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l’incerta fase politica

Alta tensione in Consiglio, si chiude l’era Falcomatà a Reggio Calabria

Undici anni di governo arrivano al capolinea tra divisioni politiche e un centrosinistra in crisi

Pubblicato il: 13/12/2025 – 18:46
di Paola Suraci
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Alta tensione in Consiglio, si chiude l’era Falcomatà a Reggio Calabria

REGGIO CALABRIA È stato un Consiglio comunale ad alta tensione politica quello che ha sancito il passaggio formale verso la decadenza del sindaco Giuseppe Falcomatà, chiudendo una delle stagioni più lunghe e controverse della politica cittadina di Reggio Calabria. Un’Aula attraversata da scontri durissimi, con il primo cittadino ormai assente e il neo vicesindaco Mimmetto Battaglia a rappresentare l’Amministrazione, e un clima che ha restituito l’immagine di una maggioranza sotto pressione e di una frattura ormai evidente con l’opposizione.
La seduta si è trasformata fin dalle fasi preliminari in un vero campo di battaglia politico. Il tema delle Circoscrizioni, divenuto simbolo delle promesse mancate e delle tensioni irrisolte, ha dominato il confronto. La Minoranza, con Milia in prima linea, ha tentato di imporre l’inserimento di un ordine del giorno sul ripristino degli organismi decentrati, giudicato però irricevibile dalla Presidenza del Consiglio. Il Vice Segretario Generale, infatti, ha chiarito che il regolamento sull’inserimento di un Odg durante un Consiglio è previsto solo in «casi di emergenza, ma non è questo il caso».
Da quel momento l’Aula è sprofondata in oltre un’ora di scontri verbali, richiami al regolamento, accuse reciproche e momenti di tensione tali da evocare persino l’intervento delle forze dell’ordine.
Dai banchi dell’Opposizione sono arrivate accuse pesantissime: mancanza di volontà politica, incoerenza e una maggioranza descritta come divisa e paralizzata. La Maggioranza ha risposto parlando di strumentalizzazione elettorale e di rispetto delle procedure, ma il confronto ha presto assunto un significato più ampio, diventando il riflesso plastico della crisi di tenuta politica dell’Amministrazione Falcomatà, apparsa sempre più sulla difensiva e incapace di ricompattarsi nei momenti decisivi.
Solo al termine della lunga e caotica fase preliminare si è giunti al cuore della seduta: la discussione e il voto sull’unico punto all’ordine del giorno, relativo agli adempimenti conseguenti alla delibera del 17 novembre 2025 ai sensi dell’articolo 69 del Testo unico degli enti locali. Con 21 voti favorevoli, il Consiglio comunale ha approvato l’atto che segna formalmente la decadenza del sindaco Falcomatà, certificando politicamente la fine di un ciclo.

L’era Falcomatà

Un ciclo iniziato nel 2014, quando Giuseppe Falcomatà, esponente del Partito Democratico e figlio di Italo Falcomatà, il sindaco della “Primavera di Reggio”, vinse le elezioni incarnando l’idea di una continuità ideale con quella stagione di riscatto civico degli anni Novanta. Giovane, simbolo di rinnovamento, Falcomatà raccolse un consenso ampio e una forte aspettativa politica, diventando nel tempo una delle figure più riconoscibili del centrosinistra calabrese.
Nei suoi undici anni alla guida di Palazzo San Giorgio, Falcomatà ha governato una città complessa, segnata da fragilità strutturali, tentando di coniugare risanamento finanziario, rilancio dei servizi e visione culturale. Ma il suo lungo mandato è stato accompagnato anche da crescenti tensioni politiche, soprattutto all’interno dello stesso Partito Democratico. Il Pd reggino, nel tempo, si è progressivamente spaccato su leadership, metodo di governo e gestione del potere amministrativo, con correnti critiche che hanno denunciato scelte ritenute personalistiche e una crescente distanza tra gruppo dirigente e il sindaco Falcomatà.

Il processo Miramare

Lo spartiacque più delicato dell’esperienza Falcomatà è stato senza dubbio il caso Miramare, la vicenda giudiziaria che ha segnato profondamente la seconda parte del suo mandato. L’inchiesta sull’affidamento dell’ex Grand Hotel Miramare, immobile comunale di pregio, portò nel 2021 a una condanna in primo grado per abuso d’ufficio e alla conseguente sospensione automatica dalla carica di sindaco in applicazione della legge Severino. Per quasi due anni la città è stata governata dal sindaco facente funzioni Paolo Brunetti.
Nel 2023 la svolta: la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la condanna, consentendo a Falcomatà di tornare alla guida del Comune. Successivamente, anche il procedimento noto come “Miramare bis” si è concluso con l’assoluzione, anche alla luce delle modifiche normative che hanno inciso sul reato di abuso d’ufficio. Un epilogo giudiziario che ha riabilitato il sindaco sul piano formale, ma che non è riuscito a ricucire le profonde fratture politiche apertasi nel frattempo, soprattutto all’interno del suo partito.
Negli ultimi mesi, l’elezione di Falcomatà a consigliere regionale del Pd ha accelerato il percorso verso l’uscita di scena da Palazzo San Giorgio. La scelta di non dimettersi immediatamente per evitare il commissariamento del Comune ha ulteriormente alimentato tensioni e polemiche, fino alla seduta odierna, che ha assunto il valore di un atto conclusivo tanto istituzionale quanto politico.
Il voto del Consiglio comunale non rappresenta solo un passaggio amministrativo obbligato, ma certifica la fine di una lunga stagione politica e apre una fase nuova e incerta per Reggio Calabria. Una fase in cui il centrosinistra è chiamato a fare i conti con le proprie divisioni, con l’eredità di undici anni di governo e con la necessità di ridefinire leadership, alleanze e visione in vista delle prossime elezioni amministrative di primavera.

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