Giustizia minorile, Di Palma: «Un ragazzo con problemi psichiatrici non si arresta, si cura» – VIDEO
Il procuratore denuncia la mancanza di strutture psichiatriche minorili in Calabria mentre gli uffici accelerano sui procedimenti

REGGIO CALABRIA Un ufficio che lavora sul quotidiano, definendo spesso più procedimenti di quanti ne iscriva, ma che continua a scontrarsi con gravi carenze strutturali, soprattutto sul fronte della salute mentale minorile. È il quadro emerso dalla conferenza stampa del procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, Roberto Di Palma, convocata per illustrare il bilancio dell’attività dell’ufficio giudiziario.
«I numeri – ha spiegato il procuratore – raccontano un’idea di giustizia concreta, fatta di risposte rapide. Una giustizia che arriva troppo tardi, soprattutto quando riguarda i minori, rischia di non avere più senso».
Il settore penale: più fascicoli definiti che iscritti
Nel dettaglio, per quanto riguarda il Modello 52 (procedimenti nei confronti di persone note), nel 2025 risultano 254 procedimenti iscritti e 262 definiti, a fronte dei 261 iscritti e 170 definiti nel 2024. Un dato che evidenzia un significativo smaltimento dell’arretrato e una gestione pressoché immediata dei fascicoli.
In calo il numero dei fermati, arrestati o sottoposti a misure cautelari (Istituto penale minorile, comunità, domiciliari): 9 nel 2025 contro i 20 del 2024. Un decremento che, come precisato dallo stesso Di Palma, è influenzato da un singolo procedimento dell’anno precedente che aveva portato a più arresti concentrati.
Per il Modello 44 (procedimenti contro persone ignote), nel 2025 sono stati 50 gli iscritti e 49 i definiti, mentre nel 2024 erano 55 gli iscritti e 40 i definiti. Anche in questo caso, le definizioni superano le nuove iscrizioni.
Cresce l’attività relativa al Modello 45, che riguarda atti non costituenti notizia di reato: nel 2025 si contano 401 iscrizioni e 434 definizioni, rispetto alle 326 iscrizioni e 300 definizioni del 2024.
In aumento anche il ricorso alla Messa alla prova (M.A.P.), strumento centrale nella giustizia minorile: 66 i casi nel 2025, contro i 58 del 2024.

Le difficoltà organizzative
Un risultato, quello dei numeri, raggiunto nonostante le difficoltà di organico. Nel corso del 2025, infatti, l’ufficio ha dovuto fare i conti con il pensionamento di un magistrato e il trasferimento di un altro, passando da tre a due componenti e poi, da settembre, restando con un solo magistrato in servizio.
«Fondamentale – ha sottolineato Di Palma – il supporto della Procura ordinaria, che ha garantito l’applicazione settimanale di un collega fino a metà dicembre, evitando che l’ufficio restasse isolato».
L’emergenza psichiatrica minorile
Tra i temi più critici affrontati, quello della totale assenza in Calabria di strutture psichiatriche per minori. «Un ragazzo con gravi disturbi psichici non può essere collocato in una comunità socio-assistenziale – ha spiegato il procuratore – perché servono strutture sanitarie specializzate, con personale qualificato e ambienti idonei a prevenire il rischio che possa fare del male a sé stesso o agli altri».
Una carenza che porta a situazioni limite. «Mi è stato detto che un minore psichiatrico doveva essere arrestato. Ma un ragazzo così va curato, non detenuto».
Il settore civile e la tutela dei minori
Nel settore civile, i procedimenti iscritti sono stati 516 nel 2025, in calo rispetto ai 769 del 2024. Si tratta di fascicoli aperti per la tutela di minori in situazioni di disagio: incapacità genitoriale, evasione dell’obbligo scolastico, gravi assenze reiterate.
«Quando interveniamo – ha chiarito Di Palma – tuteliamo il minore ma anche la famiglia. Il principio guida resta quello del superiore interesse del minore, sancito dalla Convenzione di New York».
Il progetto “Liberi di scegliere” verso una legge dello Stato
Un passaggio particolarmente significativo riguarda il progetto “Liberi di scegliere”, destinato a diventare proposta di legge nazionale. Il 18 gennaio è in programma a Roma la cerimonia ufficiale di presentazione del testo – specifica Di Palma, presentato da una senatrice dell’opposizione e portato avanti in un clima di condivisione trasversale da tutte le forze politiche.
«Il fatto che diventi legge dello Stato – ha sottolineato il procuratore Di Palma – è fondamentale, perché significa avere finalmente una copertura finanziaria stabile». Finora, infatti, l’allontanamento dei minori da contesti familiari criminali e il loro inserimento in altre regioni, come la Toscana, è stato possibile grazie al sostegno della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e dell’associazione Libera, che hanno coperto integralmente i costi dei percorsi di protezione e reinserimento.
«Dire che un bambino deve essere trasferito lontano dalla famiglia è facile – ha spiegato Di Palma – ma poi ci sono i costi, le strutture, i progetti educativi individuali. Se diventa legge, non sarà più affidato alla buona volontà di singoli enti, ma sarà un impegno diretto dello Stato nei confronti di questi ragazzi».
Nel 2025 le iscrizioni al progetto sono state 15, in calo rispetto alle 26 del 2024, un dato che – secondo il procuratore – non segnala una riduzione dell’efficacia dello strumento, ma l’assenza di particolari situazioni emergenziali nel corso dell’anno.

La realtà quotidiana e i modelli criminali
Nel suo intervento, il procuratore ha raccontato anche episodi emblematici del contesto in cui molti minori crescono. «Durante un’intercettazione – ha riferito – abbiamo ascoltato un padre dire al figlio di tatuarsi sul tallone il volto di un carabiniere, così da poterlo calpestare ogni giorno mentre cammina».
Un episodio che restituisce con crudezza i modelli educativi devianti trasmessi in alcuni ambienti familiari. «In quel caso il padre era coinvolto in reati associativi e nello spaccio di sostanze stupefacenti. È in questi contesti che noi interveniamo, cercando di salvare i minori da esempi che rischiano di comprometterne definitivamente il futuro».
Le storie di riscatto
Accanto a questi scenari drammatici, però, non mancano le storie di riscatto. «C’è il caso di un ragazzo che aveva commesso reati insieme alla propria famiglia e che, grazie alla messa alla prova, è riuscito a uscire da quel contesto criminale», ha raccontato Di Palma.
Oggi quel giovane è arbitro di calcio a cinque. «Ogni volta che lo incontro mi ringrazia – ha aggiunto il procuratore – e io gli ricordo sempre che adesso è lui a dover far rispettare le regole. È la dimostrazione che intervenire in tempo può davvero cambiare una vita».
Coordinamento e prevenzione
In aumento anche i coordinamenti con altri uffici giudiziari, passati da 320 nel 2024 a 350 nel 2025, così come l’attività di rete istituzionale. I protocolli operativi sottoscritti sono stati 3 nel 2025, contro i 4 dell’anno precedente.
Lo sguardo al futuro
Pur senza nascondere le difficoltà, Di Palma ha ribadito la necessità di una regia più ampia e di politiche strutturate. «La giustizia minorile non può essere lasciata sola. Servono strutture, risorse, una cabina di regia con il terzo settore».
«Ma – ha concluso – quando riusciamo a sottrarre un ragazzo a certi contesti e a offrirgli un’alternativa concreta, allora sappiamo che il nostro lavoro ha davvero senso». (redazione@corrierecal.it)
L’intervista:
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