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Consorzio mafioso lombardo

‘Ndrangheta a Milano: il nuovo pentito svela doti, affiliazioni e rituali. E il libro segreto «nascosto da Cristello a casa della madre»

Così parla Bellusci: in manoscritto consegnato ai pm per avviare la collaborazione e una serie di dichiarazioni sui meccanismi interni

Pubblicato il: 16/12/2025 – 1:11
di Giorgio Curcio
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‘Ndrangheta a Milano: il nuovo pentito svela doti, affiliazioni e rituali. E il libro segreto «nascosto da Cristello a casa della madre»

LAMEZIA TERME Un manoscritto in due facciate per convincere i pm della Distrettuale antimafia di Milano che la voglia di saltare il fosso e collaborare con la giustizia è reale. Il contenuto? Un elenco di argomenti di cui si impegna a parlare, a cominciare dalle doti di ‘ndrangheta «e di alcuni affiliati che non si sanno». Sull’attendibilità è ancora presto per esprimersi, ma la scelta di Francesco Bellusci è destinata a creare ben più di uno scossone nell’inchiesta “Hydra” della Dda di Milano, quella – per intenderci – che mira a far luce sul cosiddetto “consorzio” delle mafie a Milano e in Lombardia tra ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra. Bellusci (cl. ’87), di Cuggiono, è accusato di far parte della “componente calabrese” e quindi del locale di Legnano-Lonate Pozzolo. Accusa peraltro confermata nel primo interrogatorio, su esplicita domanda della pm Alessandra Cerreti.

Il “libro delle doti” e le affiliazioni

Il nuovo pentito parla quindi di un “libro delle doti”. «C’era un libro di ‘ndrangheta dove in pratica… per dire, io ho lo sgarro, c’era da imparare poi tutto quello che diceva sullo sgarro… altre pagine non si potevano leggere, perché le altre pagine poi appartenevano a una società maggiore…». Il possessore del libro sarebbe Giacomo Cristello, crotonese classe 1963, per il quale la Dda ha chiesto 18 anni di carcere in quanto considerato «esponente della locale di Legnano-Lonate Pozzolo» secondo l’accusa. Il pentito ha spiegato ai pm che questo libro «ce l’ha lui, diceva che l’aveva nascosto a casa della madre, a Buscate», racconta. «(…) lì a casa di sua madre c’è anche un cortile, c’è la casa di sua madre e in più c’è un rustico, che è suo. Magari l’aveva lasciato in quel rustico», aggiunge il collaboratore. Il tema della sua affiliazione viene affrontato dai pm della Dda di Milano nel corso del secondo interrogatorio. Secondo il racconto del pentito, l’attribuzione di questa “dote superiore” sarebbe avvenuta alla presenza di Giacomo Cristello, «nel terreno di Filippo Sergi, dove stava costruendo le ville (…)». Quel giorno – spiega – sarebbero stati affiliati due soggetti nuovi, ovvero «Carmelo, il cognato di Filippo Sergi, e Nicola Conforti, che, anche se aveva una caratura criminale altissima, non era stato mai affiliato per via di tutto il suo tempo in galera…». «Camorra e camorra, tutt’e due. A me viene attribuito lo “sgarro”, e Cristian Sesto aveva lo sgarro come me ed è stato poi alzato».

Il rituale, il fazzoletto e Vincenzo Rispoli

Il pentito racconta ai pm il rito di affiliazione, descrivendo anche lo scenario: una casa in costruzione, un terreno, un tavolo e un albero dietro al quale c’era il recinto di un cane. A quel tavolo «c’erano Filippo Sergi, Giacomo Cristello e Cristian Sesto. Gli altri intanto hanno aspettato un attimo», spiega Bellusci. «Filippo iniziava a dire questo rituale e mi annodano sempre questo fazzoletto», che – a detta del pentito – doveva rappresentare «Vincenzo Rispoli, come capo locale, in quel periodo…». Fazzoletto rigorosamente bianco, «anche se non ricordo se fosse di seta o di raso», e poi, «alla presenza di Cristello, Sergi e Sesto, a me mi alzano con la dote dello sgarro». Nelle sue dichiarazioni ai pm, Bellusci illustra nei dettagli le fasi successive: «Filippo Sergi mi dice di rinnegare fino alla settima generazione della dote dei camorristi (…) e quando inizia questo rituale, sempre a bassa voce, dice: “Su un tavolo di noce fine finissimo, che è rappresentato da tre pugnali…”, raccontava, sentivo che… “Rappresentato da calici”, che c’erano dodici o sette calici, dodici calici, di bicchieri… però andava velocissimo e a bassa voce, come al solito». Bellusci spiega che Sergi lo avrebbe preso per la mano, segnandolo in un punto preciso, tra il pollice e l’indice. Poi il rito prosegue «dicendomi che la copiata rimane sempre la stessa, per il momento, che cambia la copiata quando entrerò nella “Maggiore”. Questo è quello che ricordo e questo è quello che lui dice…». (/1) (g.curcio@corrierecal.it)

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