Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 16:04
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

L’opera ferma ai box

Ponte, il progetto si arena e la politica trema

La delibera in Cdm per aggirare il no dei giudici divide l’esecutivo. Sullo sfondo il rischio di un nuovo conflitto istituzionale

Pubblicato il: 13/12/2025 – 14:43
di Clemente Angotti
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Ponte, il progetto si arena e la politica trema

Ponte sì, ponte no. Continua di episodio in episodio, seguendo un copione che non difetta di colpi di scena, la “telenovela” infinita del Ponte sullo Stretto di Messina. Della realizzazione o meno dell’infrastruttura, opera di straordinaria importanza tecnico-economica nonché fortemente simbolica, che, se realizzata, unirà stabilmente la Calabria alla Sicilia saldando una continuità inseguita nel tempo, si favoleggia ormai da più di 150 anni. A fare da corollario, tuttavia, c’è lo “stop and go” intorno alla data “ballerina” dell’apertura dei cantieri che il ministro e leader della Lega Matteo Salvini è costretto a rimandare di mese in mese.
A determinare un nuovo brusco alt all’iter di costruzione dell’infrastruttura è stata la frenata intervenuta a seguito del diniego del visto di legittimità da parte della Corte dei conti che ha rifiutato di registrare la delibera del Cipess di agosto attraverso la quale si dava il via libera al progetto definitivo, stimando un costo pari a circa 13,5 miliardi di euro per l’infrastruttura sospesa a campata unica accessibile a veicoli e treni. Alla base del diniego opposto dai giudici contabili, cosa che ha innescato forti polemiche sul ruolo della magistratura nel contesto del braccio di ferro già in atto dopo l’approvazione della riforma della giustizia, ci sono profili legati alle coperture economiche, alle stime di traffico e alla conformità ambientale e antisismica.
In particolare, secondo le motivazioni della Corte dei conti, rese note nei giorni scorsi, emergono le presunte violazioni di due direttive europee, tra cui quella relativa alla conservazione di habitat naturali e seminaturali e la mancanza del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti sul piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario. Nella deliberazione depositata dalla Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte si contestano aspetti come il superamento della valutazione ambientale negativa mediante utilizzo della procedura “Iropi”, alla quale si ricorre quando ci sono motivazioni di rilevante interesse pubblico superando anche le eventuali criticità, e la riattivazione del vecchio contratto del 2006 con il consorzio Eurolink (guidato da Webuild) senza indire una nuova gara, nonostante, si rileva, siano intervenute modifiche sostanziali. Secondo la direttiva europea sugli appalti, infatti, quando un contratto cambia in modo da alterarne l’equilibrio economico o introdurre condizioni più vantaggiose rispetto alla gara originaria, è obbligatorio procedere a un nuovo bando.
Detto questo, il Governo, in teoria, potrebbe procedere attraverso un meccanismo di delibera in Consiglio dei ministri che comporterebbe una responsabilità politica. Ma, dai boatos che circolano, parrebbe che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non sia affatto di questo parere. Intanto, per forza di cose, siamo in una situazione di stallo. E sono anche slittate le tappe annunciate sull’apertura dei cantieri. Niente di realmente nuovo: da tempo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e leader della Lega si è trovato costretto, pur avendo segnato delle date, a doverle poi posticipare. Una sorta di tira e molla che fa riflettere i cittadini, soprattutto i calabresi e i siciliani, ma che esaspera purtroppo chi sulle aree che saranno soggette ad esproprio per la realizzazione delle opere propedeutiche alla costruzione del Ponte ha casa e proprietà. Non semplici terreni e manufatti, come si può facilmente capire, ma autentici scrigni del vissuto familiare di intere generazioni destinati a essere cancellati.
In tutto questo “balla” ancora la questione delle date di avvio dei lavori: inizialmente si era parlato di gennaio 2026; ora sembra più plausibile quella della fine del prossimo mese di marzo, ma la cosa potrebbe subire ulteriori rinvii. Imperturbabile il ministro Salvini che, malgrado quanto avvenuto, per tramite del Mit “prende atto delle motivazioni”, aggiungendo che si sta lavorando, con l’apporto di tecnici e giuristi, “per superare tutti i rilievi e dare finalmente all’Italia un Ponte unico al mondo per sicurezza, sostenibilità, modernità e utilità”. Insomma, la “telenovela” continua. (redazione@corrierecal.it)

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato  

Argomenti
Categorie collegate

x

x