Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 16:23
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
 

il bilancio della polizia

Ruperti: «In un anno oltre 500 tra denunce e arresti. La ‘ndrangheta oggi è più nascosta» – VIDEO

Dal codice rosso alla criminalità, il questore racconta la “svolta” vibonese: «Prima si ostentava la passeggiata col boss, ora c’è più coscienza sociale»

Pubblicato il: 18/12/2025 – 15:20
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Ruperti: «In un anno oltre 500 tra denunce e arresti. La ‘ndrangheta oggi è più nascosta» – VIDEO

VIBO VALENTIA Oltre 500 persone denunciate o arrestate, 150 avvisi orali, 78 fogli di via e più di 100 Daspo. Sono numeri imponenti quelli presentati stamattina dal questore di Vibo Rodolfo Ruperti nel consueto bilancio di fine anno sulle attività della Polizia di Stato. Numeri che sono anche segno di un cambio di rotta della società vibonese che tende a fidarsi sempre più delle forze dell’ordine e delle istituzioni, sulla scia di quella “rinascita” sociale all’insegna della legalità iniziata ormai da qualche anno. E sull’evoluzione «Una volta veniva un Mancuso e aveva la fila di persone che lo accompagnavano a braccetto sul corso, quasi come ostentassero quella passeggiata. Non si parlava di legalità, qualcuno sosteneva che a Vibo non ci fosse la mafia: oggi non è più così».

L’importanza della prevenzione

Da una realtà segnata da omicidi, faide, tentati omicidi e violenza diffusa oggi Vibo sembra un’altra città: pochi episodi di violenza, tante denunce, poche risse “armate”. Merito anche delle attività delle forze dell’ordine mirate alla prevenzione. «Abbiamo eseguito, ad esempio, una serie di perquisizioni che hanno portato al sequestro di pugni di ferro, coltelli, armi. Poi magari le persone raggiungono lo stesso Vibo e causano qualche rissa, ma lo fanno senza armi. Questo è un dato importantissimo perché c’è sempre il rischio che la situazione degeneri». È una prevenzione a tutto tondo: «Abbiamo emesso oltre 100 daspo, dal tifoso del Lamezia che ha preso 8 anni dopo aver aggredito un tifoso al giocatore che ha aggredito l’arbitro». Molti provvedimenti sono stati presi nell’ambito della violenza sulle donne grazie ai nuovi strumenti, come l’ammonimento, che consente di intervenire in maniera preventiva: «Parliamo di 10 ammonimenti per atti persecutori e 21 per violenza domestica, un trend in crescita perché si tratta di normative che ancora i cittadini non conoscono».

Codice rosso e ammonimenti

«Abbiamo anche fatto – racconta – un ammonimento senza querela: davanti la questura abbiamo notato una donna tenuta dal braccio da un uomo, forse voleva venire proprio qui. Abbiamo preso atto della situazione e nel momento in cui c’è stata un’altra aggressione siamo intervenuti con un’ammonizione d’ufficio». Sul codice rosso numeri in aumento, ma – specifica Ruperti – non è per forza una cattiva notizia: «Nel momento in cui c’è un’evoluzione sociale è normale che i numeri emergano. Questo non vuol dire che prima non c’erano episodi del genere, anzi probabilmente oggi ce ne sono anche di meno, ma ci sono più denunce». «Per noi la prevenzione è la strada principe» ha ribadito Ruperti, sottolineando la costante presenza sul territorio tra agenti e pattuglie. «Oggi c’è una maggiore richiesta di sicurezza. Una volta questa era vista come militarizzazione, ora invece la pattuglia trasmette un senso sicurezza e questo la comunità lo apprezza».

«La ‘ndrangheta è più nascosta»

Poi c’è, ovviamente, la criminalità organizzata. Ma oggi Vibo è cambiata: «Una volta sparavano, uccidevano, le persone ostentavano la passeggiata con un Mancuso. Non si parlava della legalità e qualcuno diceva che non ci fosse proprio la mafia». Un fenomeno che invece esiste ancora, anche se «è molto più nascosta. Prima la mafia venire a chiedere l’estorsione in maniera brutale e a volto scoperto, oggi questo non può più farlo ed è un buon segnale perché vuol dire che la coscienza sociale delle persone è aumentata. Questo perché sanno che se vanno dalla polizia o dai carabinieri o direttamente alla magistratura trovano degli interlocutori che gli risolvono il problema». (ma.ru.)

L’intervista:

Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

x

x