A Vibo arrivano sette nuovi magistrati, Falvo: «Sede di frontiera, ma sarà un’esperienza unica»
Stamattina cerimonia di insediamento per cinque di loro che entreranno subito in servizio. Il procuratore: «Qui si formeranno davvero». E rilancia il problema del turnover

VIBO VALENTIA Arrivano nuovi rinforzi per la giustizia a Vibo Valentia. Si sono insediati stamattina i cinque nuovi magistrati che prenderanno servizio negli uffici giudiziari vibonesi. Tre di loro, Alessandra Trabucco, Viviana Punzo, Adriano Rispoli, sono destinati alla Procura, mentre i restanti, Elena Ficociello e Giuseppe Caramia, saranno a disposizione del Tribunale. Altri due, al momento in maternità, entreranno raggiungeranno i colleghi in servizio più avanti. La cerimonia, introdotta dalla presidente ff Tiziana Macrì e proseguita dal giudice Rossella Maiorana, si è svolta presso il Tribunale sito in Corso Umberto I, alla presenza del procuratore Camillo Falvo che ha dato il benvenuto ai nuovi arrivati, sottolineando l’importante esperienza formativa che garantisce una sede come Vibo, ma anche ribadendo alcune criticità come il turnover o la carenza d’organico. Anche se – riconosce il procuratore – la situazione in questi anni è cambiata.


Il benvenuto del procuratore Falvo
«Nell’immaginario collettivo questa provincia è una trincea, anche se le cose sono cambiate negli ultimi anni. Il grande carico che avevamo negli anni scorsi è stato abbattuto completamente dalla Procura e è sulla buona strada anche il Tribunale» ha detto il procuratore a margine della cerimonia. È una provincia più che altro «di frontiera, perché ancora vengono trattati i processi di ‘ndrangheta più importanti del distretto e se ne stanno occupando giovani colleghi che sono veramente bravi e danno linfa a questi uffici giudiziari». Restano però alcune criticità, tra cui il turnover: «Ogni 2-3 mesi ci ritroviamo a dover accogliere o vedere partire dei magistrati. La Procura avrebbe avuto la copertura completa dell’organico con questi tre nuovi arrivi, ma se ne sono andati via quattro. Penso che una o due scoperture restino anche al Tribunale. Una situazione che non cambierà fino a quando qualcuno non deciderà seriamente di mettere mano e stabilire delle regole che consentano anche a magistrati di esperienza di venire in sedi come Vibo». Oppure, in alternativa, di «far restare per un tempo congruo i giovani magistrati perché altrimenti noi li formiamo, imparano a conoscere la materia e il territorio però quando cominciano ad avere un po’ di esperienza vanno via verso altri tribunali».
«Lavorare qui è un’esperienza unica»
Anche perché «Vibo non è proprio una sede ambitissima, questo è notorio per tante ragioni, tra cui le difficoltà ambientali: in una sede piccola dove c’è una pervasività della criminalità organizzata, è più difficile anche condurre una vita normale per i colleghi. E poi molti di questi ragazzi vengono da fuori e quindi giustamente tendono a ritornare nelle sedi di provenienza. Poi ci sono anche quelli che scelgono di non tornare nelle sedi di provenienza ma di andare altrove dove le condizioni di lavoro sono un po’ meno disagevoli. Non dico agevoli ma un po’ meno disagevoli». Sarà, comunque, per loro un percorso di crescita importante per la loro carriera: «Quando si arriva in sedi come Vibo si arriva con un po’ di timore, li ho tranquillizzati sul fatto che qui troveranno un ambiente sereno, dove ci sono le condizioni per lavorare bene e soprattutto ci sono altri ragazzi come loro che, pur essendo alle prime esperienze, stanno facendo un lavoro straordinario, tant’è vero che oggi penso che sia uno di quegli uffici dove si può dire che si lavora meglio dal punto di vista dell’attività giudiziaria, degli affari civili, degli affari penali». Sarà, assicura Falvo, «un’esperienza unica. Ci sono processi ed indagini che si fanno solamente in sedi come Vibo. Poche altre sedi consentono una formazione completa come avviene qui, questo è un riscontro che abbiamo periodicamente dai colleghi che si ritrovano ad esercitare le funzioni altrove». «Alcuni – ha aggiunto nel suo intervento – mi dicono spesso che 2-3 anni qui sono molto più formativi che tanti anni di lavoro in altre sedi». (ma.ru.)
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