milani diceva «ho scoperto che il mio problema è uguale al tuo, uscirne insieme è politica, uscirne da soli è avarizia. Ecco, credo che questo sia segnato dall’avarizia e di fronte a grandi problemi pensiamo di potercela cavare da soli, ma invece questo è il tempo nel quale dobbiamo riscoprire il valore della politica come impegno per risolvere insieme i problemi di tutti».

La coesione comunitaria

Il tema della coesione comunitaria è – per Rosy Bindi – «un grande antidoto nei confronti dei poteri mafiosi che minano innanzitutto il senso della libertà delle persone e poi la giustizia. Sono un vero e proprio furto di democrazia». «Il motto di Don Milani – prosegue – era “I care”, considerato l’opposto del me ne frego fascista. Mi stai a cuore, mi sta a cuore la mia comunità, mi sta a cuore la tua vita e quindi ci impegniamo tutti per una società migliore nella quale non c’è posto per le ingiustizie, per le discriminazioni, per le mafie e per i criminali». 

I giovani e il difficile rapporto con la politica

I giovani e la politica, due mondi oggi agli antipodi. «Questo è chiaramente un problema, soprattutto nostro, nel senso che dovremmo aiutarli a capire che solo una società capace di rispondere a determinati requisiti, ad una determinata visione è poi in grado di espellere il potere mafioso. La lotta alla mafia non è un impegno settoriale, è un impegno di carattere generale. Solo una visione di democrazia, di lavoro, di istruzione, di sanità rappresentano le garanzie per sconfiggere i poteri mafiosi». 

Una sanità uguale per tutti

“Una sanità uguale per tutti” è il libro scritto da Rosy Bindi. Il Servizio sanitario nazionale però è a rischio e l’accesso alle cure si è trasformato in un privilegio raro. «Questo trend si inverte riponendo al centro della vita della Repubblica italiana le cose importanti, quelle che contano davvero. Per la nostra Costituzione la salute è un diritto fondamentale, usa questo termine solo per la salute, perché è il presupposto di tutto il resto. Quando non c’è la salute non si lavora, non si fa politica, non ci si diverte e quindi quale altro bene deve essere garantito in maniera equa e accessibile per tutti? I beni comuni sono più importanti dei beni individuali, se così è allora bisogna destinare le risorse necessarie. Uno dei problemi della sanità italiana è l’assenza di risorse, spendiamo – rispetto agli altri paesi europei – molto meno per la sanità pur avendo un sistema che continua a mantenerci in una buona salute rispetto alla media degli altri», sostiene Bindi. L’equazione è semplice. «Bisogna investire di più, la domanda di salute è molto cambiata in questi anni e noi ci ostiniamo ad avere un sistema di servizi abbastanza sclerotizzato e rigido rispetto alle esigenze della popolazione». Ed ancora, aggiunge l’ex ministra: «bisogna riscoprire tutti un senso di responsabilità maggiore. La tentazione tende sempre a spingerci a compiere un salto della lista di attesa, a cercare una raccomandazione, e quando vedo negato il mio diritto vado dal privato o all’estero».
«Nel 1978 – ricorda Rosy Bindi – abbiamo avuto la “riforma Anselmi”, l’abbiamo voluta tutti e abbiamo lottato per averla. Ora dovremmo lottare per mantenere un sistema pubblico universalistico nel nostro paese, stando attenti alle regioni più fragili esattamente l’opposto dell’autonomia differenziata che vuole il Governo. La Calabria dovrebbe essere al primo posto pensando alla salute degli italiani, non all’ultimo come purtroppo è oggi». (f.benincasa@corrierecal.it)

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