Reggio, via libera alle circoscrizioni nell’ultimo Consiglio del 2025
Ma restano aperti i nodi delle risorse e dell’attuazione concreta nei quartieri

REGGIO CALABRIA Si chiude con una svolta attesa da anni l’ultimo Consiglio comunale del 2025, senza Giuseppe Falcomatà, ufficialmente decaduto da sindaco per incompatibilità con la carica di consigliere regionale. Una seduta lunga e complessa, iniziata con oltre tre ore di ritardo che ha segnato l’avvio di una nuova fase amministrativa e, soprattutto, il ritorno del decentramento istituzionale in città. Dopo la ratifica unanime della decadenza tecnica del sindaco, il Comune entra in una fase transitoria affidata al vicesindaco Mimmo Battaglia, fino alle prossime elezioni amministrative di primavera, che nel frattempo sarà chiamato a dare concretezza alle scelte approvate.
Il cuore politico della seduta è stato infatti il secondo punto all’ordine del giorno: la modifica dello Statuto comunale per l’istituzione delle cinque circoscrizioni cittadine. Un provvedimento approvato all’unanimità dei consiglieri presenti, al termine di un dibattito intenso che ha messo in luce aspettative, timori e responsabilità legate a una riforma rimasta a lungo sospesa.
Nel presentare la relazione, il consigliere delegato Giuseppe Giordano ha parlato di un passaggio “necessario e non più rinviabile”, ricordando il lavoro svolto in Commissione e il contributo determinante dell’intervento normativo nazionale che ha reso possibile il ripristino delle circoscrizioni. Una riforma che, nelle intenzioni, punta a riavvicinare l’amministrazione ai quartieri, restituendo voce e strumenti di partecipazione soprattutto alle periferie. Sul punto è intervenuto anche Giuseppe Marino, presidente della seconda Commissione, che ha richiamato il significato politico del decentramento: le circoscrizioni – ha sottolineato – dovranno essere luoghi di ascolto e confronto, non semplici articolazioni burocratiche. “Non intendo entrare in una gara su chi abbia più meriti, – ha detto Marino – ma soffermarmi sulle ragioni che ci hanno portato a intraprendere questo cammino. L’impegno per il ritorno del decentramento nasce da due elementi chiari: da un lato un preciso vincolo normativo, dall’altro la forte sollecitazione arrivata da associazioni e comitati di quartiere, che hanno espresso con forza il desiderio di essere parte attiva della vita democratica. È per questo che oggi ci troviamo qui: per dare risposta a un’esigenza reale, a un sentimento diffuso, a una richiesta che sale soprattutto dai territori più periferici della città”.
Un’autocritica esplicita sul rapporto tra Palazzo e territori, accompagnata dall’avvertimento sui rischi di una gestione distorta: “Non devono diventare bacini elettorali o strumenti di controllo del consenso, ma spazi di crescita democratica e di formazione di una nuova classe dirigente”.
A frenare facili entusiasmi è stato il vicesindaco metropolitano Carmelo Versace, che ha ribadito come la modifica dello Statuto rappresenti soltanto il primo passo: il nodo delle risorse economiche resta aperto e decisivo. “Il decentramento non può essere un’operazione di facciata – ha spiegato –. Ora serve velocità, concretezza e assunzione di responsabilità, affinché le circoscrizioni siano strutture realmente operative”. Maiolino ha ricordato l’impegno dell’onorevole Cannizzaro, sottolineando come proprio grazie a quel lavoro oggi sia stato possibile procedere alla modifica dello Statuto.

Ma il voto favorevole non ha però spento le tensioni politiche. Subito dopo l’approvazione del punto, la minoranza ha lasciato l’aula, disertando le successive votazioni. L’uscita dall’Aula di alcuni consiglieri di minoranza ha infatti fatto venire meno il numero legale, rendendo impossibile proseguire con l’esame dei punti rimanenti. Su richiesta del consigliere Giuseppe Marino, il presidente ha quindi disposto una sospensione della seduta. Una volta ristabilito il quorum, il Consiglio ha potuto riprendere regolarmente i lavori. Prima delle votazioni finali è intervenuto brevemente il vicesindaco Mimmo Battaglia, annunciando che nella prossima seduta interverrà per salutare ufficialmente Giuseppe Falcomatà e delineare le priorità dei mesi a venire. Si è quindi proceduto all’approvazione degli ultimi punti all’ordine del giorno, votati esclusivamente dai consiglieri di maggioranza presenti, in assenza totale della minoranza. Una scelta duramente contestata da Giuseppe Marino, che ha parlato di comportamento incoerente, ricordando come i testi in discussione fossero stati in precedenza condivisi anche dall’opposizione. In apertura di seduta non erano mancati interventi critici sulla gestione amministrativa degli ultimi anni, così come richiami al ruolo del personale comunale e alle difficoltà vissute dall’ente.
Ma è sul tema delle circoscrizioni che il Consiglio ha lasciato il segno politico più netto, chiudendo una lunga fase di rinvii e polemiche. Ora la partita si sposta dall’aula ai territori. La riforma del decentramento, salutata come un passaggio storico, dovrà misurarsi con la sua attuazione concreta. E sarà proprio su questo banco di prova che l’amministrazione “di transizione” sarà chiamata a dimostrare se il ritorno delle circoscrizioni rappresenti davvero l’inizio di una nuova stagione di partecipazione per Reggio Calabria, o soltanto l’ultimo atto di un Consiglio comunale destinato a segnare la fine di un’era. (redazione@corrierecal.it)
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