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Obesità, rischio triplo tra i meno istruiti: Calabria tra le regioni più fragili

Il presidente della Simdo Tonolo spiega come condizioni socioeconomiche, territorio e livello d’istruzione influenzino il fenomeno

Pubblicato il: 02/12/2025 – 13:12
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Obesità, rischio triplo tra i meno istruiti: Calabria tra le regioni più fragili

ROMA «L’obesità non è una patologia democratica: non colpisce tutte le persone allo stesso modo, ma è fortemente influenzata da condizioni sociali, economiche, ambientali e dal livello di istruzione del soggetto». Così Giancarlo Tonolo, presidente nazionale della Simdo (Società Italiana Metabolismo, Diabete e Obesità), commenta i dati emersi dal X Rapporto sull’Obesità in Italia dell’Istituto Auxologico, che fotografa un quadro preoccupante. Le disuguaglianze sociali, infatti, incidono «più che mai sull’epidemiologia dell’obesità nel nostro Paese» e così, nella fascia tra i 25 e i 44 anni, tra chi ha un basso titolo di studio la quota di pazienti obesi è quasi tre volte superiore rispetto a quanto riscontrato nella popolazione con una laurea (12,1% contro 3,5%). Secondo il Rapporto, presentato a Napoli lo scorso 17 novembre, l’impatto del divario educativo si conferma in tutte le fasce di età, con dinamiche differenziate per genere. Tra le donne il gap è particolarmente ampio nella fascia 25-44 anni, dove la quota di persone obese tra le meno istruite triplica rispetto alle laureate. Per gli uomini, il divario si mantiene costante anche tra i più giovani e i più anziani. «L’obesità colpisce particolarmente le persone meno istruite, quelle con reddito più basso, che hanno meno accesso a cibo fresco e sano, con lavori più stressanti e meno tempo libero-prosegue il presidente Simdo- Persone che vivono in quartieri con spazi verdi inesistenti o non sicuri per muoversi e con minore accesso a cure e prevenzione. È sicuramente più facile e meno costoso mangiare cibo spazzatura’ che seguire un’alimentazione corretta».
Il Rapporto evidenzia che oltre un ragazzo su 4 tra i 3 e i 17 anni (26,7%) risulta in eccesso di peso, con marcate differenze territoriali. Le percentuali più alte si registrano in Campania (36,5%), Calabria (35,8%), Basilicata (35%) e Sicilia (33,8%), con valori che superano di oltre 20 punti percentuali quelli delle aree più virtuose. Tra queste ultime, infatti, le Province autonome di Trento (15,1%) e Bolzano (17,4%) presentano i dati più bassi, a conferma delle differenze sistemiche tra Nord e Sud in termini di reddito, ma anche di servizi sanitari territoriali, disponibilità di spazi per l’attività fisica, offerta di mense scolastiche di qualità e programmi educativi dedicati alla nutrizione. «Nonostante oggi disponiamo di farmaci efficaci per combattere l’obesità, in un’ottica di sostenibilità del Ssn la direzione deve essere quella di puntare sulla prevenzione- sottolinea Tonolo- È fondamentale introdurre l’obesità nei Lea e investire sull’educazione alimentare a partire dalle scuole di primo grado, formando adeguatamente il personale sanitario». Curare e prevenire l’obesità sembra quindi possibile, a patto di comprendere e modificare i fattori ambientali che, silenziosamente, ne favoriscono la diffusione: dal prezzo dei generi alimentari, all’impossibilità di fare attività fisica, alla mancanza di un’adeguata educazione alimentare. «Gli studi più recenti confermano una fragilità di tipo biologico e sociale che colpisce maggiormente le persone che vivono in contesti deprivati – conclude il presidente -. Come società scientifica, continueremo a promuovere un approccio multiprofessionale e multidisciplinare che metta al centro la prevenzione e l’equità di accesso alle cure per tutti i cittadini». 

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