La Calabria e il governo nazionale. Tutte le “rivendicazioni” della regione per il nuovo anno
La nuova “linea di credito” del territorio dopo le Regionali e in vista delle Politiche del 2027. Tra i dossier prioritari: fine del commissariamento della sanità, Alta Velocità e Gioia Tauro

LAMEZIA TERME La deadline è già chiara: le elezioni politiche del 2027. Per l’Italia il 2026 sarà dunque un anno “ponte”, un anno di preparazione. E lo sarà anche per la Calabria. Tra i tanti motivi “politici” al centro dell’attenzione in questa fase c’è anche il tema del rinnovato rapporto tra il governo regionale e il governo nazionale, nel solco della continuità rappresentata dalla vittoria del centrodestra di Roberto Occhiuto in Calabria alle elezioni dello scorso mese di ottobre. Un successo che sul piano politico per il centrodestra e la maggioranza guidata a Roma da Giorgia Meloni ha rappresentato un ulteriore robusto “puntello” ma ha anche aperto una nuova “linea di credito” della Calabria nei confronti del livello centrale. Un governo “amico” sul piano politico dal quale Occhiuto, la sua maggioranza regionale ma in realtà tutto il territorio calabrese ora si aspettano segnali ancora più concreti di quelli che pure ci sono stati dal 2022 a oggi. Sono tanti i dossier che la Calabria, anche grazie al “nuovo” ruolo politico nazionale di Occhiuto in Forza Italia, può squadernare sul tavolo dell’interlocuzione con Roma, dossier che – è la speranza dei decisori calabresi – il governo dovrebbe avere tutto l’interesse ad accelerare proprio in vista della deadline elettorale del 2027.
La sanità
Ovviamente il primo dossier che attiene ai rapporti tra Regione Calabria e governo nazionale resta la sanità, l’uscita dal commissariamento che in campagna elettorale a fine settembre Lamezia Terme Giorgia Meloni ha promesso ma che ancora non vede la luce. Sul piano politico, come dimostrano le parole della stessa Meloni quel giorno e anche le ultime dichiarazioni del governatore e commissario Occhiuto, l’accordo è cosa fatta. Resta però il nodo “tecnico” della rinegoziazione del piano di rientro che è nelle mani dell’altra burocrazia romana del Mef e del ministero della Salute, una burocrazia sempre molto resistente se non respingente. Il nodo prima o poi sarà sbrogliato, comunque. Con il ritorno della sanità nella gestione ordinaria Occhiuto potrà procedere con mani più libere, con la riforma della governance più volte annunciata (tutti gli ospedali sotto un’unica regia) e un nuovo piano di assunzioni. C’è solo da capire quando arriverà questo via libera sul nuovo piano di rientro e dunque sulla fine del commissariamento: Occhiuto ha auspicato entro la fine di gennaio, confidare è d’obbligo come anche diffidare però…

Dalle infrastrutture a Gioia Tauro
La sanità è la “madre” di tutte le “partite” ma non è l’unica partita da giocare con il livello governativo, con cui la Calabria nel 2026 dovrà sviluppare una concreta interlocuzione anche su altri segmenti di notevole importanza. Anzitutto le infrastrutture, capitolo che Occhiuto in questi anni e anche nei prossimi mesi incrocia con il vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega: l’asse tra i due ha portato ad alcuni consistenti risultati, si pensi ai 3,8 miliardi per metà Statale 106. Ma per la Calabria ora si tratta anche di incassare altro, in particolare una maggiore certezza dell’investimento sull’Alta Velocità da Salerno a Reggio Calabria (a partire dal miliardo necessario per arrivare a Praia, che è il primo step, come sempre lo stesso Occhiuto ha rimarcato nei giorni scorsi) e il completamento della stessa Statale 106 (c’è da lavorare ancora per il tratto da Catanzaro a Reggio). Discorso a parte per il Ponte sullo Stretto, sul quale la sintonia Regione a guida Occhiuto-governo appare totale: qui però è da capire quali passi avanti farà concretamente il progetto, al momento in “stand by” (una parte del suo finanziamento, va ricordato, è stata “sottratta” a fondi Fsc destinati alla Calabria e alla Sicilia).
Gioia Tauro
E ancora, il tema dell’attrazione degli investimenti. Tra le possibilità che il governo potrebbe concretizzare in Calabria c’è quella di portare a Gioia Tauro il polo cosiddetto “Dri”, il polo dell’acciaio “green”, dossier sul quale da mesi è in atto una serrata interlocuzione tra Occhiuto e il Mimit di Adolfo Urso: si parla di un investimento dell’ordine di un miliardo. Per non dimenticare poi il tema, per certi versi legato a quello del polo “Dri”, del rigassificatore di Gioia Tauro (a rilanciarlo, del resto, fu proprio la Meloni all’atto del giuramento del suo governo nell’ottobre 2022): il rigassificatore è stato dichiarato strategico dal governo e non mancano grandi gruppi, anche internazionali, interessati, ma al momento a Roma il progetto del rigassificatore è sempre uno “stop anche go”. In questo contesto ci saranno poi da valutare le ricadute per la Calabria delle politiche del governo nel Mediterraneo. E chissà se dal governo arriveranno sostegni all’idea, lanciata da Occhiuto nell’intervento programmatico di inizio legislatura in Consiglio regionale, di un Centro per l’impiego in nord Africa.
L’autonomia differenziata
Ma altre “partite” la Calabria, con il governatore Occhiuto in testa, sarà chiamata a giocare con il governo nazionale, su questioni come il lavoro, l’ambiente, le politiche di coesione (c’è l’accordo siglato a febbraio 2023 sempre a Gioia Tauro da portare avanti). Nel complesso ci sono prospettive interessanti nel nuovo rapporto tra Cittadella e Roma. Ma non manca qualche incognita e qualche motivo di preoccupazione: sullo sfondo aleggia sempre un tema delicato per la Calabria, e cioè l’autonomia differenziata, che preoccupa (anche Occhiuto) nella sua versione “turbo-leghista”. Qui si tratterà di capire quanto la Lega “forzerà” nel concretizzare una riforma che è oggettivamente un potenziale rischio per le regioni fragili del Sud come la Calabria. (a. c.)
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