Babbo Natale segreto, tra i giovani spopola la nuova tendenza natalizia
Mentre il mainstream continua a parlare di milioni spesi per i pacchetti-dono. i ragazzi sono un passo avanti con il “Secret Santa” che dice no allo sperpero dei regali

Mentre il dibattito natalizio continua a concentrarsi sulle cifre – quanto spendono gli italiani, cosa comprano, quali settori trainano i consumi – qualcosa, lontano dai riflettori, è già cambiato. Il racconto dominante insiste sulle categorie tradizionali: abbigliamento, elettronica, cosmetica, gastronomia. Un copione collaudato, ogni anno ripetitivo, che però intercetta solo in parte ciò che accade davvero, soprattutto tra i più giovani. Da qualche anno, infatti, tra studenti, gruppi di amici, comitive universitarie e ambienti di lavoro informali, si sta affermando anche in Italia una tradizione diversa: il Secret Santa, ribattezzato in versione nostrana Babbo Natale segreto. Una pratica nata nei Paesi anglosassoni, diffusissima negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nel Nord Europa, dove da tempo rappresenta un antidoto al consumismo natalizio e un modo per tenere insieme socialità e sostenibilità. Il funzionamento è semplice e ormai standardizzato ovunque: si partecipa a un sorteggio, ciascuno riceve il nome di una sola persona a cui fare un regalo, mantenendo il segreto fino allo scambio finale. Il budget è contenuto: 10, massimo 15 euro. Una soglia simbolica ma significativa, che sposta l’attenzione dal valore economico a quello relazionale.
All’estero il Secret Santa è diventato quasi un rituale istituzionale: nelle scuole, nelle aziende, persino nei condomìni. In alcuni Paesi si aggiungono varianti creative – regali fatti a mano, oggetti riciclati, donazioni simboliche – sempre con l’obiettivo di ridurre sprechi e competizione. In Italia il fenomeno è arrivato con qualche anno di ritardo, ma si è adattato rapidamente, soprattutto tra le nuove generazioni. (Per la prima volta quest’anno osservando figli e amici dei figli me ne sono accorta).
Il risultato è un cambio di paradigma. Non più montagne di pacchi da scartare, non più gare silenziose a chi spende di più o imbarazzi da regalo “sbagliato”. Il Babbo Natale segreto premia l’idea, l’intuizione, la conoscenza dell’altro. Un libro azzeccato, un oggetto ironico, un pensiero che funziona proprio perché è piccolo.
C’è anche una questione culturale. I ragazzi, come spesso accade, si muovono prima e meglio. Più resilienti, più attenti al contesto economico, meno attratti dall’accumulo. Hanno bisogno di regole chiare, di limiti condivisi, di un Natale che non diventi una prova di resistenza tra centri commerciali e carrelli online. Le tradizioni, del resto, non sono immobili. Un tempo ci si riuniva per scartare decine di regali, per fare i famosi “sacchi dei doni”, per riempire case già piene. Anche Babbo Natale, nell’immaginario collettivo, era sempre rappresentato con un sacco colmo, simbolo di abbondanza senza misura. Oggi quel sacco si alleggerisce. E forse racconta meglio il tempo in cui viviamo.
Il Babbo Natale segreto non cancella la magia del Natale, la rende sostenibile, condivisa, coerente con una generazione che consuma meno, sceglie meglio e non sente il bisogno di dimostrarlo. Mentre il racconto mainstream continua a contare gli scontrini, sotto traccia cresce un’altra storia. Ed è una storia che, come spesso accade, è già un passo avanti. (redazione@corrierecal.it)
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