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Per i nuovi ospedali un appalto in ombra

CATANZARO Una gara d`appalto senza un`ombra sarebbe un buon segnale. Di più: sarebbe una rivoluzione. Lo sconvolgimento è rinviato, almeno per il momento, al prossimo bando milionario. Perché quell…

Pubblicato il: 12/01/2014 – 13:43
Per i nuovi ospedali un appalto in ombra

CATANZARO Una gara d`appalto senza un`ombra sarebbe un buon segnale. Di più: sarebbe una rivoluzione. Lo sconvolgimento è rinviato, almeno per il momento, al prossimo bando milionario. Perché quelli che permetteranno alla Calabria di avere quattro nuovi ospedali presentano intrecci non proprio trasparenti. Che transitano nelle stanze del dipartimento Lavori pubblici e arrivano negli edifici che ospitano le grandi aziende interessate ad accedere all`affare più importante degli ultimi anni, un investimento complessivo che supera i 650 milioni di euro, spalmati su quattro interventi. La Sibaritide, Vibo Valentia, la Piana di Gioia Tauro e Catanzaro sperano in una sanità nuova, le aziende puntano all`appalto milionario e la Regione Calabria – con qualche robusto aiuto dalla Lombardia – organizza le procedure. E proprio qui sta il problema. Perché al centro di questa maglia in cui si intersecano politica e impresa finisce un alto burocrate calabrese. Un ex, per l`esattezza: Giovanni Laganà, che ha guidato il dipartimento Lavori pubblici fino al 6 agosto scorso, quando ha lasciato l`incarico per iniziare una nuova carriera nel settore privato. A quei tempi, negli uffici di Catanzaro si lavorava a un turnover dei manager. Tutti gli esterni nominati nel 2010, all`insediamento della giunta Scopelliti, avevano il contratto in scadenza. E questa volta, per evitare di incorrere in guai giudiziari (sulle prime nomine la Procura di Catanzaro ha aperto un`inchiesta, ndr), la Regione decise di emanare un bando. Molti degli uscenti furono stati confermati. Laganà, invece, si chiamò fuori: il posto nella pubblica amministrazione non era più tra le sue aspirazioni professionali. Il fatto non passò inosservato. E il Corriere della Calabria, ai primi di ottobre, segnalò un`anomalia: il dg lasciava il suo posto dopo aver “guidato” le più importanti gare del terzo millennio e in tre di queste gare – quelle per gli ospedali di Vibo Valentia, Palmi-Gioia Tauro e della Sibaridite – partecipava una grande azienda che tra i propri progettisti annovera sua moglie. Lasciava, il dg, anche se 37 giorni prima aveva firmato il contratto di proroga del suo incarico al vertice del dipartimento.
Un addio precipitoso e uno shock anche “politico”: non è un mistero che Laganà fosse l`uomo di fiducia del governatore nel dipartimento retto da un alleato importante ma anche piuttosto ingombrante, l`assessore Pino Gentile, politico navigato ed esperto conoscitore delle stanze calabresi del potere. Non è il primo fulmine a ciel sereno nella carriera dell`ex direttore generale, che lasciò improvvisamente anche l`Anas, quando aveva un ruolo di primo piano nel compartimento calabrese. Erano i tempi in cui l`azienda chiudeva una grossa transazione con Astaldi: pare che alle origini dell`addio ci sia stata anche una divergenza di vedute su quella scelta.
Dopo l`esperienza “su strada”, il manager approda alla Regione. I boatos lo vedono, in un futuro non troppo lontano, in una posizione di comando nella società “Ponte sullo Stretto”: nel 2010 pare proprio che i piloni a siano sul punto di essere issati a Cannitello, poi le cose cambiano e il governo Monti manda all`aria la realizzazione dell`opera. Laganà resta al suo posto ma non si gira certo i pollici. Tra le pratiche di sua competenza ci sono tutte le grandi opere previste in Calabria: i quattro ospedali, le due metro di Cosenza e Catanzaro (affari da circa 300 milioni di euro), la Cittadella regionale (più di 100 milioni, con possibili adeguamenti al rialzo), la nuova aerostazione di Lamezia Terme, l`Apq del sistema portuale, il sistema di difesa del suolo e di difesa costiera. È ovvio che le cifre siano così alte: i Lavori pubblici sono, insieme con la Sanità, il settore più ricco. È, dunque, altrettanto ovvio pretendere che su questi numeri e sui cantieri che li “accompagnano” non vi siano opacità di alcun genere.
Per fare un passo in queste opacità, che invece ci sono, conviene tenere in conto i rapporti tra l`ex manager della Regione e alcuni imprenditori con i piedi ben piantati in Sicilia e gli affari pronti a prendere il volo nel resto del Paese. Partiamo dalla fine: oggi, dopo le dimissioni dal dipartimento, Laganà è diventato il direttore generale di Italconsult spa, una società di ingegneria tra le più importanti in Italia. A capo dell`azienda, che ha più di 700 dipendenti, c`è Nino Bevilacqua, ingegnere palermitano ritratto qualche mese fa sulla copertina del magazine “I love Sicilia” assieme a un altro siciliano di successo, Mimmo Costanzo. Anche Costanzo appartiene alla cerchia dei contatti professionali di Laganà. E si colloca un po` anche in quella familiare dell`ex dg: è, infatti, il numero uno della Tecnis, colosso italiano delle costruzioni, che ha tra i suoi progettisti la moglie del manager calabrese. Tecnis ha sempre avuto nel suo dna i lavori stradali: solo in un caso si è data alla sanità, per la costruzione dell`ospedale San Marco di Catania, che viaggia con un ritardo record (ma il direttore tecnico dell`azienda dà la colpa ai tagli). In Calabria, però, la società catanese ha un ottimo feeling con le gare per la realizzazione delle strutture sanitarie: si è aggiudicata quella per la costruzione dell`ospedale della Sibaritide ed è l`unica concorrente nella procedura per l`ospedale della Piana di Gioia Tauro. Primo incrocio “pericoloso”: la moglie dell`ex dg lavora per la ditta che ha vinto le gare curate da suo marito. Storia vecchia di qualche mese. Di nuovo c`è che Tecnis ha una collaborazione molto attiva con Italconsult: aderenze che vanno ben al di là dell`amicizia tra i due imprenditori Bevilacqua e Costanzo. Si parla di affari molto grossi. E oggi uno dei vertici di Italconsult è l`ingegnere che ha “pensato” gli ospedali calabresi, Giovanni Laganà. Tutto inizia e finisce sulla scrivania di questo burocrate assai caro all`ex sindaco di Reggio Calabria, che lo ha scelto con la solità logica dell`appartenenza: «Voglio solo persone di cui mi possa fidare a occhi chiusi». Adesso, in teoria, l`ex dg potrebbe continuare a occuparsi degli appalti pianificati in Regione, ma da una postazione privata, visti gli ottimi rapporti tra l`azienda che si è aggiudicata un appalto (e forse ne prenderà un altro) e la ditta che lo ha assunto dopo la “fuga” da Catanzaro.
Ovviamente la storia prende anche una piega politica. Che sconfina, come quella aziendale, in Sicilia. E nel centrodestra, per via della grande amicizia tra Nino Bevilacqua e il sottosegretario con delega al Cipe Gianfranco Miccichè. Bevilacqua è un campione di incarichi: ha fimato, tra gli altri, la progettazione di 9 lotti della Palermo-Messina, di due della Siracusa-Gela, dell`Agrigento-Caltanissetta, della Circumetnea, dell`Aeroporto di Agrigento, della Salerno-Reggio Calabria, del porto di Ortigia, del passante ferroviario di Palermo, adesso del Ponte sullo Stretto, tutte opere finanziate con i fondi Fas. L`altro Miccichè del gruppo è Gaetano, fratello del parlamentare e amministratore delegato di Banca Intesa, che ha guidato la nascita della “nuova” Alitalia sotto il governo Berlusconi, per poi entrare nel cda della compagnia. A chiudere il cerchio, tutto inscritto nel perimetro del centrodestra, ci pensa il primo dei partner scelti da Scopelliti per “pensare” gli ospedali: Infrastrutture Lombarde (IL), la società in house della Regione Lombardia a cui era stato affidato il compito di seguire la progettazione e l`iter dei quattro progetti. Un cerchio tutto situato al di fuori dei confini calabresi. E ha radici siciliane anche la storia professionale di Laganà prima del suo approdo all`Anas calabrese: l`ingegnere aveva diretto il compartimento dell`azienda nella Sicilia orientale. La sua ascesa fu frenata da un processo per un affare di parcheggi a Catania: finì nel mirino assieme (tra gli altri) a Costanzo e Bevilacqua e fu assolto in Appello. Un incidente di percorso.
Ben più accidentato, invece, l`iter per le strutture sanitarie. Fin dal principio, quando Scopelliti pensa in gra
nde – soprattutto sotto l`aspetto economico – e coinvolge IL nel percorso. All`azienda milanese tocca il compito di predisporre i progetti preliminari e i piani finanziari delle opere, nell`ambito di una convenzione monstre con la Regione Calabria (ufficialmente, il patto viene siglato tra i due enti, nella pratica la Regione Lombardia delega tutto ai progettisti in house), che prevede un indennizzo del 2,7% sull`intero investimento. Il totale farebbe circa 15 milioni di euro: una cifra enorme, che fa saltare sulla sedia la Cgil (che si opporrà strenuamente alla convenzione) e qualche politico. Perché non se ne occupa la Stazione unica appaltante? Perché non ha abbastanza personale, rispondono da Catanzaro. Così i professionisti lombardi, prima dell`interruzione del rapporto con la Regione, vanno avanti con i progetti e collaborano con il dipartimento Lavori pubblici. Sono mesi di polemiche roventi: Scopelliti si difende sparando un po` nel mucchio. Spiega che gli attacchi contro di lui arrivano da chi vorrebbe che gli appalti andassero alle cooperative rosse («Avevano deciso che le coop rosse dovevano costruire i nuovi ospedali», è la frase esatta). Ma con le specifiche inserite nei progetti e nel bando, tra le aziende papabili per entrare nel business ci sono proprio le invise (al governatore) cooperative rosse. E, d`altra parte, non avrebbero potuto essere escluse a priori.
Prima dell`avvio delle gare, IL va via, senza che si spieghi in dettaglio quanto è costata quella collaborazione. E tutto finisce nelle mani del futuro direttore di Italconsult Laganà. È lui il responsabile unico del procedimento, l`uomo che tiene sotto controllo l`appalto cardine dell`era Scopelliti. La decisione ha anche una lettura politica: Scopelliti decide che a occuparsi della faccenda deve essere il dipartimento Lavori pubblici, non il dipartimento Salute. È evidente che il punto delicato sono gli appalti e non gli ospedali, il nodo è il cemento e non la sanità. IL, dopo la regia iniziale, esce di scena. E si raffreddano anche i rapporti tra il governatore calabrese e il collega lombardo Roberto Formigoni. Arriva il momento delle gare, dopo un lungo periodo di tempo – quello in cui governa Mario Monti – in cui tutta la procedura rimane cristallizzata. A quel punto sorge un nuovo problema: non si trovano persone idonee da inserire nelle commissioni. Siamo alle solite: la Sua – che intanto è passata dalla guida del magistrato antimafia Salvatore Boemi a quella del generale dei carabinieri Antonio Rizzo – non ce la fa a gestire la pratica ed è necessario rivolgersi all`esterno. Arrivano due professori universitari e un direttore sanitario, ma la Regione deve scegliere un membro interno per valutare le offerte per gli ospedali delle Piane di Sibari e Gioia Tauro. In entrambi i casi la scelta ricade su un esponente del “modello Reggio”, Saverio Putortì, dg dell`Urbanistica e fedelissimo del governatore. Putortì non si è mai occupato di sanità e neanche di ospedali, ma va bene lo stesso. Tanto la Regione ha già l`espertissimo Laganà nelle assemblee che decideranno il futuro delle gare.
Il rapporto con la Stazione unica appaltante non è semplicissimo: d`altra parte, la Sua sarebbe chiamata a mettere il proprio timbro su un procedimento disegnato da altri. Il suo direttore non ne è certo entusiasta. Quegli appalti e il modo in cui sono stati concepiti, attirano invece Tecnis, che partecipa a ben tre gare su quattro e riscopre una vocazione calabrese, a qualche anno di distanza dagli appalti ottenuti dall`Anas. Sulle prime, per l`azienda si mette male: viene esclusa per un problema con le polizze fidejussorie. L`allarme, però, rientra quando il Tar capovolge quella decisione. Il gruppo catanese torna in gioco e potrebbe aggiudicarsi addirittura tutte e tre le gare. L`eventualità è praticamente impossibile, perché le gare sono in project financing e il meccanismo prevede che il concessionario verso il 30% delle risorse necessarie, che per tre ospedali sarebbero circa 120 milioni di euro. Ma resta un dato: Tecnis ha vinto la gara per la Sibaritide ed è unica partecipante in quella per l`ospedale della Piana di Gioia Tauro. Due appalti (quasi) in porto per un`azienda che ha qualche punto di contatto con la storia professionale (e familiare) del dg che ha guidato le gare. Per quell`appalto senza ombre bisognerà aspettare ancora. Aveva ragione Flaiano: in Italia non si potrà mai fare la rivoluzione, perché ci conosciamo tutti. Figuriamoci se i lavori pubblici potevano fare eccezione. (0020)

(Questo servizio è stato pubblicato sul numero 126 del Corriere della Calabria)

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