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la decisione

Inchiesta di Palermo, il gip respinge la misura cautelare per Aiello

L’ex parlamentare calabrese in quota PD è tra gli indagati nell’inchiesta che ha portato ai domiciliari Totò Cuffaro

Pubblicato il: 04/12/2025 – 10:37
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Inchiesta di Palermo, il gip respinge la misura cautelare per Aiello

Il gip del Tribunale di Palermo, Carmen Salustro, oltre ad aver emesso misure cautelari per l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro indagato a vario titolo, insieme ad altre 17 persone, per associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione, ha rigettato la richiesta di arresti domiciliari avanzata dai pm nei confronti di Ferdinando Aiello (cl. ’72), ex parlamentare calabrese in quota PD.
Per la Procura di Palermo quelle di Aiello, nella specifica qualità di “consulente”, sarebbe stato disposto a rendere il proprio contributo di elevato valore professionale al fine di agevolare la sintesi fra le (illecite) istanze degli indagati mentre quella dell’ex parlamentare sarebbero state «capacità tali da conferirgli un credito professionale non indifferente in ambienti criminali» come quello oggetto dell’indagine, popolati dai cosiddetti “colletti bianchi” che «hanno bisogno costantemente di competenze e risorse di questo tipo» ma, dopo l’interrogatorio di garanzia, il gip ha deciso di non applicare alcuna misura cautelare.

La linea difensiva

L’avvocato Vincenzo Belvedere, legale dell’On. Aiello, ha commentato con fermezza la decisione del giudice, sottolineando le gravi lacune dell’indagine: «Appresa la richiesta di misura cautelare della Procura di Palermo, letti i “brandelli” del mezzo di ricerca della prova (che ancor oggi sono le intercettazioni telefoniche ed ambientali, non mezzi di prova!) sulla stessa parzialmente riportati, immediatamente abbiamo capito che vi fosse un vuoto siderale di conoscenza dei fatti da parte di chi stava negligentemente indagando!». Secondo la difesa, le presunte prove si basavano su semplici coincidenze, come la presenza dell’On. Aiello a Palermo, erroneamente interpretata come un segnale di coinvolgimento nella gara d’appalto. «Andava legittimamente per altro – ha spiegato Belvedere – e lo abbiamo con dovizia di particolari dimostrato».

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